Londra. La sua musica. Sarebbe presuntuoso pretendere di racchiudere in poche pagine un argomento tanto vasto e vario. Dalla Royal Opera House – che nel Settecento ha visto le prime esecuzioni di numerosi oratori e opere di Händel – alle operette di fine Ottocento di Gilbert e Sullivan; dagli Abbey Road Studios – dove negli anni Sessanta e Settanta Beatles e Pink Floyd hanno inciso molti dei loro album – ai musical che oggi, replica dopo replica, continuano ad attirare turisti e appassionati, la capitale britannica è stata e continua a essere teatro di importanti innovazioni musicali e trampolino di lancio di nuove tendenze.
Ma non è mia intenzione tentare di tracciare una panoramica completa della storia musicale della città. Piuttosto vorrei descrivere la musica e i colori che hanno accompagnato la mia ultima visita lì.
Il pretesto per il viaggio? Il concerto di beneficenza “Music from the movies”.
In realtà l’evento si è trasformato in un’occasione per vivere Londra in un modo un po’ diverso dal solito, concentrandosi sulla sua ricchezza di suoni e sfumature.
Covent Garden, talenti alla ribalta
Se si parla di note e cromie, il luogo ideale da cui partire è sicuramente Covent Garden. La musica inizia già sotto terra: se si arriva in metropolitana, lungo il percorso a piedi nelle principali stazioni, si possono incontrare numerosi musicisti che si esibiscono, suonando uno strumento o cantando. Dal 2003, infatti, gli artisti di strada sono stati “legalizzati” dalla Metropolitana Londinese; è sufficiente procurarsi una licenza e superare un’audizione per poter mostrare il proprio talento in uno degli spazi predisposti, contrassegnati da un semicerchio blu disegnato per terra. Tra scale, corridoi e scale mobili, si ha l’impressione di percorrere chilometri prima di raggiungere la superficie; il tragitto risulta sicuramente più piacevole quando nell’aria risuonano le note di un sassofono, che più in là si fondono con la voce di un cantautore e le corde della sua chitarra.
Sofisticati artisti “di strada”
Mentre ancora si hanno nelle orecchie i suoni sentiti in stazione, si arriva alla Piazza di Covent Garden, dove si viene accolti da ben altre melodie.
L’associazione del Mercato di Covent Garden paga infatti una tassa al governo per consentire gli spettacoli degli artisti di strada nella propria area. Due degli spazi messi a disposizione sono di solito occupati da giocolieri, saltimbanchi o mimi.
Il terzo spazio, invece, è dedicato alla musica classica. Si tratta del piano inferiore della galleria dove – vicino ai tavolini del bar – si esibiscono cantanti lirici o musicisti, spesso di strumenti ad arco. La qualità è decisamente alta, tanto che ci si chiede perché artisti di così grande talento non si trovino piuttosto su un vero palcoscenico. Molti di loro hanno con sé i propri CD, che mettono in vendita solitamente per cinque o dieci sterline. Che si voglia o meno acquistare la loro musica, consiglio comunque una sosta ai tavolini del bar. Oltre al ristoro e alla tregua dalle camminate estenuanti cui si sottopongono di norma i turisti, si assisterà sicuramente a uno spettacolo valido.
Colori inaspettati
Tornando indietro verso la metropolitana e girando a destra in Long Acre, si incrocia Endell Street: una stradina abbastanza anonima, se non fosse per due locali che attirano subito lo sguardo. Il primo è il pub Cross Keys, la cui entrata non può passare inosservata: l’ingresso all’interno va infatti quasi conquistato, facendosi strada tra piante e vasi di fiori, posti per terra, appesi e collocati ai lati dell’insegna. Meno maestoso il Rock & Sole Plance, che offre il tradizionale Fish & Chips: pesce fritto con patatine. Per quanto l’interno della friggitoria non abbia un arredamento particolarmente curato, le decorazioni esterne, con vasi di fiori appesi e lampadine colorate, abbelliscono l’angolo tra Endell Street e Short’s Gardens.
Girando in quest’ultima via, all’incrocio con Neal Street, salta subito all’occhio una vetrina monocromatica. E’ la vetrina di Origins, che vende prodotti per la cura del corpo. Tutte le confezioni delle referenze in vendita richiamano il verde del logo, dando così un’unica sfumatura all’intero negozio.
La corte del salutismo
Ma la vera festa per la vista è Neal’s Yard, una piccola corte cui si accede proseguendo lungo Short’s Gardens e prendendo la prima stradina sulla destra. Appena entrati, si ha l’impressione di essere in un altro mondo, in un luogo privilegiato in cui la vita sembra cambiare ritmo. Colori e luce ovunque. Arancioni, blu, verdi e viola convivono in un insieme contrastante, ma nello stesso tempo piacevole. Nonostante le sfumature violente, l’ambiente risulta in qualche modo rilassante. In effetti, Neal’s Yard è un angolino di città interamente dedicato al benessere.
Dimenticandosi della frenesia delle strade circostanti, ci si può sedere ai tavolini del Neal’s Yard Salad Bar per gustare una colazione o un pranzo salutistici: torte fresche artigianali, cucina vegetariana e veganiana (che non utilizza, cioè, carne, pesce, latte o uova); ricette prive di zucchero, frumento e lievito, per le sempre più numerose vittime delle intolleranze alimentari. Il tutto senza togliere il piacere di mangiare qualcosa di buono e saporito: particolarmente gustoso il tortino di polenta. Il relax continua nelle Therapy Rooms: una catena di centri benessere. Le terapie proposte sono sia fisiche che psicologiche: si può quindi usufruire di agopuntura, massaggi, riflessologia e aromaterapia, così come di ipnoterapia e corsi di meditazione.
Per chi vuole continuare il relax a casa propria, da The Walk-in Back Rub si trovano accessori per massaggi, New World vende CD di musica “new age”, cristalli e candele; non poteva certo mancare una farmacia omeopatica: Neal’s Yard Remedies.
Quando l’originalità cede il passo alla convenzione
Dopo questa parentesi salutistica, quasi in un universo parallelo, mi sono spostata in Carnaby Street, che si è rivelata una delusione. Quello che un tempo era colore folcloristico (negozi di abbigliamento quanto meno originali e punk che passeggiavano tra le vetrine) è rimasto solo sotto forma di tinte pastello sulle facciate degli edifici. Carnaby Street si è arresa alla convenzione e si presenta oggi come una qualsiasi strada commerciale di una qualsiasi città turistica.
Anche qui è arrivata la globalizzazione e spopolano i negozi monomarca: da Puma a Replay, fino a Hugo Boss. E’ stato persino costruito un centro commerciale in miniatura all’interno di una galleria: si chiama Kingly Court e propone principalmente abbigliamento e accessori. Almeno qui sembrano assenti le grandi firme imposte dalla moda.
E’ sempre Natale
Per trovare un luogo più originale, mi sono spostata in un altro centro commerciale: Hay’s Galleria, vicino alla fermata di London Bridge. Lo spazio tra negozi, bar e ristoranti (consiglio vivamente di provare la “Terrine Maison” di Café Rouge) è occupato da bancarelle di prodotti artigianali: gioielli, quadri, ceramiche. La stessa area viene utilizzata in estate e a Natale per ospitare concerti diurni.
A proposito di Natale, alla fine della galleria, in Tooley Street, si trova il Christmas Shop. Una vetrina rossa e verde, piena di luminarie e pupazzi di neve, attira la clientela durante tutto l’anno.
Sì, perché – nonostante i giorni e gli orari di apertura cambino a seconda della stagione – al Christmas Shop è possibile acquistare decorazioni natalizie anche ad agosto. L’interno è diviso per colori: rosso, oro, argento, persino nero. Si trovano palline e ogni genere di ninnoli da appendere all’albero; ghirlande, candele, biglietti d’auguri, carte per impacchettare, statuine e pupazzi di Babbo Natale, angeli e fate. Un vero paradiso per chi durante le feste ama trasformare la propria casa, addobbandola da cima a fondo.
Un concerto presentato dalle star
Finalmente è giunto il momento tanto atteso del concerto. L’interno sontuoso della Royal Albert Hall ha ospitato “Music from the movies”, una serata benefica dedicata alle musiche del compositore Patrick Doyle organizzata da Kenneth Branagh e dallo stesso Doyle, sopravvissuto alla leucemia. I fondi raccolti sono stati devoluti all’associazione Leukaemia Research per la ricerca contro i tumori del sangue.
Il programma prevedeva una selezione di brani, tratti da una decina dei film musicati dal compositore, presentati da varie personalità del cinema e del teatro inglese, che hanno approfittato dell’occasione per delineare il proprio rapporto professionale e di amicizia con Doyle, con racconti spesso ricchi di aneddoti.
Particolarmente divertenti gli interventi di Alan Rickman, Robbie Coltrane e Imelda Staunton. I discorsi e le esibizioni delle figlie del compositore, Nuala e Abigail, hanno regalato invece una parentesi di dolcezza.
La serata ha vantato anche la presenza di Kenneth Branagh e Derek Jacobi, che hanno portato la magia di Shakespeare sul palco, recitando due monologhi tratti rispettivamente da “Enrico V” e “Amleto”. La bravura e la passione dei due attori, le parole incalzanti del Bardo e la musica che diventava sempre più intensa, in un crescendo di pathos, hanno reso queste due esibizioni i momenti più emozionanti dell’intero concerto.
Lo spettacolo dopo lo spettacolo
Dopo lo show, perché non prolungare ancora un po’ l’atmosfera teatrale?
Una cena da Sarastro, in Drury Lane, è la conclusione più adatta a una serata in platea. Pubblicizzato in ogni brochure teatrale come “lo spettacolo dopo lo spettacolo”, Sarastro è un ristorante che vale la pena visitare, se non altro per guardarsi intorno. I tavoli, disposti a piano terra o al primo piano, in quelli che nei teatri d’opera verrebbero chiamati palchi, sono ricoperti da tovaglie di velluto rosso, viola, blu, verde. Tende, stucchi dorati e vari oggetti sparsi, persino appesi al soffitto, completano l’arredamento decisamente sopra le righe. Nelle serate di domenica e lunedì, oltre agli occhi, vengono allietate anche le orecchie: si organizzano infatti concerti di cantanti lirici.
Il menù prevede specialità mediterranee. Particolarmente buono l’ “hummus”: un patè di ceci e aglio. Tra i dolci, è da provare la “Baklava” turca, a base di pasta sfoglia, pistacchi e miele. Agli amanti dell’espresso sconsiglio invece di ordinare il caffè. Infine, per un po’ di “pepe” o, meglio, per farsi qualche risata, invito a visitare la toilette delle signore, per ammirare i disegni audaci alle pareti.