Giappone –
Esteso arcipelago di isole del Pacifico nord-occidentale (Hokkaido, Honshu, Kyushu, Shikoku le quattro più grandi) situato davanti a Russia, Cina e Corea, poco più grande del Belpaese ma con dentro circa centotrentamilioni di “musi gialli” (chi scrive ha visto almeno trecento volte -imparandone a memoria battute e terminologie – tutti i film sulla Guerra nel Pacifico tra Marines di John Wayne e i Banzai Nippon dell’ammiraglio Yamamoto; eppertanto sa, quasi, tutto quello che è successo tra il 7 dicembre 1941 (Pearl Harbour) e il 2 settembre 1945, resa dei Japs a Mac Arthur sulla “Missouri”, nella baia di Tokyo). Sempre sull’abbrivio dei citati trecento film, rimembranti quanto accaduto a Iwo Jima, Okinawa, Saipan, Tarawa, Guadalcanal ecc ecc (e se vivaddio almeno una volta uno può scrivere quello che pensa) si potrebbe anche commentare che (forse per la loro religione un filino decisa e burbera, si fa per dire) durante l’ultima Guerra mondiale i Giapponesi ne fecero di così grosse (l’eccidio di Nanchino 1937, l’eliminazione “a freddo” dei prigionieri alleati ecc. ) da far sembrare Hitler e Himmler una coppia di educande delle Orsoline.
Ma veniamo a oggi (che è meglio) e pensiamola positivamente ricordando Sony, Toyota, Hitachi, Honda. Sennò ci tocca commentare che gli attuali residenti all’ombra del Fujiyama (3776 metri sul livello del mare) invece di saltare i pasti aspettando il pucciniano “fil di fumo” (eppoi ricorrere alla loro grande specialità, l’Harakiri) scorrazzano nei mari di tutto il mondo (sono arrivati financo nel mite Adriatico) ad accoppare indiscriminatamente tonni e balene alla faccia dei divieti e senza dire “bà” (anzi, banzai).
Gibuti – Ex Costa dei Somali francese, grande come la Toscana, solo settecentomila abitanti: 700.000; non vale una seconda riga.
Giordania – Circa novantamila chilometri quadrati con più di cinque e meno di sei milioni di abitanti (valli a contare quelli che attraversano il deserto, senza il problema di mari o montagne, valli, posti di controllo, muri e filo spinato) nel centro del Medio Oriente (tra Siria, Irak, Arabia Saudita, Israele e Cisgiordania). E basta questa descrizione geografica e un minimo di conoscenza della storia contemporanea (si parla dei posti ex turchi, prima Guerra mondiale, Lawrence d’Arabia, attentati, faide tribali, beduini, veri o sedicenti discendenti del Profeta in lotta eccetera) per spiegare che ogni giorno in più vissuto dal loro re (dal 1999 Abdallah Ibn Husayn) è tutto di guadagnato.
E meno male, perché politicamente parlando si parla della parte migliore (o comunque meno sfigata) della dinastia degli Hascemiti, peraltro ben protetta dalla ben nota Legione Araba (fondata dal mitico generale british Glubb Pascià). In sede turistica la Giordania va vista perché (oltre a qualche vestigia romana ad Amman e a bagni di mare (Rosso, ad Aqaba) custodisce quella meraviglia di Petra, la famosa invenzione dei Nabatei premiata dall’Unesco.
Grecia – E’ troppo vicina al Belpaese e quindi conosciuta per far perdere tempo al cortese lettore. Ecco pertanto soltanto un paio, massimo tre, chiose su Grecia e Greci. Sono stati loro (i Greci antichi) a insegnare “tutto” (filosofia, arte, teatro ecc. ecc) ai Romani SPQR, perché loro erano gente colta e raffinata mentre i Romani erano soltanto soldatacci privi di gusto (anzi peggio: la salsaccia Garum doveva fare proprio schifo mentre sul vino Falerno allungato col miele meglio glissare). In segno di gratitudine per aver regalato tanto ben di dio intellettuale i Greci (quelli moderni) furono invasi (si fa per dire, non ci fecero nemmeno passare il confine e se non fosse stato per i Tedeschi col cavolo che saremmo mai arrivati ad Atene) dai Romani (quelli di Mussolini). Sono passati quasi settant’anni ma non si sa ancora bene il perché (si voleva “spezzare le reni alla Grecia”, quando il loro duce era un ammiratore del nostro). Quanto al Turismo, il gitante italico usa dire che sulle isole “va a dormire nelle case dei pescatori” ma in realtà si tratta di commercianti del paese o contadini: in Grecia di pescatori ce ne sono pochi (forse perché il mare non è assai pescoso; nessuno è perfetto).
Grenada – Meglio non chiedere all’umile estensore di queste schede come due isole caraibiche (Grenada 311 chilometri quadrati e Carriacou 33, vabbè più grandi, ma solo di poco, dell’isola Bella e dell’isola Pescatori sul nostrano lago Maggiore) possano essere diventate uno Stato indipendente e sovrano, pure accolto nell’Onu (nel cui locale dell’Assemblea ci starebbero, ancorché un po’ stretti, tutti i suoi centomila o poco più abitanti. Nell’ultimo trentennio, oltre che da un po’ di silenziosi turisti british e canadesi, Grenada è stata rumorosamente visitata dall’uragano Ivan (2004) e (1983) dai Marines figli di quelli capitanati da John Wayne nella “WWII” World War Two, finiti a Grenada per punire un dittatorello locale che aveva tentato di giurare eterno amore a Fidel.
Turismo (salvo quello british) ma va là, con quel rumore che c’è stato.
Guatemala – Un bel posto del Centro America, un terzo del Belpaese con dodici milioni di abitanti (più un milione e duecentomila guatemaltechi negli Usa) “ sinistra e a destra” il Pacifico e l’Atlantico, sopra il Messico e il Belize, sotto l’Honduras e El Salvador. Oltre al posto, bello il nome (così sembra allo scriba) dell’unità monetaria, il Quetzal. Ogni tanto vige qualche guerra civile però abbastanza “civile” (anni fa, recandosi al magnifico variopinto, coloratissimo mercato di Chichicastenango – da non perdere – chi scrive fu fermato a cinque o sei posti di blocco, metà dei “regolari” e metà dei guerriglieri, ma ricevette miglior trattamento di quello riservato dalla polizia yankee controllanti l’immigrazione negli aeroporti degli States). Se si parla di viaggi, il Guatemala è un po’ un’appendice turistica del Messico, mentre una volta (impero Spagnolo) costituiva un vero e proprio Virreinato (de Nueva Granada, voluto nel 1717 da Filippo V) importante come quelli “mejicano” e “peruano”.