3 settembre
– Quella di oggi è stata una mattinata di botta e risposta in tv sul caso Alitalia. Ai microfoni di “Panorama del giorno”, la trasmissione di Maurizio Belpietro su canale 5, il ministro del Lavoro Maurizio Sacconi, alla domanda sui possibili 4.500 esuberi, ha risposto che “non è ancora stato definito esattamente il numero dei lavoratori che saranno ricollocati in attività diverse dalla Nuova Alitalia”. E ha aggiunto che “non abbiamo mai pensato che i lavoratori in esubero potessero essere ricollocati nella Pubblica Amministrazione. Fin dal primo giorno – ha sottolineato il ministro – abbiamo indicato il settore privato”.
Brunetta, “Avanti senza l’intesa con i sindacati”
Su un’altra rete, La7, intervenendo a Omnibus Estate, anche il ministro della Funzione Pubblica, Renato Brunetta, ha detto la sua sul piano di salvataggio di Alitalia che “deve andare avanti, anche senza l’intesa con i sindacati”. “Io – ha precisato il ministro – non avrei mai detto ‘salta tutto se il sindacato non è d’accordo’: per niente, si va avanti!”. “Vorrei ricordare – ha detto Brunetta – che la situazione di Alitalia è il prodotto di cattiva politica certamente, ma anche di cattivo sindacato”. Affermazioni che arrivano alla vigilia del nuovo incontro tra il Governo e le nove sigle sindacali della compagnia. Domani sul tavolo sarà presentato il nuovo piano industriale della nuova compagnia. Intanto Roberto Colaninno, presidente di Cai (la nuova Compagnia Aerea Italiana), oggi è volato a Bruxelles per discutere con i Tecnici della direzione Trasporti della bad company e del prestito ponte.
Crisi da un miliardo
Un miliardo di euro. È quanto sarebbe costata la crisi Alitalia secondo lo studio dell’Istituto Bruno Leoni. La ricerca di Andrea Giurcin analizza i punti critici della “travagliata operazione” e sottolinea come “aver privatizzato in questa maniera danneggi gravemente sia i contribuenti (a causa degli esuberi e degli oneri rimasti in capo al Tesoro), che i consumatori (poiché la fusione con Air One è accompagnata da una sospensione delle norme Antitrust)”.
La nascita della Cai, la Compagnia Aerea Italiana, aggiunge il ricercatore, “vale meno del 3% del traffico aereo”, “allontana ancor di più l’apertura del traffico intercontinentale e vi sono cupe nubi all’orizzonte anche per Malpensa e Fiumicino, che si trovano con un monopolista che taglia collegamenti mentre vi sono ostacoli all’arrivo di competitori”.