Sabato 23 Novembre 2024 - Anno XXII

Riaperta la città più antica d’America

Il sito archeologico di Caral, nel Perù, è di nuovo accessibile ai turisti, mentre proseguono i lavori di restauro di monumenti e reperti che risalgono a cinquemila anni fa

Il sito archeologico di Caral
Il sito archeologico di Caral

La città sacra di Caral, in Perù, a circa 180 chilometri da Lima, è tornata accessibile alle visite dal mese di luglio mentre proseguono i lavori di restauro e qualificazione del sito. Gli interventi del progetto speciale archeologico Caral-Supe sono ancora in corso ma la località archeologica, che è stata datata al periodo tardo arcaico, nel 3000 avanti Cristo, è comunque aperta ai turisti. I visitatori potrebbero già essere numerosi, se almeno rispettano i dati registrati negli anni scorsi da PromPerù, la commissione per la promozione del Perù, che dichiarava circa ventimila accessi confermati nel 2005.
Caral è un sito esteso per 65 ettari, nella valle di Supe, a nord di Lima. La presenza di una vera e propria cittadina, della quale sono visibili alcuni templi e complessi architettonici, è stata scoperta nel 1994. La piramide maggiore, la piramide dell’anfiteatro e il settore residenziale dei nobili, oltre che alcuni interessanti reperti hanno permesso di ricostruire l’immagine di quella che è stata definita la civiltà più antica d’America e la terza città più antica del mondo, dopo i centri urbani della Mesopotamia e dell’Egitto.
Caral fu il primo stato politicamente formato in Perù, già quattromila anni prima degli Incas, ed era una struttura sociale complessa governata da un sistema gerarchico con la suddivisione di ruoli e classi. Le principali attività economiche erano l’intreccio di cesti, la tessitura e il commercio di cotone e le relazioni, quindi, con altri insediamenti coevi nel continente. Gli studi finora compiuti hanno permesso di attribuire alla civiltà di Caral diverse conoscenze nei campi di ingegneria, astronomia, medicina e musica: fra i primi ritrovamenti si ricordano infatti 32 flauti, realizzati con ossa di condor.  

LEGGI ANCHE  Il "paesaggio interiore" di Roger Ballen
Condividi sui social: