
Firenze langue. Possibile, con un patrimonio artistico e architettonico tra i più pregevoli e famosi del mondo? Malgrado la cupola del Brunelleschi e il campanile di Giotto, gli Uffizi e Palazzo Vecchio, il Battistero e le Cappelle Medicee?
Eppure, Firenze langue. Aggredita dal turismo di massa mordi e fuggi, dall’abbrutimento dei commerci al pianterreno dei palazzi, dove una volta si trovavano le botteghe, dal proliferare dei fast-food, il centro storico della città è avvilito. Biglietto da visita poco lusinghiero è via de’ Panzani, che dalla stazione spinge i turisti verso il Duomo, punteggiata di fast-shopping, inducendo a perdere di vista la sfacciata bellezza di Santa Maria Novella.
Un centro storico piccolo quello di Firenze, a forte vocazione turistica, invaso (quasi) ogni giorno dell’anno da muri umani (novembre il mese meno affollato) che ingombrano il Ponte Vecchio e piazza della Signoria, “uscio e bottega” come dicono in città, di quanto si trova a due passi di distanza.

Chi visita la Cappella Brancacci, le mostre dedicate a Leonardo da Vinci, il Corridoio Vasariano o il Bargello? Chi si inerpica tra ville e giardini sulla collina d’oltre Arno ma, persino, quanti si spingono fino a San Lorenzo?
Tutti, o quasi, vedono le stesse cose, poco e male.
Firenze da tempo è in declino: c’è chi sta provando a restituirle un ruolo da protagonista nella promozione di quella cultura italiana che, oggi come in passato, identifica l’essenza stessa della città. Abbiamo ascoltato le voci, autorevoli e appassionate, di chi crede nel capoluogo toscano, nell’arte, nella pace e in nome di questi obiettivi sostiene un progetto ambizioso e innovativo.
Luogo d’incontro con l’est del mondo

L’idea nasce così. Dopo la caduta del muro di Berlino l’imprenditore fiorentino Paolo Del Bianco, che aveva avuto contatti con gente d’oltre cortina, si domandò: “Come possiamo trasmettere solidarietà a quei popoli? La risposta fu la creazione della Fondazione (no-profit) Romualdo Del Bianco”. Lo racconta la nipote Carlotta, figlia dell’attuale presidente, l’intera famiglia impegnata e coinvolta nel progetto, che riferisce gli obiettivi del nonno: “Offrire Firenze a docenti e studenti universitari di arte e architettura di quei paesi che, dopo la caduta del muro, guardarono all’Occidente assettati di cultura, senza alcuna speranza di studiare Donatello o Michelangelo se non su un libro di testo”.
Partirono le lettere d’invito a sessanta università di paesi dell’ex blocco sovietico, che avrebbero selezionato i docenti diretti a Firenze. Avviati i contatti, conosciuti personalmente i primi professori intervenuti alle iniziative fiorentine provenienti dalla Georgia e dalla Polonia e visitati i loro paesi di provenienza, Paolo Del Bianco alimentò con entusiasmo il progetto facendo di Firenze un luogo di incontro tra Occidente e Oriente, consapevole dell’elevata capacità di aggregazione del patrimonio artistico cittadino. “Oggi vorremmo poter rispondere ancora di più alle esigenze dei paesi meno fortunati, spostandoci sempre a est verso situazioni che possono trarre giovamento da un contatto con l’Occidente” – racconta Carlotta – “piena libertà nei progetti alle università che si candidano, spesso grazie a un passaparola. Molto si basa sui rapporti personali, più ancora che su quelli istituzionali. Un esempio? Il rettore dell’università di Mosca ci ha chiesto di aiutarli a migliorare le relazioni con la Polonia: ecco la sfida, la nostra missione.”