Giovedì 6 Febbraio 2025 - Anno XXIII

Basilea: arte, architettura e “saper vivere”

Basilea

L’arte mondiale nella città del Reno. Un modo efficiente per ribadire con la forza delle idee la grande vocazione europea di un Paese, ironia della storia, “extra-comunitario”. Tutto, oggi, è BaselArt. Persino le caramelle e gli Europei di calcio

Il giardino delle erbe Ricola a Nenzlingen
Il giardino delle erbe Ricola a Nenzlingen

Rícola o Ricóla? Le caramelle più famose del mondo abitano qui.
Non proprio qui, a Basilea, città renana delle industrie farmaceutiche, ma appena più in campagna, a Laufen, un villaggio tranquillo a sudovest del cantone. E proprio il villaggio svela l’origine del nome, che rende un po’ superfluo il dibattito su dove mettere l’accento: ‘Ri’ sta per Richterich, il nome del fondatore, un pasticcere che nel 1940 ha messo a punto la ricetta; “Co” sta per “company”, “La” sta per Laufen.
E tutto quadra. La semplicità esportata. Come tutti sanno, si tratta di caramelle, cioè zucchero, aromatizzato in origine con tredici erbe, tra le quali piantaggine, sambuco, menta, timo, salvia, malva. Una panacea contro la tosse e la raucedine, con il valore aggiunto del marchio “Svizzera”, che nel linguaggio internazionale sottintende qualcosa di fatto bene. Buone le Ricola, e bello da vedere lo stabilimento, con il caramello che cola, affettato in quei quadrotti spigolosi. Ma ancora più bello è andare al principale “giardino Ricola”, nella vicina Nenzlingen, dove le erbe sono coltivate con in metodi “bio Suisse”. Qui ci aspetta un percorso-quiz sulle tracce visive e olfattive delle famose tredici erbe; un piacere che fa pregustare i sapori finali. Naturalmente, non tutte le erbe sono coltivate qui. Ci sono più di duecento aziende che se ne occupano, sparse nel territorio svizzero.
Ricola, anche se la più simpatica, non è la sola multinazionale di questo angolo di Svizzera. Novartis, Roche, Ciba sono nomi che tutti conoscono e che entrano nella vita quotidiana di molti.

Centro super attivo e internazionale

Basilea Il Municipio si affaccia sul Marktplatz, © Standort-Marketing, Basel
Il Municipio si affaccia sul Marktplatz, © Standort-Marketing, Basel

La città di Basilea, centosessantacinquemila abitanti, è la punta avanzata della Svizzera, che guarda a ovest alla Francia e a est alla Germania, cogliendo il meglio di entrambi. Con, in più, la solidità e il pragmatismo svizzeri. Che vuol dire anche capitali in abbondanza (assicurazioni, banche commerciali) politica fiscale incentivante, un sistema universitario che regge il passo. Non a caso Basilea è anche la patria dei collezionisti d’arte e si può permettere addirittura la più importante manifestazione d’arte mondiale, ArtBasel che, per sovrappiù, esporta a Miami (altro grande centro mondiale di capitali liberi). Insomma, la città, Basel Stadt, come il cantone con Riehen e Bettingen, hanno costruito un sistema integrato che funziona bene. Diventando così la regione economica più dinamica della Confederazione e tra le più competitive al mondo, con trecentomila persone, molte delle quali superqualificate, che trovano qui lavoro, venendo dall’Alsazia e dal Baden (trentamila pendolari) ma anche da altri centocinquanta Paesi.
Tasse basse, buoni trasporti (EuroAirport in Francia, ma per tre nazioni, una bella lezione per l’Italia settentrionale, con un aeroporto ogni cinquanta chilometri!) e un sistema universitario con perno nella Università locale (del 1460) ma con diramazioni nei vari istituti scientifici cittadini che ne fanno il centro svizzero per le scienze della vita e il centro farmaceutico europeo; e non potrebbe essere diversamente. E poi imprese biotecnologiche – la città è uno dei vertici della Bio Valley che va fino a Strasburgo – ma anche nanotecnologia, ict, energie rinnovabili, tutti i settori che contano e su cui i capitali convergono molto volentieri. A Basilea, il “piove sul bagnato” è realtà tangibile.

