Venerdì 22 Novembre 2024 - Anno XXII

“Campania Felix” tra monumenti, arte, cultura e mozzarella

Il “furbissimo” Don Gesualdo di Taurasi Castello di Taurasi Esaurita con la Mozzarella (beninteso di Bufala) anche la parte eno-gastronomica (ma come già accennato in precedenza, perché – nelle zone campagnole dotate di sani prodotti dei campi e quindi di piatti “caserecci” – non parlare di “Cucina” invece che di eno-gastronomia?) sembra chiaro che alla provincia di Caserta non ci sia, turisticamente, più nulla da chiedere. È quindi il caso di emigrare verso est e puntare su Taurasi, provincia di Avellino, nel cui Castello visse un gran bel personaggio, il principe Carlo Gesualdo, madrigalista e compositore di musica polifonica, nipote … Leggi tutto

Il “furbissimo” Don Gesualdo di Taurasi

Castello di Taurasi
Castello di Taurasi

Esaurita con la Mozzarella (beninteso di Bufala) anche la parte eno-gastronomica (ma come già accennato in precedenza, perché – nelle zone campagnole dotate di sani prodotti dei campi e quindi di piatti “caserecci” – non parlare di “Cucina” invece che di eno-gastronomia?) sembra chiaro che alla provincia di Caserta non ci sia, turisticamente, più nulla da chiedere. È quindi il caso di emigrare verso est e puntare su Taurasi, provincia di Avellino, nel cui Castello visse un gran bel personaggio, il principe Carlo Gesualdo, madrigalista e compositore di musica polifonica, nipote di San Carlo Borromeo e sposo della ferrarese Eleonora d’Este, non prima di aver fatto fuori la moglie Maria D’Avalos (storica famiglia de España) mercè una sorta di “divorzio all’italiana ante litteram” meritante un cenno. Ben al corrente della tresca amorosa tra la mogliera fedifraga e Fabrizio Carafa duca d’Andria e conte di Ruvo, il Gesualdo disse furbescamente che sarebbe andato a caccia per un paio di giorni e invece si nascose nell’avito maniero e cuccò gli amanti ben insediati nel talamo famigliare. Per inciso, il suo citato, secondo matrimonio non tardò molto tempo a venire, datosi che il Vicerè spagnolo provvide ipso facto ad assolvere il nipote del “San Carlone” (statua ad Arona) non tanto perché “noblesse oblige” quanto (e nel codice italico questa “legge” sarebbe sopravvissuta per altri quattro secoli) per “giusta causa”.

Aglianico, Benevento longobarda, Sant’Agata dei Goti

Sant’Agata dei Goti
Sant’Agata dei Goti

Tornando al turismo, nel Castello, teatro di sì tante gesta e corna è stato da poco inaugurata una Enoteca Regionale nel nome del divino nettare locale, l’Aglianico. Grande vino dalla non inferiore nobiltà, ma per saperne di più il viaggiatore si rechi in visita e se c’è attacchi il discorso (nessun problema, è uomo alla mano e di grandissimo humour) con l’ineffabile Antonio Caggiano, produttore eccelso del sullodato vino (nonché grande fotografo – nel senso di artista – di opimi vigneti e di gran bei nudi femminili). 
“Last but not least” laddove si intende che le mete turistiche del Beneventano appaiono all’ultimo posto solo perché visitate per ultime, il viaggiatore concluda il tour nel nordest della Campania dedicando l’attenzione sui non molti (ma interessanti) monumenti di Benevento (il Teatro Romano, l’Arco di Traiano, la longobarda chiesa di Santa Sofia e la Rocca dei Rettori). E compirà uno stop a Solopaca per una visita del Meg (Museo Eno Gastronomico) fosse solo per imparare (sono infatti mostrate sofisticazioni e adulterazioni) a non farci fregare dai “falsi” che quotidianamente ci tocca ingurgitare (vino al metanolo, mozzarella alla diossina e chi più ne ha più ne metta …). 
Non facoltativa ma un “must”, un obbligo, è invece una sosta con pacata visita di Sant’Agata dei Goti, una località davvero notevole perché contiene ciò che una vera meta turistica deve offrire: monumenti, posizione naturale, storia, tradizioni (e gastronomia, ma perché non dire, più realisticamente – Viva il casereccio “Cucina”, Abbasso le cosiddette “Rivisitazioni Elaborate”).
(seconda puntata – fine)

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