“Figaro qui, Figaro là”, cantava il famoso personaggio rossiniano, lamentando l’eccessiva popolarità, la troppa attenzione rivoltagli dalla cosiddetta “gente”.
Non per procedere a bislacchi paragoni, ma a giudicare dalle “apparizioni” nei tiggì e sui giornali, il Barbiere di Siviglia è “ciuffa”, roba da ridere – quanto a moltitudine di voci e chiacchiericcio – appetto a Mamma Alitalia, la nostra cara Compagnia di Bandiera che però ha smesso di sventolare da un pezzo – se mai è accaduto – e viste le sue recenti vicende economico-finanziarie farebbe bene ad ammainare il tricolore per procedere a un “AlzaBandiera”, naturalmente bianca.
AZ, il “dentifricio” che vola
“Alitalia qui, Alitalia là”. Tutti ne parlano, tutti la vogliono. Beh, se si parla di booking e di “volato”, almeno recentemente, non è proprio così: Borse.it online alle 9.24 del 20 ottobre informa che “nel mese di settembre il numero di passeggeri è diminuito a 2,20 milioni, -1,6%.
E sempre in tema di maggior popolarità (vabbè, oltretutto in termini negativi, prevalendo di gran lunga le critiche e i conti in rosso sui plausi e i segni “più” in bilancio, ma nessuno è perfetto) c’è pure da aggiungere che in un ideale match, un derby Figaro-Alitalia il “2 fisso” è d’obbligo, nel senso che la vince la magica sigla AZ, soprattutto se si considerano due importanti dettagli.
Uno: il Barbiere era infatti popolare e “chiacchierato” soltanto nell’ancorché magnifica ma non enorme Siviglia, mentre della compagnia aerea controllata dall’italico Tesoro (si fa per dire) ne stanno parlando in tutto il mondo (vedi, più avanti, financo in Cina dove stanno preparando un po’ di spiccioli).
Due: Figaro dura il tempo dell’opera rossiniana dopodiché, chiuso il sipario, la sua vicenda finisce lì. Dell’Alitalia, invece, si parla, è proprio il caso di dire, “da una vita” (in pratica quella della nostrana Repubblica fondata sul Lavoro, altrui).
“Telenovela” super
Eh sì. Sono infatti (circa) cinquant’anni che la “Telenovela Alitalia” va straccamente avanti (serie così lunghe sono definite dagli spagnoli “culebròn”, lungo biscione) roba che, a spanne, avrà raggiunto la 17.500ma puntata in un infinito quanto sterile e inconcludente susseguirsi di scioperi, polemiche, cambiamenti manageriali, liti sindacali, promesse e accordi non mantenuti (un esempio: quei 1400, tra hostess, steward, piloti che da Roma dovevano trasferirsi a Malpensa? Che fine hanno fatto?) agitazioni per assenza di un non ottimale numero di cuccette su cui gli equipaggi deponessero le stanche membra, stop (per fortuna a terra) degli aerei, per protestare contro le sole voci dell’apertura di nuove linee prevedenti mezz’ora di “schedulato” in più e conseguente perdita della linea. Un esempio recente? Il volo a Pechino, “scartato” perché “il Shanghai durava meno” ecc. ecc. ecc (comprenda il lettore che con 17.500 episodi da ricordare non resta che ricorrere agli “ecc”).