Chi ama Milano e sa quanto vale conservare memoria del suo passato leggerà con piacere “La mia guerra. Diario di un adolescente sotto le bombe”, scritto dal 1940 al 1945 da Paolo Grassi. Paolo nel 1940 ha dieci anni, inizia a stendere il diario poco prima dell’inizio della guerra e, pagina dopo pagina, ne riporta gli eventi di rilievo nazionale e locale. Dalle notti passate in rifugio sotto le bombe ai bollettini riportati dai quotidiani, il giovane Paolo diventa testimone di una storia molto più grande di lui. Lo aiutano a capire la famiglia, gli episodi quotidiani, il vissuto stesso della città, che il ragazzo coglie con spiccato acume riportando, ad esempio, quello che si dice a “Radio Ginevra”, cioè presso l’abituale punto di incontro dei milanesi della zona di piazza Diocleziano. Non mancano gli episodi curiosi: “Io e un mio compagno di scuola Cerri ogni tanto ci divertiamo a prendere in giro i tedeschi, preparando e battendo a macchina finti messaggi cifrati e facendo in modo che questi vengano poi trovati da qualche soldato e consegnati al suo Kommandatur per una improbabile decifrazione. (…) Cerco di immaginarmi i cervelloni germanici mentre impazziscono nel tentativo di decifrare”. Oppure, fatti di cronaca milanese: “E’ iniziata in alcune piazze la trebbiatura del grano mietuto in città. Ora si trebbia anche sul sagrato del Duomo”, o dopo la liberazione: “Papà racconta che a Milano ora la gente si sfoga: si balla nei locali pubblici e privati, nei cortili delle case, degli stabilimenti e perfino nelle strade”.
Paolo vede, riporta, annota nomi e luoghi tra Milano, Novara e Lumellogno, dove la famiglia è poi costretta a sfollare, matura in consapevolezza con l’andare del tempo sino a chiudere il diario proprio a guerra finita, non essendoci “più ragione per continuare”, ma conservandolo “come ricordo di un’adolescenza vissuta in un periodo che ha lasciato un segno in tutti”.
“La mia guerra” è un libro per gli appassionati di storia, un testo da conservare come documento vivo. O qualcosa di più: il ricordo di come si forma una coscienza, e di come questa, allora, andava di pari passo con un senso della comunità oggi dimenticato. Cronista involontario, Paolo Grassi rievoca, nelle parole e nello spirito di un ragazzino, un po’ dello spirito della città.
A guerra finita, il diario di Paolo Grassi è rimasto a lungo chiuso in un cassetto: da adulto l’autore aveva però provveduto a riprodurlo sul proprio pc, rileggendolo e rivedendo alcuni dettagli. E’ stato il figlio Davide, oggi giornalista e scrittore, a lavorare per la pubblicazione del testo per la casa editrice Alba Libri curandone la revisione finale. Paolo Grassi scompare nel dicembre dell’anno scorso, “La mia guerra” viene pubblicato e distribuito nell’ottobre 2006. Si trova nelle librerie del centro di Milano e si può acquistare anche on line dal sito web di Alba Libri.
(Cl. Si.)