L’estate è stagione taurina per eccellenza (corride a gogò) ed eccomi pertanto impegnato in un breve minitrattato sulle vicende della “Fiesta Nacional” (non solo spagnola) sulle indubbie emozioni che suscita, sui pregiudizi, non senza accenni (nelle prossime puntate) alle “plazas de toros” e alle “ferias” più note.
Antichi …. “insulti”!
Posso elargire tanta scienza cornupeta al cortese lettore, perché nel Belpaese le mode cambiano in fretta. Fino a qualche anno addietro accadeva infatti che tra la corrispondenza in arrivo spuntasse ogni tanto una missiva anonima.
La aprivo con curiosità inferiore solo alla speranzosa vanità (come detto, si parla di altri tempi) che mi scrivesse qualche balda non meno che desiosa ammiratrice alla ricerca di avventure galanti.
Quando mai. Si trattava invece dell’animalista di turno che – letti i miei scritti sugli imminenti viaggi estivi o a consuntivo delle corride visionate – si affrettava a coprirmi di minacce e contumelie. Constati quindi, il cortese lettore, quanti rischi ha corso l’umile scrivano per ispanica “aficiòn” alla tauromachìa che, come accennato, vive e vegeta pure nel sud della Francia, in Messico, Colombia, Perù, Venezuela e in differente versione, in Portogallo.
Cambiano i tempi e gli “umori”
E’ trascorso un po’ di tempo e le inquietanti missive sono ormai un lontano ricordo, tanto da ritenere che la demonizzazione della corrida – allora canonicamente officiata alla Bit il giovedì pomeriggio mediante irati slogan e vernice rossa sparata contro lo stand della Spagna – sia passata in secondo piano, nel senso che ha ceduto il passo ad altre mode (pur sempre, beninteso, “animaliste”). Mode (ricordate, ad esempio, la – anche quella ormai sfumata – contestazione delle pellicce?) andazzi che, apro un breve inciso, vertono su argomenti che sarebbe riduttivo definire quisquilie, ma per certo accantonano o relegano in secondo piano tanti altri veri e seri problemi del pianeta che ci ospita.
Con tutto il mio doveroso rispetto per gli animali (al punto che molto spesso sono
indeciso se nutrire più simpatia per il cane o per l’Uomo) non capisco perché certa gente scenda in strada a manifestare per l’allargamento della gabbia di uno zoo ospitante i cercopitechi, mentre si assiste al dramma di bipedi milanesi respiranti luride schifezze e polveri sottili senza che nessuno si muova, lanci un barattolo di vernice, faccia un plissé.
So benissimo che un problema ha diritto di esistere anche se è sovrastato da altri più importanti, ma, nel valutarli e nell’affrontarli, un certo senso della realtà e delle proporzioni non guasterebbe mai.
Qui giunti, debitamente dimensionate le mode e i falsi obbiettivi, non mi resta (ribadita la totale disponibilità a beccarmi i “vaffan..” da qualche epigono della Marina Ripa di Meana) che narrare quel che so sulle corride. Non senza due precisazioni.