Figlia del Reno
Il ponte Mittlere Brücke sul Reno e la cattedrale Münster, © Standort-Marketing, Basel
Il ponte Mittlere Brücke sul Reno e la cattedrale Münster, © Standort-Marketing, Basel

Tutto questo si respira, fa parte dell’atmosfera urbana di Basilea. Che però cambia tenore se solo si sale alla Münster platz, con la cattedrale, gli ippocastani secolari e la Pfalz, la terrazza che guarda al Reno e le chiatte legate a un cavo per contrastare la corrente, che l’attraversano come nel Medioevo. E questo è molto svizzero: la Novartis e la chiatta, dove la seconda non è vezzo, ma radice profonda, un modo per dire che senza i traffici sul Reno non ci sarebbe mai stato tutto il resto.
Ma anche la vecchia città, quella che ha il suo fulcro in Marktplatz, con il Municipio in arenaria rossa, la grande torre, i decori trompe-l’oeil e che si sviulppa nel reticolo di stradine in salita, con tanti palazzi del XV e le centosettanta fontane.
E St.Alban, il quartiere vecchio, con il canale e i suoi vicoli.
Ma è sul Reno che si trova l’identità. Tra i bagnanti degli stabilimenti liberty, tra i traghettatori, sui lungo fiume, dove si vede la città delle due sponde.

Fantasie meccaniche
Jean Tinguely (1925-1991), Machine à dessiner No. 3, 1955, © 2008, ProLitteris, Zürich. © Photo: Christian Baur, Basel
Jean Tinguely (1925-1991), Machine à dessiner No. 3, 1955, © 2008, ProLitteris, Zürich. © Photo: Christian Baur, Basel

Ecco allora che cosa può offrire Basel in termini di arte.
Basta andare sulla sponda destra del Reno, per raggiungere il Museo Tinguely (www.tinguely.ch) dedicato a Jean Tinguely (1925-1991) pittore e scultore svizzero.
“Ce n’est pas un musée comme les autres: il resonne du fracas du fer…tout y vit, on y rit, on s’émerveille” (non è un museo come gli altri: risuona del fracasso del ferro…tutto vive, si ride, ci si meraviglia…).
Già, le sculture meccaniche, vale a dire quelle composizioni che sferragliano, si complicano in movimenti non lineari o circolari, sembrano indicare il lato deforme delle macchine e indicano l’anarchia meccanica nel secolo della meccanica, dei movimenti sincronizzati e per di più nella patria dei meccanismi perfetti dell’orologio. L’ “Avanguardia meccanica”, l’arte che si sposta e spiazza, diventando “arte cinetica”, che non cattura il movimento, lo fa. Ruote, meccanismi flessibili, bracci sospesi, la gravità e l’inerzia, tutta l’ironia che va a colpire il sentimento di adorazione, novecentesco e germanico, per la meccanica. Qui, applicata a non sense, a scarti, con movimenti senza logica o finalità, diventa caricatura, riflessione su uomo e tecnica. Accanto a Tinguely, i suoi compagni di viaggio, da Nikki di Saint Phalle a Yves Klein, da Marcel Duchamps a Bernhard Luginbuhl. Intorno il contenitore di Mario Botta, anche lui svizzero e fuori delle righe. E gli alberi secolari del Parco della Solitude, e il lungoreno.

Il meglio dell’architettura e del design
Fondazione Beyeler (Photo: T. Dix)
Fondazione Beyeler (Photo: T. Dix)

Bisogna prendere un tram, il 6, per andare a Riehen, alla Fondazione Beyeler (www.beyeler.com). Questa volta è Renzo Piano ad aver pensato al contenitore, un edificio basso, con le pareti di pietra compensate da vetrate, il tutto immerso in un parco. Questo è l’omaggio alla collezione di Hildy e Ernst Beyeler e ai loro gusti in fatto di arte: Braque, Monet, Miró, Mondrian, Giacometti, Klee, Dubuffet, Léger e tutti i grandi nomi “fin de siècle-primo Novecento”. Un modo per celebrare la fine del figurativo e la nascita dell’astrattismo; un piccolo manuale di arte che fa comprendere i passaggi e le evoluzioni.
Terza tappa, in Germania, con il treno. A Weil am Rhein, il Vitra Design Museum (www.design-museum.de) è la testimonianza di Fehlbaum e Von Vegesack.
Il contenitore, innanzitutto. Decostruttivista, con la firma riconoscibilissima di Frank Gehry, vale a dire con le linee che procedono come in un frullatore. E, intorno, gli altri edifici di star dell’architettura, da Tadao Ando a Alvaro Siza, dall’ubiqua Zaha Hadid a Grimshaw. È nato come sistema comunicativo dell’azienda Vitra, impresa svizzera di design. E, facendo design, il miglior modo di dirlo è quello di offrire uno sguardo sul passato, sui maestri e sulle loro opere.
Da De Stijl, il movimento olandese di Piet Mondrian e Gerrit Rietveld (Red and blue chair, sedia Zigzag) alle Thonet viennesi, dalla Bauhaus di Dessau al design scanidinavo e italiano. Una piccola antologia del Novecento, con il passaggio all’arte applicata, al design come progetto.

