Due le arterie principali del centro storico di Noto: via Cavour, fiancheggiata dai palazzi nobiliari e, parallelo a questa, corso Vittorio Emanuele. Una sola, però, la via del passeggio: il corso, quello che un tempo era la settecentesca via del Càssero, sulla quale si affacciano tutte le chiese principali della città: San Domenico, con l’ex convento dei Domenicani, San Carlo Borromeo, che ha fatto le veci della cattedrale con l’annesso convento dei Gesuiti, la chiesa Madre di San Niccolò, Santa Chiara con l’annesso monastero delle Benedettine, la basilica del SS. Salvatore con il monastero impreziosito dalle belle gelosie in ferro battuto alle finestre, San Francesco all’Immacolata.
Sul corso, tre piazze: piazza XVI Maggio, con la chiesa capolavoro del Gagliardi, la piazza del Municipio con la cattedrale per lungo tempo occultata dai ponteggi, piazza dell’Immacolata, dominata dall’alto di un’ampia gradinata dalla chiesa di San Francesco. Questi i nomi ufficiali, altri quelli delle consuetudini sociali. Se la XVI Maggio è la “piazza degli uomini”, dove tradizionalmente si riunivano scalpellini, carpentieri, artigiani del ferro battuto, mentre oggi si ritrovano grappoli di pensionati, la seconda è la “piazza dei giovani” che davanti al municipio si incontrano la sera per chiacchierare e la terza potrebbe essere definita la “piazza dei forestieri”, quella dove negli anni Trenta del Novecento si trovava l’albergo dei viaggiatori e dove avviene il primo impatto per chi entra in città.
Chiese, conventi e palazzi. I restauri
La chiesa di Montevergini, il cui prospetto concavo chiude la scenografica via Nicolaci, Santa Maria del Carmelo, Sant’Agata, la badia della SS. Annunziata, Santa Maria dell’Arco, Santa Maria della Rotonda, Santa Maria del Gesù, l’ex convento di Sant’Antonio da Padova, la chiesa del SS. Crocifisso, l’ex convento dei Padri Crociferi, l’ex monastero di San Tommaso, l’ex convento dei Cappuccini, la chiesa dell’Ecce Homo al Pantheon. Gli edifici sacri a Noto sono poco meno di una quarantina, se si contano i conventi annessi a quasi tutte le chiese.
Se dal 1996 a oggi parecchi luoghi di culto sono stati restaurati, come la chiesa del Carmine, San Carlo Borromeo, Santa Chiara con il monastero che ospita il Museo Archeologico, il SS. Crocifisso, San Francesco – oltre alla chiesa di Montevergini e a San Domenico che sono in fase di completamento – anche molti palazzi sono stati interessati da interventi di consolidamento, come il palazzo Municipale, che oggi è di nuovo sede del Municipio, l’ottocentesco Teatro Vittorio Emanuele che con i suoi duecentocinquanta posti, ha riaperto nel 1997 dopo la ristrutturazione, il palazzo Impellizzeri a Noto Alta, sede dell’Archivio di Stato ora aperto al pubblico, il palazzo Cannicarau Trigona, già parzialmente fruibile, il palazzo Nicolaci, uno dei più prestigiosi edifici cittadini appartenuto alla blasonata famiglia dei Nicolaci di Villadorata, oggi (in parte) visitabile. Per restituire a Noto la sua settecentesca gloria, dal 1994 a oggi sono stati investiti complessivamente, esclusi gli interventi per la cattedrale, ottanta miliardi delle vecchie lire, pari a quattro miliardi di Euro.
Il cantiere della cattedrale
Galeotta fu la pioggia, torrenziale, che nel marzo 1996 danneggiò severamente la cattedrale di Noto provocando il crollo di quasi tutta la cupola e del relativo tamburo, dell’intera copertura delle navate centrale e sinistra, di quella della parte destra del transetto e di alcuni pilastri.
Spiega l’ex assessore Amato: “Una concausa del crollo è da attribuire all’uomo, che dopo il sisma del 1990 non aveva provveduto a un necessario intervento sui pilastri della navata destra della chiesa, per la cui sistemazione era stata stanziata una somma di cinque miliardi di lire che, se impiegati, avrebbero probabilmente scongiurato il crollo del 13 marzo 1996”.
Se i lavori hanno avuto inizio subito dopo il crollo, con la messa in sicurezza del campanile sinistro e della porzione residua della cupola e il puntellamento della navata sinistra e l’incarico della ricostruzione della cattedrale è stato affidato un anno dopo, successivamente intoppi, polemiche e ritardi sono seguiti per anni e il reale avvio dei lavori ha dovuto attendere l’ottobre del 1999, con uno stanziamento di trentacinque miliardi di lire, spesi per l’opera che è stata completata nel marzo del 2006. Gli architetti Roberto De Benedictis e Salvatore Trincali che se ne sono occupati hanno assicurato il rispetto della scadenza, salvo il ripristino del decoro interno. La cupola, realizzata in arenaria, ha tenuto conto del progetto (il terzo nella storia della chiesa) di Francesco Cassone, risalente all’anno 1862. Per anni, San Niccolò è stata un grande cantiere, ma dall’alto si domina nuovamente il paesaggio. A dieci anni esatti dal crollo.