Nuovi “amori” a cinque stelle?
Altro discorso è la libertà d’albergo. Finora i cubani non potevano accedere agli alberghi per turisti – quasi si trattasse di un reciproco caso d’inquinamento – e rarissimi, nelle varie località, erano gli hotel riservati ai residenti a Cuba, delle specie di “colonie” per famiglie di militari o di lavoratori delle diverse categorie.
Anche qui, però, la nuova legittimazione si scontra con un evidente paradosso economico: una camera d’albergo per stranieri può costare quanto un anno, un anno e mezzo del reddito di una famiglia. A parte i più “fortunati” (e poi vedremo di chi si tratta) nessun cubano di buon senso si sognerebbe di buttar via i propri risparmi in una notte a cinque stelle. La realtà forse è un’altra: finora i turisti non potevano accompagnarsi a una “signorina” cubana nel proprio albergo, se non dietro generose mance a portieri compiacenti; oggi sarà tutto più semplice.
Il turista era costretto, spesso su indicazione della stessa ragazza, ad appartarsi con lei in una “casa particular”, luoghi a pagamento equivoci, raramente puliti, spesso privi di acqua corrente, con bagni senza porta e water senza tavoletta. L’apertura degli alberghi porterà anche la conseguenza (voluta o no che fosse) di ridurre questa pratica di affittacamere compiacenti, che dava del Paese decisamente una pessima immagine.
Viaggiare, sogno ricorrente dei Cubani
Ma la vera, storica rivoluzione – se sarà confermata dai fatti – è la riforma che riguarda l’abolizione del visto di espatrio (la tanto odiata “tarjeta blanca”) e l’eliminazione della necessità di una “invitation” da parte dello straniero, richiesta per l’autorizzazione a intraprendere un viaggio. La tarjeta blanca ha un costo di un centinaio di euro, è rilasciata in tempi imprevedibili (settimane, mesi…) ed è sottoposta a restrizioni e discrezionalità. Viaggiare è il sogno di ogni cubano, ma l’apertura dovrebbe essere progressiva. In una prima fase dovrebbe riguardare i Paesi africani e dell’America latina, dove i rischi “ideologici” sono considerati meno insinuanti. Rimarranno le restrizioni per militari e funzionari del ministero dell’Interno, per ragioni comprensibili. Nemmeno i medici potranno viaggiare: sono considerati un patrimonio strategico dello Stato. Gli studenti potranno recarsi all’estero (come oggi) solo per il periodo di vacanze, pena la perdita degli studi, mentre i neo laureati potranno espatriare solo dopo aver compiuto il servizio sociale. Si tratta di una pratica di lavoro della durata di due anni, pagata una cifra pressoché simbolica (circa sette dollari al mese) con la quale lo studente “restituisce” allo Stato il beneficio che ha ottenuto gratuitamente dagli studi.
Questa ondata di novità è stata accolta, come dicevamo, con una certa
cautela dai cubani, i quali temono che si tratti di trabocchetti dello
Stato per individuare le persone che possiedono più denaro. Ci possono
essere, è vero, alti redditi del tutto legali: gli appartenenti alle
caste politiche e militari, per esempio; gli artisti, i musicisti, i
cineasti che lavorano anche all’estero, guadagnano cifre paragonabili a
quelle di un qualunque cittadino europeo. Poi ci sono tutte le famiglie
– e sono tantissime – che hanno familiari all’estero, dai quali
ricevono aiuti in denaro.
La catena della solidarietà, in un Paese
così povero, non s’interrompe mai e le rimesse degli emigrati si
spargono a macchia d’olio nei nuclei familiari diffondendo un barlume
di benessere.