Olanda-Portogallo 0-1
Un po’ di cultura – per “pecoreccia e terraterra” che sia quella tentata in queste righe – non fa comunque mai male (soprattutto se un web magazine come Mondointasca ha vocazione turistica e se per cultura si intende qualche nozione di Storia e Geografia, ingredienti base del Turismo intelligente). Tentiamola dunque noi, un po’ di cultura, per velleitaria che possa essere, visto che i commentatori televisivi si guardano bene, da sempre, di dire, raccontare alcunché di “extrapallonaro”, impegnati solo e soltanto a riprendere gli occhiali della Ilary e a descrivere la misura del reggitette della Seredova.
Mai una notiziola su genti e Paesi visitati durante le trasferte, informare come campa la gente locale, cos’ha combinato nel passato. Quest’anno quelli di Sky hanno almeno descritto gli inni nazionali: titolo, quando sono stati composti e l’autore, talvolta vi hanno pure aggiunto qualche notarella vieppiù curiosa (l’inno spagnolo non può essere cantato perché senza parole, le strofe più istero-nazionaliste del Deutschland Uber Alles sono state “tagliate” per evitare nuovi scherzi mediante Panzerdivisionen). Olanda e Portogallo: durante il match è mica per caso venuto in mente a qualcuno che ‘sti due Paesi condividono una Storia, un passato a dir poco impressionante?
Piccoli piccoli (Portogallo meno di un terzo, Olanda meno di un settimo del Belpaese) hanno percorso il mondo come folli (i primi alla scoperta, i secondi trafficando) possedendone per tanto tempo una gran bella fetta (Brasile, Angola, Mozambico, Timor, Indonesia, Indie occidentali, Guayana, sud Africa).
Loro, così piccoli.
Noscere Calcium Oportet
Ovvero, è Sempre Meglio Conoscere Il Calcio, conoscerne le vicende, tenersi aggiornati, consultare il calendario (non quello di Frate Indovino, quello di Campionati e Tornei). Consiglio di cui farà tesoro nel futuro il “balompedicamente disinformato” non meno che magnifico amico micologo Guido Stecchi. Il quale ha pensato bene di organizzare in Brianza una cena della sua “Accademia dei 5T”. Fin qui niente di male, anzi un plauso. Ma è la data che fa meditare un filino: 4 luglio, uno spumantino e un canapè, poi tutti a tavola alle 21. Ora di inizio della semifinale Germania-Italia, Campionato Mondiale di Calcio.
“Forza gli Altri!” (leggasi tutte le squadre che giocano contro la Nazionale Italiana)
Così tifa, detto in tutta schiettezza, il comunicatore di questi pensieri balompedici a rate. Ma perché cotanta presa di posizione, sì dura e anomala?
Beh, prima di tutto ‘sti quattro ragazzotti (vabbè, bravissimi giocatori di balùn, e allora? finita la partita finisce lì) sono troppo (troppissimo) strapagati, viziati, leccati di modo che a loro non resta che divenire vanagloriosi, presuntuosi, arroganti. Accade poi che il comunicatore di questi pensieri balompedici a rate – colpito una vita fa da un non debellabile virus nerazzurro (noto anche come Bauscismus Acutus) – prese a suo tempo atto di ciò che tale Cannavaro aveva combinato: all’Inter disse per lungo tempo di stare male e finito alla Juve improvvisamente guarì e non sbagliò più una partita, dopodiché decise che avrebbe tenuto per tutte quelle squadre che fossero scese in campo contro quella in cui giocava il Cannavaro.
Infine (ultima motivazione di “Perché Forza Gli Altri?”) la presunzione e la spocchia degli Eroi Azzurri nei confronti di quei pover crist degli aficionados, mentre i giocatori Usa, finiti gli allenamenti, giravano i bar della Germania bevendo con i loro tifosi. La prova? Eccola! La seguente lettera inviata il 26 giugno da La Repubblica: “…Noi, italiani di Germania, “insultati” dagli azzurri. Il 24 giugno siamo andati a Duisburg per vedere gli azzurri fare l’allenamento. E cosa è successo ? Ragazzi, che schifo. Nemmeno un saluto, nessuna possibilità di entrare; niente, dopo tre ore, sono scappati come dei ladri. C’era gente che aveva fatto 500 chilometri per vedere da vicino la squadra italiana allenarsi. Ma niente. Non hanno fatto entrare nemmeno un gruppo di persone disabili: via come ladri. Facciamo pena. Vi chiedo di pubblicare questa lettera perché sono senza parole. Abito in Germania e sono veramente italiano. Ma loro no. Rodolfo Bez.”.
Cuntent?
