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C’è un luogo a Modena che assomiglia a un vecchio baule ritrovato per caso in soffitta, sotto a una pila di cianfrusaglie senza importanza. Quel baule, che contiene i sogni e gli entusiasmo giovanili, è al contrario di grande valore affettivo.
E’ davvero così “magico” questo baule? Si, perché il tempo che passa e la previdenza dei tuoi genitori vi hanno riposto il tuo universo bambino: dall’orsacchiotto senza un occhio alla scatola del meccano, passando per i mattoncini Lego e i vecchi numeri di Topolino.
Vi sono anche molti album di figurine Panini e un sacchetto che contiene, alla rinfusa, i doppioni. Sono le immagini di calciatori nel fiore della loro giovinezza, adesso del tutto sfiorita.
Sull’onda dei ricordi
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Il “Museo della Figurina” di Modena (Palazzo Santa Margherita, in corso Canalgrande 103) può essere visitato (e goduto) a due livelli.
Il primo è quello tipico di ogni museo: si osserva una bacheca dopo l’altra, si leggono le didascalie, si individuano molte curiosità. Il secondo è meno distaccato e più emozionale. Porta a immaginare che il salone dove ti trovi non sia soltanto il “baule” della tua infanzia, ma anche di quella dei tuoi genitori, dei nonni e dei loro avi.
A pensarci bene è tutta una questione di anagrafe. Sarà molto difficile che chi è nato dopo gli anni Ottanta del secolo scorso, riesca a “entrare” nel baule.
Serve una frase magica, come in ogni incantesimo che si rispetti.
In questo caso la frase è: “Celo! Mima…”, ovvero, in meno arcane parole “Ce l’ho! Mi manca…”. Tale sorta di “mantra” veniva pronunciato scorrendo velocemente i mazzi di figurine degli amici per vedere se conveniva sfidarli a “Muretto”, per appropriarsi di tutto il loro tesoro, o passare invece a interminabili trattative del tipo: “Ti regalo Pulici e Graziani se mi dai Antognoni! No! Bettega non mi piace!”.
Quante bustine comprate dal giornalaio con la paghetta settimanale! Quante arrabbiature per quella figurina che mai riuscivi a trovare!
Un mare di ricordi, assolati come i sabati pomeriggio passati in oratorio a tirar calci a un pallone, riesce a farti tornare laggiù, dove tutto è iniziato. La stessa luce è negli occhi di chi ha più capelli bianchi di te e magari guarda nella bacheca di fianco, con lo stesso complice sorriso, figurine più vecchie di qualche decennio.
Il “ragazzo” Giuseppe Panini, collezionista
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Il Museo è nato dalla passione collezionistica di Giuseppe Panini, fondatore, insieme ai suoi tre fratelli, delle Edizioni Panini e “motore” del rinnovamento della figurina in senso moderno. Sin dagli inizi della sua attività imprenditoriale, Giuseppe Panini cominciò a raccogliere centinaia di migliaia di piccole stampe provenienti da tutto il mondo, affini alla figurina per tecnica o funzione.
La collezione si ampliò a tal punto da diventare, nel 1986, un vero e proprio museo, che allora si trovava però all’interno dell’azienda. Nel 1992, Panini decise di donare alla sua città la raccolta, divenuta una delle più importanti del mondo.
Negli anni a seguire l’attività dei curatori si è concentrata sulla catalogazione dei circa cinquecentomila pezzi. In mostra ve ne sono però attualmente soltanto qualche migliaio. Il resto della collezione può essere osservato tramite postazioni multimediali o su richiesta di ricercatori.
Un inedito punto di vista sulla storia e sul costume degli ultimi centocinquant’anni attraverso le figurine e ciò che più a loro somiglia, parte dalla tecnica della cromolitografia, dalla sua storia legata alla pubblicità e a nomi di grandi e piccole ditte che diffusero la figurina nel mondo.