Ma chi vuole un contatto meno diretto, deve salire anche a Hochgurgl, fino al Top Mountain Star, un ristorante circolare e panoramico, ai 3082 metri del Wurmkogl.
Si pranza o si prende l’aperitivo circondati da montagne, a 360 gradi, ancora una volta fino alla Marmolada.
Da Sölden si deve provare la funivia verso il Gaislachkogel, o quella per Hochsölden-Rotkogl per i magnifici panorami che sanno offrire, per i sentieri (a piedi, in mountain bike) per una escursione a Gampealm, alpe dove diversi scultori lavorano ed espongono all’aperto.
Vent è proprio sotto la Wildspitze (3774 metri, la più alta del Tirolo). È un classico paesino di montagna, dove si respira l’atmosfera di un tempo, con la sua seggiovia e i suoi sentieri. Il curato di questo paese, Franz Senn, è stato il fondatore nel 1896 del Club Alpino austro-tedesco.
Fiumi impetuosi e laghetti accoglienti
L’acqua che scorre offre bei panorami. A partire da quella spettacolare cascata, la Stuibenfall, che si getta dal balcone di Niederthai verso la valle, per centocinquantanove metri, la più alta del Tirolo. Ci sono sentieri spettacolari che la costeggiano e che la sovrastano. La piccola valle laterale di Niederthai è un piccolo incanto, con il paesino e i suoi prati e sentieri.
Anche il lago, il Piburger See, sopra Ötz, tra i più caldi del Tirolo, offre scorci romantici, la possibilità di nuotare e di andare in barca a remi.
Ma c’è un contatto con l’acqua molto più diretto. La valle è percorsa dall’Ötztaler Ache, che a sua volta raccoglie i torrenti laterali. E poi c’è l’Inn. Percorsi d’acqua che offrono possibilità di confrontarsi con difficoltà diverse: una corrente facile facile, le rapide di vario grado, le gole, le forre, gli scivoli di un torrentello.
Canoa, kayak, rafting e canyoning; basta sapersi mettere in discussione. Il canyoning, in particolare, merita di essere raccontato.
Discese sull’acqua: emozioni uniche
La vestizione è un modo per esorcizzare la paura. Si prendono le mute, gli stivaletti, i giubbotti salvagente, l’imbragatura e l’elmetto, ritirandoli dal magazzino e dalle veloci mani dei ragazzi del Rafting Center Bruno Pezzey di Silz.
Poi, ci si veste tutti insieme, notando come i corpi ingabbiati in quelle elastiche armature tendano ad annullare le differenze di forma. Si sale sul furgone e ci si avvia verso la montagna e una “ferita” umida nella roccia che si chiama torrente.
Lì è il luogo. Il canyoning è l’imitazione dell’acqua, del suo cammino a valle, determinato dalla gravità e dalla materia: si affrontano le stesse rocce, gli stessi salti, gli stessi ristagni. Si vuole cioè sfidare l’organizzazione “naturale” della natura, come faceva Leonardo con la sua “macchina volante”. Forse non tutti i partecipanti all’impresa ne sono coscienti, ma il sentimento prevalente è la paura controllata, quella leggera diffidenza verso le proprie capacità che ha come contraltare una fiducia illimitata nell’aiuto e nella preparazione degli accompagnatori-istruttori.