Il museo della civiltà dell’ulivo di Trevi ospita dal 23 giugno al 12 novembre l’esposizione in anteprima delle ultime scoperte archeologiche sull’isola di Cipro. Cinquantadue reperti degli scavi conclusi un anno fa a Pyrgos Mavroraki, poco lontano da Limassol, sotto la direzione di una ricercatrice italiana, Maria Rosaria Belgiorno, vengono ora presentati al grande pubblico. Non è un caso che la sede della mostra sia la cittadina nota per la coltivazione e produzione dell’olio, nel museo della civiltà dell’ulivo: gli scavi testimoniano infatti che a Cipro, 4000 anni fa, si era sviluppata una cultura dell’olio avanzatissima e in più di un settore.
Le ricerche effettuate a Pyrgos, tra il 1997 e il 2005, hanno permesso di riportare alla luce le rovine di una cittadella attiva nel 2000 avanti Cristo e distrutta poi da un terremoto intorno al 1850 ac. Gli scavi, gli studi e gli esperimenti di laboratorio hanno ricostruito la presenza di quello che, oggi, viene considerato il più antico frantoio dell’età del bronzo presente nel bacino del Mediterraneo.
L’esposizione comprende ceramiche, suppellettili, contenitori di
essenze e accessori che testimoniano l’utilizzo dell’olio e i suoi
derivati non solo a uso alimentare: a Cipro era presente un laboratorio
di profumi, cosmetici e farmaci, un polo di tessitura e persino un
centro metallurgico che si serviva del prodotto delle olive come
“carburante”.
La struttura era al centro di una grande stanza, di 18 metri per 15, e
aveva una grande pressa per olive che funzionava tramite una leva e una
trave di cedro lunga più di sette metri. Secondo gli studiosi, il
procedimento era simile a quello utilizzato da alcuni nostri
agricoltori fino a 50 anni fa, per mezzo di macine, mortai e torchi
realizzati con lastre di calcare. L’olio veniva raccolto e conservato
in giare: il frantoio ne conteneva circa 10, per un totale di 500 litri
ciascuna.
Anche gli ambienti di lavorazione del rame erano tutti
distribuiti intorno a un frantoio, dal quale si attingeva la sansa, il
residuo solido della pasta di olive già sfruttata, per rifornire di
combustibile le fornaci. Il potere calorico dell’olio era in grado di
mantenere il punto di fusione nella lavorazione dei metalli e nella
cottura della ceramica.