Venerdì 22 Novembre 2024 - Anno XXII

E’ fallita la “Bonomi+Pagani”

Destino nei cognomi Milano, Piazza Fontana (Foto: Stefano Paolini) Grandi imprese, la Bonomi+Pagani, non ne compì; le bastava già essere scampata a una strage e non aver perso più di tanto nel fallimento perpetrato dai preti appetto ai risparmi dei credenti o quasi. Quantomeno ebbe il non indifferente merito di non essersi ingrandita a dismisura, di non essersi gonfiata: è infatti sotto gli occhi di tutti che in Italia appena un tour operator assume dimensioni grandicelle, “zompa” regolarmente in aria o (peggio ancora) finisce strangolato da qualche banca (a meno che non ci abbia messo dentro la lira la famiglia … Leggi tutto

Destino nei cognomi

Milano, Piazza Fontana (Foto: Stefano Paolini)
Milano, Piazza Fontana (Foto: Stefano Paolini)

Grandi imprese, la Bonomi+Pagani, non ne compì; le bastava già essere scampata a una strage e non aver perso più di tanto nel fallimento perpetrato dai preti appetto ai risparmi dei credenti o quasi. Quantomeno ebbe il non indifferente merito di non essersi ingrandita a dismisura, di non essersi gonfiata: è infatti sotto gli occhi di tutti che in Italia appena un tour operator assume dimensioni grandicelle, “zompa” regolarmente in aria o (peggio ancora) finisce strangolato da qualche banca (a meno che non ci abbia messo dentro la lira la famiglia Agnelli).
Beh, a conti fatti un altro merito, ancorché meschino, vi fu, e si fa riferimento alla fortuna nell’inventare la ragione sociale, appunto “Bonomi+Pagani”. Accadde che in quei tempi il signor Bonomi bazzicava poco la gente dei viaggi (parlavano sempre e solo di commissioni e a queste bastava già il superesperto Pagani) preferendo invece spassarsela con il mai troppo compianto suo editor-padrone Roberto Bertagni (datano da allora, e durarono tre decadi, i lettissimi “cazzeggiamenti” bonomiani su disGuida Viaggi) nonché frequentare il creativo e vivace mondo della pubblicità.
E fu ciarlando con i pubblicitari che fu concepito il “nome” Bonomi+Pagani, con quel + scimmiottato dalle ragioni sociali di studi di avvocati o detectives che apparivano sulle porte a vetri nei film polizieschi americani. Una scelta azzeccata perché una ragione sociale composta da due trisillabi (di cognomi pure lombardi e con la chicca della sullodata +) risultava quanto mai memorizzabile.
Unico problema: il secondo trisillabo (Pagani) era più facile da ricordare, memorizzare, metabolizzare appetto al primo che lo precedeva (Bonomi), da cui il risultato che non solo il signor Bonomi veniva ormai da tutti chiamato Pagani, ma un bel giorno lo stesso signor Bonomi giunse a quasi convincersi di chiamarsi Pagani, finché, un bel mattino, finito davanti a uno specchio e salutatosi con un gentile “Buon giorno signor Pagani” il signor Bonomi non cominciò a preoccuparsi.

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Fine della storia (con nomi “illustri”)

Il resto della storia della Bonomi+Pagani? Mah. Dopo qualche anno il signor Pagani tornò alle sue agenzie viaggi e il signor Bonomi, da sempre attirato dalla carta stampata e non convenientemente edottorato dal fallimento del binomio Editoria– Turismo appena registratosi alla Mondatori, cedette per qualche lira al richiamo della “sirena” Rizzoli per divenirne manager delle vicende turistiche.
Ma male gliene incolse, perché in poco più dell’ “espace d’une nuit” la Benemerita finì per “rizzolizzarsi”, in un ambientino dove – ben più importante degli Inclusive Tours – imperava quell’Opera Pia (una sorta di riedizione della San Vincenzo) rispondente al nome di P2. Eh sì, la Rizzoli era proprio un bel casino in cui avrebbero dovuto eccellere le sinergie, parolona (almeno per il Bonomi) inventata dal MegaManagerConducator Tassan Din, nei suoi reboanti ordini di servizio, che però contavano come il “due di Briscola”. Basti pensare che la neoacquistata testata sportiva del Gruppo, la Gazzetta dello Sport, si guardò sempre bene dal fare cenno agli allora noti Viaggi Sportivi della Bonomi+Pagani, tant’è che il signor Bonomi si ritrovò a scrivere articoli redazionali (pro Viaggi Rizzoli) che venivano pubblicati dal concorrente “Tuttosport” dell’amico Gian Paolo Ormezzano.
Giunti gli anni Ottanta la Rizzoli fece patapunfete, non prima che il signor Bonomi avesse capito che è sempre meglio essere un infimo nonché sfigato padrone di sé stesso, piuttosto che un manager con obbligo di firma degli ordini di servizio di un manager più grosso (è un po’ la storia del pesce, e dio sa quanti squali ci sono in giro). Zompata la Rizzoli, la Bonomi+Pagani finì in mani altrui, sempre ubicata nella già citata via Paolo da Cannobio, passando da un industriale di carrelli a uno dei fratelli Aniasi e, ultimamente, dicunt, al Berlusca (quantomeno aveva sede in Mondatori).
E fu così che il signor Bonomi potette riprendersi il suo cognome. E al povero Pagani lasciò il +.
Alla memoria.

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