Martedì 21 Maggio 2024 - Anno XXII

Algeri. Desiderio d’aperture

Città bellissima, profondamente mediterranea, profondamente araba. Con i monti dell’Atlante, le etnie berbere, il retaggio francese. L’angoscia strisciante dei recenti anni bui non sopisce il desiderio di aprirsi all’Europa, di accogliere visitatori

Fallimento dei “civili”

Un caffè in Place Port Said
Un caffè in Place Port Said

Entrata in crisi l’oligarchia militare, lontani gli anni eroici della liberazione, le giovani generazioni hanno preso possesso delle leve di potere dichiarando “il re siamo noi”. Molti di questi giovani, invecchiati, sono ancora nei posti di comando. Ai privilegi dei militari sono subentrati quelli dei civili, sino a giungere all’inizio della catastrofe attuale, quando i militari hanno rivendicato il loro ruolo originario e per evitare di dover rendere conto di quanto avevano fatto o ancora facevano, si sono schierati contro la società civile nella sua totalità; risultato: cinquecento morti, all’inizio dell’autunno del 1988, nella sola Algeri, tra i quali coloro che venivano definiti dai militari i “democratici di paccottiglia” (i civili) e i “fanatici di Dio” (gli islamici).

Integralismo religioso

Moschea (Foto: Damien Boilley)
Moschea (Foto: Damien Boilley)

Racconta Omar che questo è nato e si è sviluppato in maniera inizialmente sommessa e strisciante, per mezzo di un proselitismo fra la gente esercitato all’uscita delle moschee e successivamente anche al loro interno.
All’anno 1970 risale la fondazione della prima associazione islamica. Nel nome di Allah e in contrapposizione ai valori occidentali, gli uomini dei Gruppi Islamici Armati (GIA) si sono proposti come redentori e giustizieri insieme. Quando la gente ha cominciato a capire che anche questo movimento aveva capi maggiormente dediti alla mafia politico-finanziaria, piuttosto che ai comandamenti divini, era troppo tardi per uscirne. Chi lo ha fatto, ha pagato di persona o ha subito, impotente, le vendette trasversali a danno di amici, parenti, figli. Infine, l’integralismo di identità di coloro che ancora vagheggiano un legame con la madre patria francese e che parlano di una “invasione araba” del Maghreb. Sono stati oltre un milione, tra francesi e stranieri, coloro che hanno abbandonato l’Algeria dopo la guerra di liberazione.
Gente, sostiene Omar, che vive ancora oggi disancorata da una realtà sociale che è mutata radicalmente, arabizzandosi.

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Aspettando gli Europei…

Navi da crociera attendono di entrare nel porto
Navi da crociera attendono di entrare nel porto

Omar mi conduce sulla collina che sovrasta la baia sulla quale si erge il grandioso e per certi versi inquietante monumento dedicato agli eroi della guerra di liberazione: tre altissime lame di cemento che si inarcano dalla base per riunirsi alla sommità.
Con le prime luci della sera, Algeri si illumina. La baia brulica di natanti e la preghiera del muezzin si diffonde nei vari quartieri.
Bellissima città per un turista, Algeri. Omar è certo che il turismo esploderà nei prossimi anni e la sua città, il suo Paese, figureranno a buon diritto nei cataloghi dei tour operator di tutta Europa.
E’ così bella e così dolce, la capitale, con i piedi a bagnomaria nel Mediterraneo.

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