I musei
Una delle attrazioni di New York. Sempre valido motivo di spostamento da un capo all’altro di Manhattan.
Per andare al Metropolitan Museum a vedere il nuovo – straordinario e ricchissimo – settore greco-romano, mi sono attraversata Central Park di domenica.
Uno degli spettacoli classici della N.Y. dei giorni di festa. Migliaia di famiglie di tutti i colori, migliaia di bambini che tirano pallonate e saettano in bicicletta. Migliaia di grandi che corrono e fanno jogging, migliaia di giovani che fanno picnic, dormono o chiacchierano sull’erba (ho “incoccato” tre giorni di tempo spettacoloso).
Una corsa al Museo di Scienze Naturali, uno dei miei preferiti. A vedere i nuovi arrivi e le nuove sale: dinosauri “new look” (affascinanti) ragni di tutto il mondo e farfalle spettacolari sono i divi del momento. Il Moma mi è apparso tutto nuovo e rifatto, sempre intrigante e con quel bellissimo shop con gadget e oggetti travolgenti. Una corsa veloce anche alla Morgan Library, ristrutturata recentemente e a meraviglia, usando vetro e acciaio, dal nostro Renzo Piano.
Una piccola osservazione: pare impossibile che per vedere opere di Piano, italianissimo, bravissimo e famoso, si debba andare a Manhattan, in Giappone, in Nuova Caledonia o dove che sia. Comunque altrove.
Negozi, moda, magazzini
Non resisto al fascino di Bloomingdale’s e di Macy’s, per citare solo i due meno cari e più forniti. Che riescono a ridurmi uno straccio a furia di camminarci dentro (magari anche senza comprare). Finisce che mi ritrovo distrutta e seduta a mangiare un piatto di “Caesar Salad” invasa di maionese al ristorantino interno, tra ladies non più verdi e affannate impiegate che passano un’oretta a comprarsi l’ultima camicetta nello stile “baby” ora di moda o il vestitino di cotone romantico un po’ premaman (come si usa adesso qui). Da segnalare: il piano sotterraneo di Macy’s, dedicato alla cucina e ai suoi attrezzi e prodotti (un’autentica goduria) e il solito fornitissimo reparto casa di Bloomingdale’s. Per l’uomo (cioè per mio marito) mi sono forzata (e l’ho forzato) ad entrare dai soliti Brooks Brothers, Gap e Timberland, shop davvero magici, dove si trova tutto ciò che un uomo (e anche una donna) sul “classico-elegante” può desiderare. E quel che è più fantastico è che tutto costa decentemente meno di quel che costa in Italia.
Morale: acquistate tre paia di Timberland (le uniche reperibili col numero 47-48) al prezzo di un solo paio delle medesime in Italia; quattro camicie al prezzo di due italiane; boxer e felpe a gogò, in liquidazione!
Guardaroba rifatto per lui, poco per me, qualche regalino per sorella e cognata. Anche il Dio Shopping è stato servito.
P.S.: ho evitato con cura tutte le – infinite e a volte ignote – “firme italiane”.
Times Square e gli homeless
Sosta ammirata davanti alle nuove pubblicità scorrevoli della Coca Cola.
Fantastiche come sempre; ho scoperto che esiste una “Black Cola”; chissà com’è?
I teatri sono sempre pieni, nonostante tutto. Un posto per vedere un musical costa però 170 dollari. Ho lasciato perdere, con tutti i musical che vediamo ogni giorno in Italia non mi pareva il caso.
Un piccolo omaggio agli homeless, questi gentili, educati, dignitosi personaggi che
dormono nei piccoli spiazzi del centro di Manhattan, su fogli di
cartone, avvolti in coperte. E che al mattino si alzano e si
siedono sulle panchine di pietra a fumare una sigaretta o a bere una
birra. Non chiedono niente, non lavano vetri, non sono aggressivi, non
rapinano, non disturbano. Ma che ha fatto Bloomberg (il Sindaco,
n.d.r.) per tenerli così buoni?