In che modo l’apparato informativo non è statico?
Proiettiamo tramite un software che gestisce le informazioni in modo aperto. Posso riprogrammare il sistema di didascalizzazione considerando l’esigenza dei visitatori che in quel momento frequentano il museo. Se, quindi, viene una scolaresca o un gruppo di studenti universitari dal Belgio, dove l’etruscologia ha una diversa modalità di approccio, io posso programmare -anche in collaborazione con l’istituto che verrà a fare la visita- la modalità più corretta per presentare l’informazione. E poi installare e modificare tutto il mio allestimento. Ogni tipologia di allestimento rimane memorizzata, avrà un nome e potrò riattivarla quando e se sarà di nuovo opportuno. Questo è importante perché crea un museo completamente dinamico. La domanda da fare a un nostro visitatore sarà: hai visto il museo del Chianti? Dirà sì. Allora bisognerà domandargli: ma quando l’hai visto? Perché non sarà mai lo stesso museo. E questo ci piace perché è la nostra scommessa.
Quali sono le attività del museo?
Il museo nasce con una grossa attività didattica alle spalle. Vogliamo far sì che il pubblico capisca in cosa consiste il mestiere dell’archeologo. Il visitatore troverà il restauratore mentre restaura, l’archeologo mentre compie le attività di catalogazione. E potrà usufruire di due spazi: una piccola biblioteca e un laboratorio di archeologia sperimentale, dove potrà sperimentare, assistito da personale esperto, alcune tecniche di lavorazione dell’argilla, del legno, e la ricostruzione di alcuni oggetti che ha visto nel museo.
Per esempio, cosa si può sperimentare nel laboratorio?
I proiettili per frondola, usati per catturare gli uccelli, che sono tali da far supporre che fossero prodotti a stampo. Usando il laboratorio sperimentale il visitatore può testare se questa ipotesi sia vera oppure no. Quindi può usare valve per produrre a stampo un oggetto analogo e noterà i segni dovuti all’unione di queste due matrici che creano un solco particolare. Così come potrà sperimentale la ricostruzione di alcune decorazioni. È un modo per prendere contatto con le tecniche che il museo presenta e non solo per le scuole. Perché a tutti fa piacere rendersi conto in modo partecipato di ciò che si è visto.
Quali sono le scoperte archeologiche esposte?
Il museo raccoglie il risultato di 100 anni di ricerche. La prima scoperta che ha fatto capire l’importanza degli etruschi nel Chianti risale agli inizi del 1900, nel 1902. Si tratta del tumulo di Monte Calvario, che con il suo diametro di 50 metri raccoglie al suo interno 4 tombe etrusche. Le indagini archeologiche hanno avuto uno sviluppo in epoca recente, dagli anni 70 in poi, in tutti e 4 i comuni. Ci sono stati scavi a Castellina in Chianti, località Fonterutolo, dove si è trovata un’altra necropoli etrusca di periodo orientalizzante arcaico. Ci sono stati scavi a Radda in Chianti, dove è stata trovata una tomba e un insediamento pluristratificato. E così via a Gailole località Cetamura, Castelnuovo Berardenga e località Campi.
La ricerca continua?
Sì, a Citamura e Poggio la Croce continuano gli scavi. A Castelnuovo c’è una nuova località che sta dando interessanti informazioni, e in Castellina in Chianti ci sarà l’apertura di uno scavo a breve legato al sesto secolo a.C. Il museo si pone anche come strumento per contribuire e sostenere le ricerche in corso e svilupparne di nuove.
Chi ha finanziato il progetto del museo?
Il museo è di proprietà comunale, l’immobile e tutto il progetto è stato sostenuto dall’amministrazione, con cofinanziamenti della Comunità Europea, Fondazione Monte dei Paschi di Siena, Regione Toscana, e molti altri enti. L’ente principale è la Soprintendenza ai beni archeologici della Toscana, perché la collezione è patrimonio inalienabile dello stato. L’edificio stesso è stato oggetto di restauro: è una rocca medievale che prima ospitava gli uffici comunali. L’allestimento del museo archeologico è stata l’occasione per ripristinare l’antica disposizione della rocca, oggi si possono apprezzare all’interno le mura originali. È un “museo nel museo”.
Per informazioni:
wwww.museoarcheologicodelchianti.it
info@museoarcheologicodelchianti.it
telefono: 0577 – 742090