“A me sembra sempre che starei meglio dove non sono…”
, così scriveva Charles Baudelaire. Questa frase racchiude un po’ il sentimento o l’assunto che ha condotto Lawrence Osborne a scrivere “Il Turista Nudo”. A ognuno di noi, almeno una volta, è capitato di pensare di uscire dalla routine quotidiana e di ritrovarsi a dire: “adesso basta, mollo tutto. Parto”. E la fissazione cui va soggetta la mente umana, almeno di noi occidentali, è sempre la stessa da secoli: andare alla ricerca di luoghi incontaminati, valli nascoste, regni perduti, isole scomparse, civiltà estinte. “Raggiungere un altrove”. Ma “uscire dal mondo” non è proprio cosa facile. “Un tempo esistevano due tipi di posti: quelli dove non eri stato tu, e quelli dove non era stato nessuno altro”. Oggi il problema per il viaggiatore moderno è che non sa più dove andare. L’intero pianeta è un’istallazione turistica, al punto che i moderni Robinson Crosué, per un po’ di emozioni partecipano a improbabili reality.
Osborne prende le mosse proprio dalla ricerca dell’altrove per effettuare un viaggio diverso da qualsiasi altro, e più di qualsiasi altro sgangherato e divertente.
Comincia con l’esplorazione di luoghi molto contaminati: la Dubai che gli sceicchi stanno trasformando in un enorme parco a tema; le Andamani, semidistrutte dallo tsunami e in procinto di essere ricostruite come le nuove Maldive; la Thailandia, vista attraverso la città della salute e del firness, e si conclude in un’immensa isola di cieli verdi, fiumi fucsia e vulcani attivi dove Osborne si ritroverà nudo, coperto da strane farfalle e felice nel pieno di un’orgia tribale. “… Appena spegnevi la luce per proteggere la tua intimità dagli insetti, centinaia di lucciole ti calavano sulla testa come fotoelettriche, illuminandoti a beneficio dell’intero regno animale: ehi ragazzi, guarda qua, un cagone umano per cena!”.
L’autore riesce a comunicare al lettore la sua stessa irrefrenabile smania di viaggiare comunque, anche in mondo in continua trasformazione che assomiglia sempre di più all’allucinata e pacchiana caricatura delle nostre fantasie.