Mercoledì 30 Ottobre 2024 - Anno XXII

Algeri. Desiderio d’aperture

Città bellissima, profondamente mediterranea, profondamente araba. Con i monti dell’Atlante, le etnie berbere, il retaggio francese. L’angoscia strisciante dei recenti anni bui non sopisce il desiderio di aprirsi all’Europa, di accogliere visitatori

Veduta di Algeri
Veduta di Algeri

La visione d’assieme di Algeri e della sua baia, con le case vecchie della Casbah abbarbicate sul promontorio ovest per chi guarda verso il mare e i nuovi palazzoni eretti in splendido disordine che rubano giorno dopo giorno spazio e verde alle colline dell’entroterra, fa pensare subito a due città che si affacciano sull’altra sponda del Mediterraneo: Genova e Marsiglia.
Non a caso sia Genova che Marsiglia, da sempre porti trafficati e quindi aperti alle influenze etniche del mondo, denunciano, specie nei vecchi quartieri del centro storico e in quelli direttamente a ridosso del porto, un’atmosfera tutta particolare: comune, è vero, alle città di mare, ma ad Algeri più marcata che altrove; vociante e insieme silenziosa, sporca e tuttavia gradevole, densamente popolata ma anche spettrale, specie quando scende il buio della notte.
In altre parole, un’atmosfera esotica che tuttavia conserva bagliori europei. 

Capitale decentrata

Venditori di pane per le strade (Foto: Scott Fitzsimmons)
Venditori di pane per le strade (Foto: Scott Fitzsimmons)

Ad Algeri, naturalmente, questi caratteri distintivi si intensificano perché la capitale d’Algeria è un vero coacervo di genti diverse e oggi, più che mai, è città intensamente araba, anche se le tracce della lunga permanenza francese sono tuttora evidenti negli eleganti palazzi del centro, nei locali frequentati da una gioventù moderna e vivace che lascia capire come il retaggio europeo faccia oramai parte del modo di vivere degli algerini.
Algeri è il cuore, l’unico cuore, di una immensa nazione che si estende dall’antico Mare Nostrum – notevoli le vestigia della presenza romana, quando l’area parlava solo dialetti berberi e latino – giù sino agli spazi infiniti del Sahara, a toccare i confini del Mali, del Niger, della Libia.
Algeri è la porta d’ingresso di questa terra bellissima dalle molteplici diversità fisiche. La costa mediterranea assomiglia per molti versi a quelle della Spagna, dell’Italia, con una vegetazione che ritroviamo sui nostri monti costieri, ulivo compreso, con piccole e grandi insenature ad orlare circa duemila chilometri di mare. Lo sviluppo futuro, per ora solo vagheggiato dalle autorità locali, prevede la costruzione di alberghi, di villaggi dotati di tutti i comfort, con la certezza di poter attirare moltitudini di vacanzieri. Per il momento è solo una speranza, considerati i problemi che la nazione vive ormai da molti anni e la costa rimane vergine o quasi; l’unica attività di un certo rilievo è la pesca, molto praticata.

LEGGI ANCHE  Honduras: così lontano, così sconosciuto

Algeri, sogno ricorrente

Città profondamente musulmana
Città profondamente musulmana

I monti interni del piccolo e grande Atlante (Telliano e Sahariano) sono lo specchio vero dell’Algeria; ne costituiscono insieme l’anima rurale e il serbatoio di braccia che gravita sulla capitale; moltissimi sono i pendolari di questo via vai dalle campagne dell’interno alla grande città. Vengono al mattino, lavorano in fabbrica o nell’edilizia, esercitano i commerci e alla sera fanno ritorno ai loro piccoli centri, nei quali non sempre si possono dormire sonni tranquilli, in attesa di ripetere il rito, il giorno dopo.
Il venerdì arriva come una benedizione: il richiamo lamentoso del muezzin, la preghiera nella moschea, il pranzo in famiglia, i figli da sorvegliare (anche i giochi di strada non sono esenti da pericoli) la televisione. Per evitare questa vita di sacrifici, c’è la possibilità di trasferirsi nella capitale in via definitiva; qualche buco nei casamenti delle vaste zone suburbane, divorate dalla frenesia edilizia, lo si trova sempre. Ecco perché Algeri supera i tre milioni di abitanti, sui circa trentacinque che popolano l’intero Paese; ecco perché il novantadue per cento degli abitanti sono confinati nelle fertili regioni del nord, mentre gli altri sono sparpagliati nel resto desertico del Paese che costituisce il secondo, interessante aspetto dell’Algeria. Parrebbe un controsenso (il deserto è solo deserto!); invece no, perché la mutevole realtà di queste terre solo all’apparenza “morte”, pulsa incredibilmente di vita.

Condividi sui social: