Venerdì 3 Maggio 2024 - Anno XXII

Il Chianti degli etruschi e del vino

Dopo cento anni di scavi, inaugura il 21 aprile il museo archeologico: dinamico, interattivo e multimediale. Software e tecnologia per il visitatore, come nei grandi musei

Marzio Cresci
Marzio Cresci

Si sa: lo Stato arranca, mancano i fondi, soprattutto per la cultura. Per questo, quanto stiamo per raccontare fa davvero notizia. Un nuovo museo sta per essere inaugurato. E non uno qualunque, ma dinamico, interattivo e multimediale. Si tratta del museo archeologico del Chianti che aprirà i battenti il 21 aprile a Castellina in Chianti, in provincia di Siena.
Nel museo sono state raccolte ricerche archeologiche lunghe un secolo e riguardanti tutto il comprensorio del Chianti dai siti di Monte Calvario e del Poggino a Castellina in Chianti, a quelli di Cetamura e Rietine a Gaiole in Chianti.
Gli scavi raccontano della presenza etrusca nel territorio e in particolare della loro vocazione alla coltivazione della terra ma soprattutto alla produzione di vino. Il legame ancestrale della regione con la vite è, infatti, stato confermato dal ritrovamento di alcuni semi di “Vitis Vinifera”. "Si tratta – ci racconta Marzio Cresci, coordinatore del Museo – di semi usati per un rito propiziatorio, di buon auspicio alla fondazione di una casa, che consisteva nello scavare una buca, là dove si sarebbe costruito, di gettarvi dei semi  e bruciarli. I tre acini d’uva vinifera ritrovati sono di 2600 anni fa e sono l’attestazione più antica di coltivazione dell’uva del territorio chiantigiano".
Dottor Cresci,  quando è nato il progetto del museo?
I lavori di realizzazione della struttura sono durati tre anni. Ma la progettazione del museo, come strumento per la valorizzazione del patrimonio archeologico chiantigiano risale almeno a 15 anni fa: da allora le amministrazioni impegnate vi stanno lavorando con attività educative, di fruizione del patrimonio archeologico e della storia del territorio. Il museo coinvolge 4 comuni Castellina in Chianti, Gaiole in Chianti, Radda in Chianti e  Castelnovo Berardenga. Forse, però, la storia del museo è molto più antica.

LEGGI ANCHE  Ostellato, omaggio a Guareschi
Sala espositiva del museo archeologico
Sala espositiva del museo archeologico

Intende dire che al museo si pensava prima degli anni Novanta?
Dall’archivio storico comunale ho scoperto che cento anni fa, il 20 aprile 1906, la giunta di Castellina in Chianti chiedeva all’allora direttore del museo archeologico di Firenze, nonché soprintendente, l’autorizzazione a realizzare una raccolta locale. Il 21 aprile  2006 questo progetto nasce. Ed è dedicato alla memoria di Lorenzo Brogli, che è stato presidente del gruppo archeologico di Castellina in Chianti e ha aperto la strada a questa iniziativa. Molte volte i musei nascono come “pacchi dono”. In questo caso no. È un’opera sentita, voluta e vissuta dai residenti e dalla comunità.
Qual è il suo ruolo?
Io sono il coordinatore dell’allestimento, del gruppo di lavoro e degli apparati multimediali. Il mio riferimento ministeriale è Carlotta Giansironi, soprintendente della Regione. Il mio ruolo è quello di coordinare, progettare le attività e la presentazione del patrimonio. E non è stato un caso. Sono ormai 20 anni che mi occupo della ricerca archeologica del Chianti, sono direttore scientifico di due ricerche dello scavo di Poggio La Croce.
In che modo questo museo si distingue dagli altri?
Non è museo tradizionale ma ha un’attenzione particolare nei confronti dei visitatori, grandi e piccoli. L’esposizione è presentata anche in una modalità divertente e curiosa, attraverso scoperte guidate, giochi didattici e sperimentazioni. La cura per il visitatore comincia dalla sala d’ingresso. In genere, all’entrata di un museo si trova la biglietteria. In questo caso, la biglietteria non è la prima cosa che si vede. L’atrio è il prolungamento della piazza su cui il museo si affaccia, dove il visitatore può rendersi conto attraverso filmati, informazioni cartacee e sito web, di cosa offre il museo e decidere che non gli interessa, o che il tempo che aveva previsto non è sufficiente, oppure di entrare per la visita.

LEGGI ANCHE  L'Ultima Cena di Andy Warhol
Sala tre
Sala tre

Che tipo di supporto ha a disposizione il visitatore?
Gli si offre la possibilità di richiedere una guida cartacea personalizzata. Tramite un monitor touch screen il visitatore risponderà ad alcune domande. Sulla base delle peculiarità dell’utente, come ad esempio l’età, il livello di competenza, l’interesse, il tempo a disposizione per la visita o la nazione di provenienza, verranno creati percorsi di visita specifici.
Tecnologia al servizio del visitatore. Un modo nuovo per personalizzare le visite?
Il nostro museo è piccolo, ha quattro sale su due piani. Su musei di queste dimensioni il software e la tecnologia di cui disponiamo sono innovativi. Del resto, l’attenzione al pubblico e l’offerta di strumenti per diversificare le modalità di visita  fanno parte di una sperimentazione che stanno facendo i grandi musei.
Che cosa rende multimediale l’allestimento del museo?
In ciascuna sala, il visitatore non troverà pannelli informativi, ma uno schermo con una proiezione multimediale. La funzione dei filmati è quella di far calare il visitatore nell’ambiente che la sala ricostruisce. Ogni sala, infatti, racconta una storia sulla cultura e lo sviluppo del paesaggio chiantigiano. Quindi c’è la sala dei pastori transumanti del bronzo finale, c’è la sala dei principi etruschi, la sala degli insediamenti di altura di periodo ellenistico e infine c’è la sala dedicata a un monumento importante che è la tomba  etrusca di MonteCalvario. Questo apparato, poi, non è mai “statico”.

Condividi sui social: