Fantasie meccaniche
Ecco allora che cosa può offrire Basel in termini di arte.
Basta andare sulla sponda destra del Reno, per raggiungere il Museo Tinguely (www.tinguely.ch) dedicato a Jean Tinguely (1925-1991) pittore e scultore svizzero.
“Ce n’est pas un musée comme les autres: il resonne du fracas du fer…tout y vit, on y rit, on s’émerveille” (non è un museo come gli altri: risuona del fracasso del ferro…tutto vive, si ride, ci si meraviglia…).
Già, le sculture meccaniche, vale a dire quelle composizioni che sferragliano, si complicano in movimenti non lineari o circolari, sembrano indicare il lato deforme delle macchine e indicano l’anarchia meccanica nel secolo della meccanica, dei movimenti sincronizzati e per di più nella patria dei meccanismi perfetti dell’orologio. L’ “Avanguardia meccanica”, l’arte che si sposta e spiazza, diventando “arte cinetica”, che non cattura il movimento, lo fa. Ruote, meccanismi flessibili, bracci sospesi, la gravità e l’inerzia, tutta l’ironia che va a colpire il sentimento di adorazione, novecentesco e germanico, per la meccanica. Qui, applicata a non sense, a scarti, con movimenti senza logica o finalità, diventa caricatura, riflessione su uomo e tecnica. Accanto a Tinguely, i suoi compagni di viaggio, da Nikki di Saint Phalle a Yves Klein, da Marcel Duchamps a Bernhard Luginbuhl. Intorno il contenitore di Mario Botta, anche lui svizzero e fuori delle righe. E gli alberi secolari del Parco della Solitude, e il lungoreno.
Il meglio dell’architettura e del design
Bisogna prendere un tram, il 6, per andare a Riehen, alla Fondazione Beyeler (www.beyeler.com). Questa volta è Renzo Piano ad aver pensato al contenitore, un edificio basso, con le pareti di pietra compensate da vetrate, il tutto immerso in un parco. Questo è l’omaggio alla collezione di Hildy e Ernst Beyeler e ai loro gusti in fatto di arte: Braque, Monet, Miró, Mondrian, Giacometti, Klee, Dubuffet, Léger e tutti i grandi nomi “fin de siècle-primo Novecento”. Un modo per celebrare la fine del figurativo e la nascita dell’astrattismo; un piccolo manuale di arte che fa comprendere i passaggi e le evoluzioni.
Terza tappa, in Germania, con il treno. A Weil am Rhein, il Vitra Design Museum (www.design-museum.de) è la testimonianza di Fehlbaum e Von Vegesack.
Il contenitore, innanzitutto. Decostruttivista, con la firma riconoscibilissima di Frank Gehry, vale a dire con le linee che procedono come in un frullatore. E, intorno, gli altri edifici di star dell’architettura, da Tadao Ando a Alvaro Siza, dall’ubiqua Zaha Hadid a Grimshaw. È nato come sistema comunicativo dell’azienda Vitra, impresa svizzera di design. E, facendo design, il miglior modo di dirlo è quello di offrire uno sguardo sul passato, sui maestri e sulle loro opere.
Da De Stijl, il movimento olandese di Piet Mondrian e Gerrit Rietveld (Red and blue chair, sedia Zigzag) alle Thonet viennesi, dalla Bauhaus di Dessau al design scanidinavo e italiano. Una piccola antologia del Novecento, con il passaggio all’arte applicata, al design come progetto.
Un’esplosione vitale di Musei
E poi ci sono, in città, il Kunstmuseum Basel (www.kunstmuseumbasel.ch) dedicato ai disegni e dipinti degli artisti del Reno tra XV e XVII, e all’arte del XIX-XX (Gauguin, Picasso, espressionismo tedesco, arte americana dai Cinquanta); Schaulager (www.schaulager.org) spazio dedicato al contemporaneo con mostre e esposizione delle opere della Fondazione Hoffmann; l’Architecturmuseum (www.architekturmuseum.ch) centro del dibattito urbanistico, con mostre, incontri, lezioni. E, ancora, con gli spazi di arte contemporanea della Kunsthalle Basel (www.kunsthallebasel.ch), il Museum für Gegenwartskunst (www.kunstmuseumbasel.ch) arte dai Sessanta; Skulpturhalle Basel (www.skulpturhalle.ch) ricca collezione di calchi in gesso di sculture; il Kunsthaus Baselland (www.kunsthausbaselland.ch), il Monastero di Shönthal (www.schoenthal.ch) con le sue sculture contemporanee. Senza dimenticare le numerosissime gallerie e l’arte in strada, come nel caso della “Fontana” di Tinguely (Theater Basel), dell’ “Hammering man” di Borovsky (Aeschenplatz) di “Intersection” di Serra (Theaterplatz).
E l’architettura. Oltre ai citati contenitori museali, la città è disseminata di palazzi e spazi disegnati da architetti famosi, come la Bri di Mario Botta, o la Messeturm di Morger & Dagelo. Basta dire che Herzog & de Meuron sono di qui.