Panamà
– In spagnolo con accento sull’ultima “a”. E’ il posto del Canale e del cappello di paglia (che nel centro sud America si chiama Jipijapa ed è in realtà fatto nell’Ecuador, a Montecristi). Panamà, un quarto del Belpaese, solo tre milioni e mezzo di abitanti, era in realtà (fino a inizi Novecento) una provincia della Colombia, dopodiché gli Yankees (vogliosi di aprirvi il Canale e di tenerselo ben stretto sotto controllo, come accaduto fino allo scorso 2000) pensarono bene di “convincere” quelli del territorio a “staccarsi” da Bogotà. Andarci? Se si passa dalle parti del centro America, il posto va visto (in un paio di giorni); la metropoli è intrigante, il Canale è una Highlight turistica, a Portobello sul Caribe vestigia storiche della città spagnola distrutta da quel balosso di Morgan il Pirata.
Papua Nuova Guinea – “Sopra l’Australia”, sbrigativamente PNG alias Papua (ex colonia britannica) e (“metà destra” dell’isola) Nuova Guinea (ex colonia tedesca) il tutto finito all’Australia (di cui è tuttora una sorta di protettorato, ancorché formalmente indipendente dal 1975). Grande una volta e mezzo il Belpaese (ma sono in meno di sei milioni) capitale Port Moresby. Bella destinazione per chi ama conoscere le cose interessanti del mondo (folclore di variopinte tribù sugli Altipiani, immenso il bacino fluviale del Sepik, alcuni posti non ancora calpestati o solo parzialmente dal sedicente uomo civile); culture (ancora per quanto? ma fortunatamente i charter con turisti tarderanno ancora molto ad arrivarvi) ancora accettabilmente preservate. Alla PNG appartengono le isole Trobriand, celebri (per chi ama la scienza) perché laboratorio sperimentale dell’antropologo Bronislaw Malinowsky (1884-1942) alla scoperta di culture primordiali non occidentali.
Paraguay – Tra Bolivia, Argentina e Brasile, qualcuno forse lo ricorderà “grazie” al suo presidente Stroessner (modellino di virtù democratiche), quattrocentomila chilometri qyadrati per quasi sei milioni di Guaranì (gente guerriera con le contropalle: a fine Ottocento si misero in testa di fare la guerra a Brasile, Argentina e Uruguay messi assieme – come un lattante che volesse menare Tyson – col risultato che piuttosto di smetterla tutti i maschi si fecero accoppare, o quasi, tra i 12 e i 60 anni, tanto da doversi cambiare la costituzione e legalizzare il matriarcato.
Leggere il bel libro di Manlio Cancogni “Francisco Solano Lopez, il Napoleone del Mar del Plata”). Quanto ad andarci, salvo paesaggi lungo il fiume Paraguay e le steppe desertiche del Chaco non possiede grande “appeal” (più interessanti i Paesi confinanti).
Perù – Una curiosità: quando si parla di ricchezze gli Italiani dicono (o almeno dicevano, antàn) “vale un Perù” mentre gli Spagnoli dicono “vale un Potosì”.
E hanno ragione gli Spagnoli, perché a Potosì (Bolivia) impiegarono secoli per ripulire un’intera montagna d’argento, mentre nel Perù non trovarono molto da cuccare (e il famoso tesoro degli Inca arrivava da tante parti dell’impero).
Ma bando all’esecranda fame dell’oro e si pensi a un Paese quattro volte (e oltre) più grande dell’Italia, con solo ventotto milioni di abitanti, tra il Pacifico (a sinistra e, dall’alto in basso, in senso orario, Ecuador, Colombia, Brasile, Bolivia e Cile) e le maestose, vulcaniche Ande. Conta pure su una bella parte “amazzonica” (Iquitos) eppoi vanta Cusco, Macchu Picchu, Arequipa e il lago Titicaca. Roba, quindi, da andarci prima possibile. A Lima, Plaza de Toros del Acho, la più antica del sud America.
Polonia – Ne sapevamo già qualcosa prima dell’arrivo di papa “Voitìua”, dopodiché non abbiamo più avuto segreti su ‘sto povero sfigato Paese (sistemato tra le “panzerdivisionen” tedesche e l’ingordo orso russo: stavano attenti a sinistra e gli entravano in casa da destra, stavano attenti a destra e Hitler, con la scusa di Danzica, li invadeva da sinistra; e c’è chi si domanda perché la Polonia ha goduto l’indipendenza a singhiozzo). Grande quasi come lo Stivale, ma con venti milioni di gente in meno. Polacchi noti oltre a Vojtyla, Walesa (Uauènsa, alias Solidarnosc), Maria Waleska (Greta Garbo, grande amore di Napoleone-Charles Boyer) e il calciatore Boniek (capofila dei polacchi che invece di attraversare l’Atlantico, l’America l’hanno trovata a Roma). Andarci? Mah (con tutto il rispetto, in Europa c’è di meglio). Anche perch[ dal punto di vista gastronomico i polacchi sono pure battuti dai tedeschi (il che è tutto dire). Non male invece la Vodka Wyborowa (e c’è pure la Zubrowka, “bruciabusecche” con dentro un filo d’erba e l’etichetta con su un bisonte, no comment).