Un’arte che si perpetua nel tempo
Nell’Ottocento si assottiglia il numero degli artigiani calatini – ne rimangono sette in tutto – in seguito a un calo di competitività della ceramica locale. Giuseppe e Celestino Di Bartolo, fratelli produttori di vasi maiolicati da giardino, pannelli murali, pavimenti e Gesualdo Di Bartolo, di una secolare famiglia di artigiani ceramisti, sono gli ultimi esponenti.
Vella, l’ultima fornace della storia della ceramica di Caltagirone, produce terracotta nel tardo Ottocento destinata all’arredo di architetture. Pregevoli balconate, balaustre, arredi da giardino, rifiniture dei prospetti, sono realizzate nello stile floreale e in un linguaggio variamente policromo.
Alla decadenza della produzione delle maioliche, si contrappone e si
diffonde in tutta Europa l’attività dei “figurinai”. Capostipite è
Giacomo Bongiovanni, erede della famiglia artistica Bertolone. Riveste
le figure con sottili foglie della stessa argilla, ottenendo un tocco
di verismo nella rappresentazione di scene popolari. Temi ai quali
s’ispira il nipote Giuseppe Vaccaro. Soggetti spesso dipinti a freddo o
lasciati nel colore della terracotta, diventano una fonte inesauribile
d’ispirazione per riaffermare tale genere. Mentre fabbriche isolane e
continentali sostituiscono alla capacità manuale quella tecnologica,
producendo soggetti vari in serie, Caltagirone conserva il patrimonio
di esperienza artigianale anche ai nostri giorni, unitamente alla
memoria storica della secolare tradizione, attraverso l’Istituzione
della Scuola e del Museo della Ceramica.
Dall’argilla, splendidi manufatti
L’arte della ceramica realizza, sin dall’antichità, con l’elemento madre della terra, l’argilla, tutte le opere forgiate a mano o meccanicamente e in seguito cotte. L’impasto con acqua, argilla, allo stato naturale o con altre sostanze, amalgama il composto e assume una duttilità plastica. Il termine risale alla civiltà greca, ma nel senso moderno attribuito dai Latini a “fictilis”, indica l’oggetto prodotto con argilla. Dal vasellame, alle statue e statuette agli elementi da costruzione, la gamma è assai vasta, arricchita dalla creatività degli artigiani locali. Gli oggetti si diversificano a seconda della tecnica usata: dal tipo di terra e degli ingredienti aggiunti all’impasto, al grado di calore utilizzato, al rivestimento decorativo e ornamentale.
Il materiale “crudo”, rassodato quindi essiccato, si giunge all’azione del fuoco che contrae l’impasto terroso, indurendolo e fissandolo nella forma. La composizione chimica lo trasforma e ne varia in seguito anche il colore. A differenza dell’arte dei maestri vetrai, l’argilla non fonde o deforma, al contrario, per talune varietà ceramiche, le vetrifica. Porose o compatte, colorate o bianche, le paste ceramiche si diversificano per il rivestimento. Espressione primaria della ceramica, la terracotta, formata dal solo impasto d’argilla, cuoce porosa e colorata, pronta a essere rivestita. E così il mattone, il vaso da giardino, la statuetta o la terracotta ornamentale. L’uso e una certa sensibilità estetica suggeriscono fin dai tempi più remoti di modificare la porosità e il colore della pasta mediante l’applicazione di un involucro, più o meno spesso, trasparente od opaco, per togliere la permeabilità alle paste tenere e levigare le più dure.
Il Museo Regionale della Ceramica
Inaugurato nel 1965, dispiega l’antichissima tradizione catalina, affinatasi nei secolari incontri con l’arte araba e catalana. Testimonia la produzione artistica e artigianale della ceramica, da millenni un elemento portante della cultura locale: dall’architettura, all’arredo urbano, al folclore.
Rampe, gradinate e terrazze del Teatrino, sviluppano un impianto scenografico aperto su un belvedere cittadino, progettato nel 1972 dall’architetto Natale Bonaiuto.
Attivi e visitabili sono i numerosi laboratori di produzione ceramica, con dimostrazione dal vivo delle varie fasi del procedimento, degli strumenti usati, nonché della decorazione degli oggetti.
Dal punto di vista documentario il Museo Regionale della Ceramica è il secondo museo nazionale dopo Faenza, con i suoi duemila e quattrocento pezzi da collezione, che spaziano dalla preistoria all’Ottocento, comprendendo manufatti dell’intero territorio isolano. Terrecotte ellenistiche, sicule-musulmane, medievali e rinascimentali, oltre a ceramiche ritrovate nelle contrade Calatine, quali Mischitta, Balchino e Sant’Ippolito. Di notevole rilievo è il cratere siceliota proveniente da una necropoli periferica.