E’ arrivata la primavera e con la “stagion dei fior” dovrebbe essere terminata l’orgia di Fiere Turistiche che hanno lardellato lo scorso calendario invernale, sia all’estero che in Italia. Ma mentre all’estero questi ormai tradizionali appuntamenti sono rimasti invariati nel tempo (Fitur, Itb, World Travel Market, Pow Wow, Tianguis) nel Belpaese, da qualche anno, i “meeting” dei facenti viaggiare sono spuntati come i funghi, si sono sur-moltiplicati come i ratti.
“Ai miei tempi”, c’era soltanto la milanese Bit, cui si aggiunsero quei Meeting del “mè amìs Druetto” che però erano roba dilettantistica, ancorché simpatica e genuina, messa su alla “Buena de Dios” in quel di Stresa e di Riva del Garda.
Turismo in “Fiera”: moderno Safari
Poi, improvvisamente, via via ecco “fiere fierone e fierette” in mezza Italia.
E la vicenda mi stupisce doppiamente. Sia perché il Turismo Organizzato (quello delle agenzie viaggi e dei tour operator) non se la passa bene (è aumentata la gente che viaggia, ma molti si organizzano la trasferta da soli, col computer, evitando – meglio dire “scavalcando” – i sullodati) sia perché le moderne tecnologie permettono (a bassissimo costo e in tempo reale o quasi) contatti, collegamenti, messaggi, scambi di informazioni “on line”. A proposito di tecnologie “risparmianti”, ad esempio, una tele-conferenza è sinonimo di una “rimpatriata” a costi ragionevoli, a fronte della “sberla” di soldi che un’azienda spende per partecipare a una Fiera, tra voli, costi del personale, taxi, “magnare” eccetera eccetera. Per non aggiungere le tante altre voci accessorie (luce, assicurazioni, vigilanza, pompieri, fotografi e chi più ne ha più ne metta) i cui esattori si presentano questuanti in processione, pochi minuti dopo che il politico con codazzo ha tagliato il nastro.
“Esperienze” fieristiche …
Qui giunti non resta che domandarci: ma, allora, a che servono queste manifestazioni? Beh, incapace di dare una risposta faccio mio quel vecchio detto americano che così decretava: “le fiere non servono a un bel niente, ma meglio parteciparvi”.
Quanto al mio rapporto con i sullodati appuntamenti turistici (tutti doverosamente frequentati) oso ammettere che l’esserci stato mi ha divertito e mi è risultato utile, non tanto per motivi di vile business, quanto per l’apprendimento di fatti e fatterelli turistici utili per scrivere e descrivere le vicende di questo “mundillo”, “variopintamente” composto da aerei e mari, alberghi e deserti, valige e panorami. Butto pertanto lì alla rinfusa, come viene viene, qualche ricordo, esperienza, sensazione mutuata antàn o più recentemente, in occasione di queste Fiere delle Vanità Turistiche.