Venerdì 22 Novembre 2024 - Anno XXII

I due volti di Dakar

Dakar mercato Karnel

Appena fuori dall’aeroporto “Leopold Sédar Senghor”, il senso di inquietudine che assale molti viaggiatori è palpabile. Una torma di individui si offre vociante, proponendo servigi d’ogni genere. Una città non facile, ma anche esotica e sensuale

Dakar Piazza Indipendenza centro di Dakar
Piazza Indipendenza centro di Dakar

La prima sensazione che solitamente noi europei avvertiamo quando si giunge all’aeroporto “Leopold Sédar Senghor” e poi nel centro di Dakar, è di leggero smarrimento. Improvvisamente immersi nel tipico pentolone urbanizzato e caotico dell’Africa sub-sahariana, la percezione di disagio è distorta, superficiale. Come sempre. Sotto la crosta Dakar saprà rivelarsi esotica e sensuale; ma occorreranno giornate e nottate intere di cammino nelle sue vie per entrare in contatto con i frammenti meno reclamizzati e negativi della capitale senegalese.

En route pour la Ville

Dakar Donne del Mali nei pressi della stazione
Donne del Mali nei pressi della stazione

Anzitutto le dimensioni. Città gigantesca per gli standard africani: oltre tre milioni di persone. Incredibilmente dinamica, sofisticata e squallida al tempo stesso. L’influenza francese è ovunque, specialmente nella zona centrale del Plateau, dove l’architettura e l’atmosfera in genere è molto più evocativa della Francia meridionale. Dakar è una metropoli capitalista, con i consumi ostentati di chi se lo può permettere e i risvolti contraddittori che è lecito aspettarsi.
Lebbrosi, vittime della poliomielite e diversi altri mendicanti sono uno spettacolo comune e i contrasti che ne derivano sono in assoluto molto forti. Tuttavia, una volta imparato come evitare gli scocciatori e l’umanità eterogenea di alcuni quartieri, la città sa rivelarsi.
La prima tappa è senza dubbio rappresentata dai variopinti mercati Sandaga e Kermel, entrambi avviluppati in nuvole sudate di personaggi vociferanti che espongono la loro merce occupando ogni superficie libera.

Musulmano nei pressi del mercato Sandaga
Musulmano nei pressi del mercato Sandaga

Qui e nelle strade circostanti si può comprare di tutto; dai franchi Cfa in nero alla canapa indiana, per passare alle cassette pirata e alle valigette 24 ore fatte con le lattine vuote della birra.
Un salto occorre farlo anche dagli artigiani mauritani vicino a Sandaga. Sono tornati a Dakar dopo il conflitto dei primi anni Novanta; i loro bellissimi gioielli d’argento e i bauli di legno, sono un acquisto che vale sicuramente la pena fare, anche se a volte è necessario contrattare il prezzo sino allo sfinimento!
A Dakar c’è anche un bel museo situato in Place Soweto. Il primo impatto può sembrare un po’ deludente, considerandone la trascuratezza, ma contiene un po’ di tutto. Gli oggetti provengono da tutta l’Africa occidentale: maschere, copricapi, tamburi cerimoniali, splendide porte in legno. Pochissimi però gli oggetti senegalesi: solo alcune maschere Jola dall’aspetto feroce, provenienti dalla regione Casamance.

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Incontri

Dakar

A Dakar gli incontri sono relativamente facili, anche se il credo religioso dominante è l’Islam, che impone una certa riservatezza. Nonostante ciò (purtroppo) tra la folla di irrefrenabili venditori prevale la presenza maschile, a differenza di altre società africane nelle quali sono le donne a farla da padrone.
E’ bene ad ogni modo prestare attenzione alle amicizie che si fanno, che hanno quasi sempre come obiettivo finale quello di “spremere” i portafogli dei visitatori. E’ accaduto anche a me e se posso  dare un suggerimento, è bene stare all’erta soprattutto con gli sconosciuti (generalmente maschi) che sanno esprimersi più correttamente in italiano: sono così in grado di raggirarvi meglio!
Ma la bella Esha, una ragazza mauritana giunta da Nouakchott in cerca di una vita migliore, si è rivelata tutt’altra cosa. Simpatica e attraente, si rivela sin dall’inizio, dopo un lauto pasto offertole al fast food Ali Baba, una gradevole compagnia serale.
Un’altra sera, un altro obiettivo! All’Africa Star, un club-discoteca dalla buona musica afro-rock si balla, si beve, si suda e si rimorchia. Niente di meglio, si direbbe, per concludere il mio soggiorno a Dakar. Ma le ragazze di questi locali sono troppo navigate per non essere esose nelle loro richieste.  Esha, la bella mauritana, apparteneva a un’altra dimensione. Lei non aspettava che gli avventori ubriachi scalassero lo sgabello del bar per spillargli denaro. Non aveva meta né posto fisso. Era libera di dare e ricevere. Ed è questo, a mio avviso, l’altro volto di Dakar.

