Lunedì 25 Novembre 2024 - Anno XXII

Cresce l’Italia dei congressi

Aumenta il volume d’affari, ma il saldo è negativo: il Paese non è competitivo. Ne abbiamo parlato con Attilio Gardini, che ha realizzato il 10° Osservatorio Congressuale Italiano

Polo fieristico di Rimini
Polo fieristico di Rimini

Il mercato congressuale italiano lancia segnali positivi. Aumenta il volume d’affari: sempre più partecipanti (+16,60%), più giornate di presenza congressuale (+10,86%) e più pernottamenti alberghieri (+12,18%). A far riflettere, invece, è il calo del numero degli eventi congressuali organizzati nel 2005 (dai 109.792 del 2004 ai 106.224 del 2005), e quello dei congressi internazionali organizzati in Italia (-17,16%) oltre ai nove milioni di pernottamenti che dividono i congressisti italiani all’estero da quelli stranieri in Italia. E’ quest’ultima la differenza all’origine del saldo negativo, pari a 623 milioni di Euro, della bilancia dei pagamenti congressuali italiana del 2005. Questi i dati rilevati dal decimo Osservatorio Congressuale Italiano del 2005 curato dall’Università di Bologna, realizzato da Attilio Gardini, Simonetta Romano e Paola Valmaggi, e promosso dalla rivista Meeting e Congressi e dal Convention Bureau della Riviera di Rimini.
 A conclusione dell’analisi  viene rilevata l’urgenza e la necessità di pervenire alla costituzione di un “sistema congressuale nazionale” capace di essere competitivo sul mercato estero. Infatti, è intenzione degli operatori pubblici e privati sottoporre la questione all’attenzione del nuovo governo in termini di riduzione del carico fiscale, di valutazione di un disegno di legge messo a punto da Federcongressi e di sviluppo dell’attività di Italia for Events, iniziativa che più di altre sembra aver felicemente coniugato gli interventi delle Regioni in materia congressuale.
Le problematiche spaziano dalla necessità di creare nuovi Convention Bureau, alla promozione di leggi a favore del settore e di politiche mirate al riconoscimento delle figure professionali fino a dare maggiore spazio al congressuale nei piani programmatici e strategici di sviluppo del turismo.
Attualmente infatti, il settore congressuale è l’unico che se valorizzato e potenziato potrebbe crescere con ritmi più sostenuti e dare slancio all’intero settore del turismo. L’analisi dell’Osservatorio, infatti, ha attestato a 22,5 milioni di euro il volume d’affari prodotto e ha decretato la leadership del segmento congressuale (26,20%) sugli altri comparti dell’intero mercato turistico nazionale (precedendo il 23,6% del turismo d’arte e il 23,2% di quello balneare). Per capire meglio, abbiamo parlato con Attilio Gardini, ordinario di Econometria,
presidente della Laurea in Finanza e Assicurazioni e Direttore Master in Gestione e Sviluppo dei Servizi Turistici.

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Attilio Gardini
Attilio Gardini

Dr. Gardini, il numero degli eventi diminuisce ma aumentano le presenze. Perché questo accade?
Il congressuale è  il segmento della domanda di ospitalità che cresce in misura consistente anche in Italia. Forse è l’unico segmento che cresce in Itala: la domanda del balneare è calante in modo ormai strutturale e irreversibile, la domanda del segmento terme è in crisi endemica. Rimane il segmento delle città d’arte che però ha un andamento instabile e dipende dalla dinamica dei tassi di cambio e valute. In questo quadro critico dell’industria italiana dell’ospitalità, i congressi sono uno dei motivi per cui la gente viaggia in misura crescente e più che in passato.

Il successo del settore è dovuto anche all’aumento dei prezzi?
Certamente. Gli operatori hanno alzato i prezzi. Quindi il fatturato è cresciuto più di quanto non sia cresciuta la produzione in termini fisici. L’aumento dei prezzi nel 2005 segue i tre anni di recessione precedenti. Dal settembre 2001gli operatori avevano diminuito i prezzi, che nel 2004 si erano stabilizzati e nel 2005 sono tornati a crescere. Il settore va bene, ma nel 2005 è ancora al di sotto dei livelli che aveva raggiunto nel 2000 prima della crisi conseguente alla situazione geopolitica internazionale. Questo segmento dell’ospitalità è l’unico che nei paesi avanzati attualmente ha un trend positivo.

Quali sono le ragioni profonde della crescita di questo settore?
Le ragioni sono riconducibili a due grandi fattori. Da un lato la globalizzazione aumenta il raggio d’azione delle imprese che hanno bisogno di momenti di incontro in cui coordinare le strategie, le politiche commerciali  e di marketing. La seconda motivazione è più forte e strutturale. Nella fase attuale, che passa col nome di economia della conoscenza, new economy, caratterizzata da un’innovazione forte e costante, c’è un bisogno di formazione continua e presente in tutte le professioni. Le ore di formazione sono acquisite attraverso la partecipazione ai congressi.

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Cresce l'Italia dei congressi

A cosa si deve Il calo dei congressi internazionali in Italia?
Il problema è che l’Italia non è competitiva, gli alberghi non sono all’altezza e i prezzi alti. La competitività internazionale dipende da due fattori: il  posizionamento di immagine e i prezzi. L’Italia ha un’immagine debole e costa troppo. Secondo gli organizzatori di congressi di Francia e Germania in Italia non si fanno congressi. Per loro l’Italia è il paese del Rinascimento, e delle vacanze… questo dimostra che  l’Italia non è posizionata. Per quanto riguarda i prezzi, invece, bisogna ricordare che i congressi sono un prodotto per le imprese e queste fanno i conti, quindi se l’albergo a Milano costa 200 euro a notte, e a Parigi 120, l’organizzatore sceglie Parigi. Il  problema della competitività va affrontato, altrimenti non è possibile valorizzare la positività della domanda.

Come affrontare la questione, quali proposte?
Il problema ha una risposta elementare ed è la “convention bureau nazionale”. È necessario che dentro l’attuale “agenzia per il turismo” che è in via di costituzione, venga identificato un comparto – che nel mondo è denomitato “convention bureau  – che dovrebbe gestire le fasi di comunicazione e commercializzazione  del prodotto congressuale nel mondo. Attualmente si tratta di una direzione sottoposta alle Attività Produttive. Non essendo, però, un dipartimento è debole. Ciò dimostra che l’importanza di questo settore non è stata percepita. Inoltre, l’agenzia che è già stata  istituita per legge necessita di partire operativamente. E deve essere strutturata in modo da avere al suo interno il “convention bureau”.

Dal punto di vista pratico come può essere migliorato il sistema?
Il sistema ha bisogno di una deregolamentazione. Mi spiego con un esempio. Il sistema del numero di stelle per gli alberghi non funziona assolutamente. Ci sono dei requisiti che vengono soddisfatti solo in modo formale. Ad esempio, uno dei limiti riportati dai clienti congressuali è la carenza dei servizi per il wellness. In molti casi il servizio c’è formalmente, ma non è disponibile. Capita che la palestra sia chiusa e venga usata per stenderci i panni e come magazzino. Bisognerebbe passare a un sistema di certificazione Iso che è normato solo dagli accordi tra gli operatori. In modo che se uno dei partecipanti all’accordo si comporta scorrettamente è il suo collega albergatore che lo denuncia. Io credo che una politica della qualità che regolamenti e trasferisca all’azione diretta del mercato il controllo della qualità sia una strada che potrebbe essere importante. Aiuterebbe al recupero di quella efficienza sui mercati internazionali che non abbiamo e che condiziona le possibilità di sviluppo in modo rilevante.

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