Automobili zoomorfe
Verso mezzogiorno, la Piazza del Tahrir, vicino al museo egizio, è completamente paralizzata.
Il concerto dei clacson delle vetture rende l’atmosfera snervante. E’ l’ora di punta: il Cairo sembra soffocare nella morsa di un milione e mezzo di automobili.
Sulle arterie più lontane dal centro, gli automobilisti colpiti dalla sindrome del “volante”, scorazzano a tutto gas. Spiegano i sociologi che “guidando ad una velocità supersonica, l’egiziano si concede una temporanea evasione da una società eccessivamente rigida e troppo oppressiva”. Il possesso di un’automobile, nella corsa al consumismo, rappresenta lo “status symbol” principale. E non è un caso se alle automobili vengono dati dei soprannomi zoomorfi: la Peugeot 504 è chiamata “kanzira” (scrofa); la Mercedes 220 la “coccodrilla”, e così di seguito.
I proprietari di questi quadrupedi a motore appartengono principalmente a due categorie: quelli che hanno trascorso anni di emigrazione nei Paesi del Golfo e i “nuovi ricchi” dell’epoca dell’ “infitah”, liberalizzazione economica promossa da Sadat dai primi anni Ottanta.
Caffè e ritrovi, luoghi d’incontro
Di sera, il flusso incessante degli egiziani si sposta verso i caffè e i locali pubblici.
In gran parte di questi posti è ancora in vigore la tradizione turca e alle donne è vietato l’ingresso.
Solo nei caffè europei e in quelli gestiti da armeni, greci e slavi si possono incontrare donne, in genere appartenenti alla borghesia locale. I caffè sono il centro della vita sociale egiziana. Qui si combinano affari, si risolvono controversie, si contrattano matrimoni. Ma qui si svolge anche un’attività di tipo culturale e politico: i caffè hanno spesso ospitato riunioni di intellettuali, dibattiti, mostre.
Ogni quartiere, ogni strada ha il suo caffè, il cui stile riflette fedelmente lo status dei suoi clienti.
Nei caffè egiziani in genere si consumano solo bevande: tè e karkadè, ma anche le numerose tisane orientali, con molte spezie. I nuovi ricchi, però, preferiscono i nights e i casinò, ospitati all’interno dei grandi alberghi, oppure i chiassosi locali notturni che si trovano lungo la via delle Piramidi, alcuni dei quali, in questi ultimi anni, sono stati incendiati dagli integralisti islamici che vi vedono l’infernale impronta dei vizi dell’Occidente.
Supermarket e Suk, acquisti differenziati
I nuovi night all’europea e i vecchi caffè arabi sono un esempio piccolo, tuttavia molto appariscente, del dualismo che anima tutta la società egiziana, la cui espressione più eclatante e più sentita dai cittadini cairoti riguarda il mercato degli alimentari. Anche all’osservatore più superficiale appare stridente il contrasto fra i grandi supermercati dei quartieri residenziali, ricchi di merci e beni voluttuari e gli spacci governativi dove, a qualunque ora del giorno, file di persone cercano di conquistarsi qualcuno dei prodotti in vendita a prezzi calmierati. Accanto ai caffè, un altro luogo di grande socializzazione presente in ogni quartiere del Cairo è il “suk”, il popolare mercato all’aperto.
Vi si vende e compra di tutto, naturalmente. Ma più che dalle merci, il fascino del suk è dato dall’affollamento di gente di ogni condizione, dagli odori, colori, rumori che restituiscono tutta l’intensità della vita quotidiana. Girare tra suk e caffè è in effetti il modo migliore per conoscere l’Egitto e gli egiziani.