Gorée, isola della “memoria”

Gorée Maison Esclaves
Gorée Maison Esclaves

Da una bellezza esotica all’altra il passo è breve. L’lle de Gorée è un mondo a parte.
A venti minuti circa dal porto di Dakar, sorge questa piccolissima isola (novecento metri per trecento) che assunse un ruolo importante ai tempi del triste commercio degli schiavi.
Oggi Gorée è patrimonio mondiale dell’umanità. Un luogo affascinante, zeppo di vecchi edifici dai colori pastello coperti di buganvillee. Ci vive una piccola comunità senegalese e nelle sue viuzze ombreggiate e silenziose, non circolano mezzi a motore. L’anima dell’isola è la “Maison des Esclaves”, la casa degli schiavi. I muri, le stanze buie e le finestre a feritoia si commentano da sé.  Le “spiegazioni” sono ridotte al minimo, perciò tutto viene lasciato all’immaginazione del visitatore.

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Ragazzi al gioco in una piazza sull'isola di Gorée
Ragazzi al gioco in una piazza sull’isola di Gorée

Sebbene oggi Gorée venga ritenuta troppo piccola e poco pratica per essere stata una strategica zona di raccolta degli schiavi (alcuni studiosi sostengono addirittura che sia una montatura pubblicitaria) l’edificio resta un lugubre simbolo della prima fase dello sfruttamento dell’Africa da parte dell’Europa.
Di ritorno a Dakar, un ultimo balzo alla grande moschea e alla zona periferica delle “Corniches” è d’obbligo. La prima, terminata nel 1964, è davvero imponente, con minareti di settanta metri che s’innalzano al di sopra dei tetti bassi del quartiere Medina. L’accesso è quasi sempre interdetto ai non credenti. La seconda, suddivisa in est e ovest, è l’ideale per passeggiate a picco sulle scogliere, godendo di suggestivi panorami. Si tratta di luoghi tranquilli, lontani dalla calca polverosa del centro. Durante il fine settimana le poche spiagge di sabbia finissima sono prese d’assalto dai locali; ancora una volta, la presenza femminile è davvero limitata, quasi inesistente.

Dove alloggiare e mangiare

Hotel-Saint-Louis-Sun
Hotel Saint Louis Sun

Dove alloggiare –  Le possibilità sono molteplici. Segnaliamo due opportunità di pernottamento provate dall’autore: Auberge Rouge,  116 Rue Moussé Diop, all’angolo di Jules Ferry. Albergo molto frequentato dai viaggiatori con un budget limitato. Offre stanze essenziali con ventilatore, situate intorno a un cortile interno.
Hotel Saint Louis Sun, 68 Rue Felix Fauré. Un posto ricco di fascino, rinnovato in stile “Louisienne”. Ha un bel patio, un ristorante e stanze pulite con aria condizionata, servizi e telefono. Ottimo rapporto qualità-prezzo.

Dove mangiare – Ci sono ristoranti per tutti i gusti: In Avenue Pompidou, “Ali Baba”, fast food libanese a buon prezzo. In Place de l’Indipendance, “L’imperial”, piacevole e appartato bar-ristorante, lontano dalla confusione della piazza. Serve pizza, piatti di pesce e un variegato menu africano.

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Dove divertirsi – Nonostante la sua fama di città cosmopolita, la vita notturna di Dakar è meno esotica di quanto ci si potrebbe aspettare. Quasi tutti i locali  servono alcolici ma sono piuttosto costosi. La musica in genere è un miscuglio di melodie e ritmi africani e occidentali: In Avenue Pompidou, l’accogliente “Le Viking”, pub-bar che offre un po’ di sollievo dalla confusione che regna all’esterno. L’Africa Star, all’angolo fra Rue Raffenel e Rue de Thiong. Si balla bene, frequentazione “femminile” (a differenza dei luoghi pubblici)  ma è eccessivamente costoso.

Trasporti

Il colorato bus del centro di Dakar
Il colorato bus del centro di Dakar

Dakar dispone di una rete di autobus funzionale e affidabile, gestita dalla DDD.
Si tratta di autobus azzurri grazie ai quali si arriva dappertutto. Le Cars Rapides, pulmini colorati e pittoreschi, sono la forma di trasporto più povera. Sono privati e le destinazioni sono urlate dal controllore. Sudici e stipati all’inverosimile. Un’ebbrezza da provare!
Infine il collegamento per l’isolotto di Gorée. C’è un traghetto che ogni una o due ore parte per l’isola, con gli stessi intervalli per il ritorno. Il servizio è compreso fra le 6 e15 e le 23.
Da evitare nei fine-settimana, soprattutto durante l’alta stagione. Il lunedì è solitamente il giorno più tranquillo per assaporare i silenzi di Gorée.

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