Giovedì 25 Aprile 2024 - Anno XXII

Cuba “quasi” Libre

Da L’Avana le notizie arrivano a ritmo accelerato. Il governo di Raul Castro, succeduto nella guida del Paese al fratello Fidel, sta progressivamente aprendo Cuba a una serie di liberalizzazioni che fino a poco tempo fa erano semplicemente inimmaginabili

L'era del cellulare a Cuba
L’era del cellulare a Cuba

In poche settimane è stato reso possibile l’acquisto e il possesso di biciclette elettriche, di computer, lettori di dvd, elettrodomestici, telefoni cellulari.
Un’ondata di aperture alle quali i cubani, abituati alla grigia immobilità del regime, hanno reagito con cauto entusiasmo. Affollando, sì, i negozi e provocando lunghe code, ma anche sospettando che dietro misure così sorprendenti ci possa essere l’intento di “stanare” i più ricchi per poi sottoporli a una conseguente ondata di nuove tasse. Altre due liberalizzazioni – una promulgata, una ancora a livello di indiscrezione – rendono ancor più l’idea di come si stiano allentando i vincoli che per tanti anni hanno tenuto la popolazione imprigionata: ora i cubani possono accedere agli albeghi per turisti, e presto – se la notizia rimbalzata dai giornali spagnoli sarà confermata – potranno viaggiare: quest’ultimo è il sogno di tutti, nell’isola, e la caduta di barriere in questo senso, sarà il segno di un nuovo atteggiamento culturale, finalmente privo dei timori di “contaminazione” con diverse ideologie, della quale un cubano che viaggia è considerato facile vittima. 

Aria “nuova”, nell’Isla Grande

Raul Castro
Raul Castro

Tutto questo ha le sue radici nell’adesione di Cuba, avvenuta all’esordio dell’era di Raul, ai principi sui diritti umani dell’Onu. Una decisione storica, motivata con il minor peso rispetto al passato degli Stati Uniti negli appositi organismi, con la quale Cuba si è resa disponibile anche alle visite periodiche dei rappresentanti delle Nazioni Unite. Libertà di movimento e legittimazione a possedere prodotti che in ogni altro Paese, oltre che liberi, sono d’uso quotidiano, attengono in maniera diretta ai diritti dell’uomo e costituiscono i primi passi su un cammino che sarà ancora lungo. Perché Cuba, nonostante questi piccoli spiragli, resta ancora un luogo dove la vita dei cittadini è stretta fortemente da vincoli e da divieti, da anacronismi e da vere assurdità economiche e sociali.

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Dal “riquimbili” alle bici elettriche

Un taxi-bici per le vie di L'Avana
Un taxi-bici per le vie di L’Avana

Il successo delle biciclette elettriche è stato immediato, e così quello dei cellulari. Nei soli primi giorni di vendita a L’Avana sono stati acquistati un migliaio di quei mezzi a due ruote che a noi possono far sorridere, ma che confermano quanto nella capitale il problema della mobilità e dei trasporti sia sentito come una fortissima priorità. Sostituiscono il “riquimbili”, un comico mezzo frutto dell’inventiva cubana, che consisteva in una bicicletta alimentata da un motore di recupero, di qualunque misura o potenza; il riquimbili era pericolosissimo, perché la sua potenza era sproporzionata alla fragilità della struttura e alla debolezza dei freni, e così fu messo al bando.
Le biciclette elettriche sono di fabbricazione cinese e costano l’equivalente di un migliaio di dollari: una cifra colossale, se paragonata al salario medio di un cubano (quindici, venti dollari); ma è innegabile che anche in un Paese socialista che ha messo al bando le classi sociali, di classi sociali ne esistono almeno due: chi ha entrate extra e si può permettere acquisti nei negozi e nei supermercati internazionali, e chi no.

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