La prova del nove, ovvero la verifica di se e quanto il cane sia capace di trovare tartufi, la si può fare verso i suoi sette mesi. Lo si porta in un bosco, lo si lascia andare e si inizia a sperare.
Il bosco ovviamente non può essere quello del Parco Lambro a Milano.
I tartufi crescono sotto querce, pioppi bianchi o neri, tigli, salici o noccioli selvatici.
E anche l’ora è importante. Meglio al mattino presto perché così il cane non soffre il caldo.
Alcuni trifolai preferiscono andar per tartufi di notte. Almeno il cane, che deve sempre essere “naso a terra”, non si distrae e gli “spioni” incontrano maggiori difficoltà a seguirli e a individuare i loro “giacimenti” segreti. Perché sia che si tratti di funghi, sia che si tratti di tartufi, tutti i “cercatori” sono giustamente un po’ gelosi delle proprie “miniere”.
Langhe, paradiso dei tartufi
Un bravo cane da tartufi riesce a trovare 500-600 grammi alla settimana. Tant’è che per acquistarne uno discretamente capace ci vogliono due-tre mila euro.
Archimede, il fedele amico di Luciano, trifolao da generazioni, ne ha trovato uno da un chilo e 130 grammi. Il suo orgoglioso padrone ne canta ancora le gesta e ha scolpito la data nella sua memoria: 16 novembre 2004.
I tartufi più pregiati in genere nascono in un posto incantevole: nelle Langhe. A mio avviso è il luogo ideale per scoprire se il proprio cane ha questa attitudine. Male che vada si è trascorso un fine settimana, magari in dolce compagnia, fra le colline del Roero avvolti dalle prime brume. Passeggiando, contemplando la natura, soffermandosi ad ammirare una qualche Pieve, come quella di Cortemilia o la cappella di San Sebastiano a Bergolo.
E poi, una fonduta al tartufo, due acciughe al verde, qualche agnolotto del plin, un po’ di brasato al barolo e un assaggio di bonet, il tutto accompagnato da un Dolcetto di Dogliani o dal Nebbiolo d’Alba, è senza ombra di dubbio il modo migliore per festeggiare o dimenticare l’eventuale insuccesso del proprio fedele amico.