Mercoledì 15 Maggio 2024 - Anno XXII

Le Ceramiche di Caltagirone

Chiese, corti, sontuose dimore, adornate con volute e putti dell’eccezionale fioritura barocca. Una tradizione millenaria, quella della capitale della ceramica d’arte, con l’uomo a plasmare gli elementi naturali: acqua, terra, aria e fuoco

Chiesa di San Pietro con decorazioni delle facciate in maiolica
Chiesa di San Pietro con decorazioni delle facciate in maiolica

Tra il Duecento e il Cinquecento figure di maiolicari, quali i Maurici, i Gangarella, gli Sperlinga, Antono Merlo, Giuseppe Savia, diventano famosi. Forme della tradizione egizia e persiana, con decori su un ingobbio che vanno dal giallo paglierino al verdognolo, con motivi geometrici o vegetali, graffiti o dipinti in verde manganese, lasciano intravedere la brillantezza degli smalti su un fondo  vegetale e animale, con colombe, pesci, boccioli, rosoni, foglie, stilizzazioni di palme, motivi a cuori concatenati.
Dal Trecento inizia un periodo fecondo per la città e la sua produzione artistica.
Gli stemmi degli ordini religiosi e delle famiglie aristocratiche spagnole aragonesi, i vasti possedimenti demaniali, contribuiscono a rendere Caltagirone opulenta e culturalmente vivace. I maiolicari ampliano la loro capacità di penetrazione nei mercati grazie ai privilegi aragonesi. Vaste cave d’argilla e tanta legna dal vicino bosco di San Pietro per alimentare le fornaci, affermano l’importanza del centro isolano di maioliche. Decorazioni con tocchi e campiture di manganese, smalti corposi e vetrosi, richiamano la fastosa arte dei tessuti, del ricamo siciliano e si rifanno alla tradizione musulmana e catalana. 

I grandi interpreti della Ceramica Calatina

Bombola cinquecentesca con richiamo alla palmetta persiana in uso a Montelupo
Bombola cinquecentesca con richiamo alla palmetta persiana in uso a Montelupo

Ai rivestimenti architettonici destinati a prospetti di chiese e cuspidi di campanili oppure a elementi di decoro di pubblici edifici, fa riscontro l’evoluzione stilistica della pavimentazione e del vasellame, cui contribuiscono artisti come i Gagini (Antonuzzo, Antonio, Giandomenico e Francesco) a cavallo tra il XVI e il XVII secolo. Cotto e maiolica, mattonelle quadrate o rettangolari assai decorate a motivi geometrici, oppure romboidali; smaltate di bianco, turchino e manganese, disposte a stelle, spighe o scacchiere formano ricercate composizioni. Rosette a otto punte trasferiscono nel decoro della pavimentazione lo stesso disegno dei soffitti lignei, come in Santa Maria del Gesù e in tanti edifici della Val di Noto.
Una stabilità di decori si riscontra nel vasellame prodotto fra il XVI e il XVII secolo, che evoca la forte suggestione stilistica e cromatica della maiolica di Montelupo, fiorente centro dove lavorano alcuni artigiani di Caltagirone.
Atti notarili segnalano Andrea Palazzo, rampollo di una delle dinastie più longeve dei maiolicari calatini. Lo testimonia l’uso della palmetta persiana nella declinazione monocromatica turchina, che si evolverà nel Seicento nel disegno giocato nelle diverse tonalità del blu e del turchese di una ricca ornamentazione floreale.
E’ in quest’epoca che s’impongono i pavimenti a mattonelle policrome di Ignazio Capoccia e si sviluppano motivi floreali, come pure vasi con decori a rilievo, statuette e acquasantiere, paliotti d’altare e elementi decorativi per facciate e residenze private.

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Dopo il terremoto, cambiano i colori

Vaso in maiolica del Settecento
Vaso in maiolica del Settecento

Il terremoto del 1693 sbriciola le città della Sicilia Orientale, distruggendo modelli antichi unitamente all’elevato tessuto produttivo dell’area.
Nella fase di rilancio di tale caratteristica attività, la monocromia tonale basata sull’azzurro viene sostituita dalla ricca policromia che poggia su un fondo cobalto intenso a ricco fogliame, dove il giallo oro, il verde e il manganese, con gusto rinascimentale, disegnano vistosi mazzi di fiori bianchi e foglie d’acanto.
E’ l’epoca in cui anche i pavimenti si realizzano con un unico grande disegno che copre l’intera pavimentazione, dalla ricchezza decorativa pari a quella dei vasi da farmacia, albarelli, versatoi, bottiglie decorate su fondo bianco con fasce a merletti blu, marmorizzati in manganese. Ma la decorazione plastica applicata alla maiolica policroma rappresenta la punta di diamante della ceramica calatina. Candelieri, vasi antropomorfi, lucerne, calamai, altari, balconate, accendono l’immaginario creativo degli oltre cento artigiani di Caltagirone.

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