Harry è un ragazzino di quattro anni, il più piccolo di cinque fratelli. Il padre, un ebreo immigrato dalla Polonia, lavora alle manifatture tessili, sperperando gran parte del suo salario al pub. La madre manda avanti la famiglia come può, ricorrendo a mille espedienti. La loro povera casa si allinea con altre simili su una strada di ciottoli di una cittadina industriale del nord dell’Inghilterra. “La nostra strada era, in apparenza, una delle tante… tutte terribilmente uguali…”. Di buon mattino, quando era ancora buio, si udiva la gente che andava a lavorare in quelle fabbriche, “battendo gli zoccoli ferrati sull’acciottolato con un suono e un ritmo che aveva l’andamento di una sinfonia”. Tutto avveniva inizio in modo piuttosto sommesso, quando le prime sparute paia di zoccoli uscivano di casa. Poi il rumore si faceva più forte, a mano a mano che la gente confluiva nelle strade, fino a diventare una tempesta di saluto… per poi affievolirsi e quando gli operai erano entrati nelle fabbriche scomparire.
Harry di solito restava sveglio, con gli occhi aperti nel buio ad ascoltare i rumori che venivano dalla strada. Una strada, quella dove vive Harry, come tante, ma solo in apparenza, perché al suo centro corre un muro invisibile: gli ebrei da una parte, i cristiani dall’altra. “Noi eravamo gli ebrei e loro i cristiani”. Due mondi con usanze, credenze, pregiudizi diversi si fronteggiano, quasi non fossero parte di un’unica realtà, quella della miseria.
La Prima guerra mondiale incombe, e con essa eventi che cambieranno per sempre la vita della famiglia, e quella della strada. Ma solo l’amore contrastato di Lily, la sorella maggiore di Harry, per Arthur, un ragazzo cristiano, sarà in grado di aprire una crepa nel muro, lasciando filtrare un raggio di luce.