Messico
– Sotto gli Stati Uniti (ma prima che i fieri Messicani si incazzino meglio precisare che si parla solo in termini geografici) sei volte e mezza l’Italia, quasi il doppio gli abitanti (più i “chiclanos” andati negli States a far si che Bush e la Metropolitana di New York parlino spagnolo, mentre a Los Angeles, ma solo in zona Hollywood, è rimasto ancora qualcuno che parla inglese).
Segni particolari: Mariachis, Tequila e Charreria (per saperne di più consultare articolo su Guadalajara – patria delle tre suddette grandi istituzioni messicane – ammannito dell’estensore di queste frivole righe). In Messico, poi, oltre al Bolero è nato (almeno) il settanta per cento delle canzoni più cantante nel pianeta (informarsi per credere: una prova? Cielito Lindo, Granada, Solamente una Vez, Sabor a Mi, ecc. ecc.) per cui chi va in Messico si diverte sempre perché “Canta y no llores”, perché “cantando se alegra el cielito…”. Attenti però a “dove si va” (in Messico):
per andare su una spiaggia e tornare indietro con (di messicano) nella testa soltanto il mega-sombrerone con fregi e paillettes (e non aver visto niente) tanto vale andare a Torre Pedrera o Gatteo a Mare (perché il Messico, vabbè, è bellissimo, ma, onestamente, tajadèl e castrato sono meglio di Tacos ed Enchiladas).
Que Viva Mexico (lo filmò già Eisenstein nel 1931)!