Un’esplosione vitale di Musei
Van Gogh, Le jardin de Daubigny, 1890, collezione Rudolf Staechelin presso il Kunstmuseum Basel
Van Gogh, Le jardin de Daubigny, 1890, collezione Rudolf Staechelin presso il Kunstmuseum Basel

E poi ci sono, in città, il Kunstmuseum Basilea (www.kunstmuseumbasel.ch) dedicato ai disegni e dipinti degli artisti del Reno tra XV e XVII, e all’arte del XIX-XX (Gauguin, Picasso, espressionismo tedesco, arte americana dai Cinquanta); Schaulager (www.schaulager.org) spazio dedicato al contemporaneo con mostre e esposizione delle opere della Fondazione Hoffmann; l’Architecturmuseum (www.architekturmuseum.ch) centro del dibattito urbanistico, con mostre, incontri, lezioni. E, ancora, con gli spazi di arte contemporanea della Kunsthalle Basel (www.kunsthallebasel.ch), il Museum für Gegenwartskunst (www.kunstmuseumbasel.ch) arte dai Sessanta; Skulpturhalle Basel (www.skulpturhalle.ch) ricca collezione di calchi in gesso di sculture; il Kunsthaus Baselland (www.kunsthausbaselland.ch), il Monastero di Shönthal (www.schoenthal.ch) con le sue sculture contemporanee. Senza dimenticare le numerosissime gallerie e l’arte in strada, come nel caso della “Fontana” di Tinguely (Theater di Basilea), dell’ “Hammering man” di Borovsky (Aeschenplatz) di “Intersection” di Serra (Theaterplatz).
E l’architettura. Oltre ai citati contenitori museali, la città è disseminata di palazzi e spazi disegnati da architetti famosi, come la Bri di Mario Botta, o la Messeturm di Morger & Dagelo. Basta dire che Herzog & de Meuron sono di qui.

Ogni cosa, sotto lo sguardo di Helvetia
Helvetia, la statua che guarda il Reno, © Standort-Marketing, Basel
Helvetia, la statua che guarda il Reno, © Standort-Marketing, Basel

ArtBasel è un po’ tutto questo. Viene da questo humus e a sua volta lo alimenta.
Trecento gallerie top da America, Asia, Europa, Australia; duemila artisti che coprono pittura, scultura, grafica, disegno, installazione, video, foto, in quella che il New York Times ha definito l’ “Olimpiade dell’Arte”.
Vale la pena respirare l’atmosfera della città durante questi cinque giorni di giugno, perché rappresenta un tuffo nelle forme ed espressioni artistiche del mondo, in una città che è internazionale per geografia e vocazione.
C’è un’ultima annotazione: Euro 2008. Si sono ridisegnati i “public viewing”, vale a dire le opportunità per chi non ha il biglietto per le partite, di vedere la tv insieme, in aree chiamate “Fan Zones”, accompagnati da musica, spettacoli, cibo e bevande. Tutto questo accade lungo il Reno, in una cornice magnifica.
Basilea è bella. Se proprio non siete convinti, lasciatevi prendere da Helvetia, la statua allegoria della Svizzera. Sta seduta al ponte Mittlere Brücke, e guarda il Reno.

Notizie utili

Basel Tourismus

telefono 0041 612686868, www.basel.com
Svizzera Turismo Milano
telefono 02 76317791, www.myswitzerland.com
ArtBasel
www.artbasel.com, dal 4 all’8 giugno

Hotel Victoria, Centralbahnplatz 3, Basel, telefono 0041 612707070, www.balehotels.ch;
Hotel Teufelhof, Leonhardsgraben 47, Basel, telefono 0041 612611010, www.teufelhof.com
Ristorante Bon Vivant, Zwingerstrasse 10, Basel, telefono 0041 613617900, www.bon-vivant.ch

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