Venerdì 22 Novembre 2024 - Anno XXII

Quito, luci e ombre d’altura

Se si dovesse scegliere una città per il suo clima, Quito sarebbe al primo posto. A ventidue chilometri dall’Equatore, ma a 2850 metri d’altezza e circondata da montagne per lo più vulcaniche, gode di una temperatura da eterna primavera

Chiese e palazzi del centro storico

Iglesia Cuor di Gesù
Iglesia Cuor di Gesù

Consigliata a chi è curioso di particolari storici, una visita in Calle Chile al seicentesco Monastero di San Agustin, con cuori scolpiti sul portone e ananas sul soffitto in legno del chiosco. Ananas con foglie di vite sono anche i motivi ornamentali delle sedie della sala dove, il 10 agosto 1809, fu firmata la dichiarazione d’indipendenza. Nella parallela a Calle Chile, chiamata Sucre, c’è la chiesa della Compagnia del Gesù, caratterizzata da un sovraccarico “barocco quiteño”. Per la costruzione, durata centosessant’anni, furono utilizzate sette tonnellate d’oro.  
Ogni tanto vi si tengono dei concerti. Ma il teatro della città è il Teatro Sucre, tra Calle Guayaquil e Calle Flores. Costruito alla fine del 1800, è un esempio di “clasicismo renecentista”. Oggetto di una lunghissima ristrutturazione, al secondo piano ospita Theatrum, ristorante e wine bar considerato il locale più “in” della città. Fama meritata, dato che la cucina è molto curata e raffinata, i vini di prima scelta e l’arredamento di livello, con azzeccati inserimenti design in un contesto primi Novecento.

Plaza e Iglesia de San Francisco
Plaza e Iglesia de San Francisco

La più “scenografica” piazza della città è Plaza San Francisco con la grande chiesa omonima, la più antica del paese (1535) in  stile barocco quiteño, con monastero annesso, dove vivono una cinquantina di frati. Leggermente in salita, con scalinata e pavimento di ciottoli, la piazza compare all’improvviso, dopo meandri di vicoli stretti. Con l’animazione di un piccolo mercato sul lato nord-orientale e le montagne a fare da sfondo. Per provare la vera cucina ecuadoregna, qui vicino, in Calle Santa Clara, c’è il Ristorante Cucurucho. Suggeriti il “locro”, densa zuppa di patate  con avocado e mais, o il “ceviche”, con gamberi, pesce o frutti di mare, marinati al limone e serviti con mais e cipolle.

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Dalle cime dei vulcani, panorami d’autore

Panorama dalle vette del Pichincha
Panorama dalle vette del Pichincha

Tra le moltissime cose da fare e vedere in questa città, alcune sono irrinunciabili. Come la collina di Ichimbia, dalla quale si gode una vista a 360 gradi sulla città, compresa la collina del Panecillo (piccola pagnotta) sulla sinistra, con una statua, detta della “Madonna ballerina”, alta trenta metri, riproduzione di una più piccola  conservata nella chiesa di San Francisco.  
Sulla sommità della collina è stato ricostruito un mercato di metallo, opera di un architetto della scuola di Eiffel dei primi Novecento, che si trovava nella vecchia Quito. Ristrutturato con grandi pareti di vetro, si chiama Palazzo di Cristallo e ospita mostre d’arte ed eventi vari.
Altro “belvedere” è quello del vulcano Pichincha, nella periferia ovest di Quito.  Dallo scorso luglio, con la nuova ovovia, si arriva in quindici minuti al Cruz Loma a ben 4060 metri d’altitudine, dove sono in fase di ultimazione un caffè, una discoteca, e due ristoranti, di cui uno di proprietà del campione automobilistico Juan Pablo Montoya. Da qui, in due ore di cammino, si raggiunge il Rucu Pichincha, la punta di un vulcano inattivo posta a 4700 metri, mentre con una scalata (per esperti) di quattro ore, ecco il Guagua Pichincha a 4794 metri.
Nel 1999, dopo quasi tre secoli, questa cima vulcanica ha ridato segni di vita. Fortunatamente senza danni, a parte una pioggia di cenere, che ha reso inagibile l’aeroporto per quindici giorni.

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