Venerdì 11 Ottobre 2024 - Anno XXII

Amiata e dintorni, antico vulcano dai cento tesori

Amiata foto Oleg Krivolapov, CC BY-SA 3.0, https://commons.wikimedia.org/w/index.php?curid=54807537

Un monte di 1.737 metri, sviluppatosi trecentomila anni fa su un basamento di calcare. Acque calde e bagni termali, miniere e boschi di abeti, castagni e faggi al centro di un territorio di rara bellezza e ricchezza di prodotti tipici

Amiata Castel del Piano foto Zyance - Opera propria, CC BY-SA 3.0, https://commons.wikimedia.org/w/index.php?curid=4081903
Castel del Piano (foto: Zyance – CC BY-SA 3.0, https://commons.wikimedia.org/w/index.php?curid=4081903)

Se si sale alla grande Croce in ferro del 1910 in vetta al Monte Amiata, a 1.737 metri, a cavallo tra le province di Siena e Grosseto, il panorama offre un piccolo atlante dell’Italia centrale, da Siena al Gran Sasso, dal Trasimeno al Giglio. Il faggeto, corona intermedia e terminale del monte, è forse la parte più suggestiva. Quella che regala scorci bellissimi, sia per l’eleganza dell’albero sia per un sottobosco “soffice”. Intorno, si sviluppano le strade, che sono percorribili anche in bici; sono quattordici percorsi (di una giornata) ad anello intorno alla montagna, da otto a cento chilometri.

I più corti per confrontarsi con il bosco appenninico, portano a scoprire la fascia dei castagni e quella sommitale dei faggi, in tre diverse aree: Abbadia, Santa Fiora, Arcidosso-Castel del Piano. I più lunghi sconfinano su vicini importanti: le Crete Senesi o i Borghi del Tufo maremmani.

Il regno verde dei castagni

Castagni dell'Amiata
Castagni dell’Amiata

Non ci si pensa, ma il castagno (Castanea sativa) è una pianta selezionata nei secoli, coltivata e curata. Così come per vite e ulivo, esiste un paesaggio del castagno che ora l’Unione Europea tutela, definendo i silvicoltori che se ne occupano, “giardinieri del paesaggio”.
È un bel dire! In questo contesto, la fascia intermedia dell’Amiata è un caso notevolissimo.
Castagni da frutto e piante secolari, vecchie anche cinquecento anni e di otto metri di circonferenza, detti castagni monumentali e appositamente segnalati. La castagna dell’Amiata, nelle specie marrone, bastarda rossa e cecio, è protetta dal 1999 con l’IGP ed è stata fondata un’associazione per la sua valorizzazione.

L’albero del pane e la strada della castagna

Amiata Casa museo di Monticello
Casa museo di MonticelloQui, sull’Amiata, il castagno è stato veramente l’albero del pane, come si vede bene nei musei di Ponticello Amiata e Santa Caterina. Due musei che ne raccontano la storia.

Qui sono esposti gli oggetti di lavoro come la vagliatrice, la macchina per dividere le castagne in base alle dimensioni o la vassoia, l’attrezzo per estrarre i frutti dai ricci.
Esiste anche la Strada della Castagna dell’Amiata, nel triangolo disegnato dal monte e dai fiumi Albegna e Fiora: sette itinerari che prevedono passeggiate lunghe da due a dodici chilometri.

Amiata, castagne

Partono da Castel del Piano, da Arcidosso, da Santa Fiora, da Roccalbegna e coprono la fascia montana da cinquecento a mille metri. I frutti si raccolgono tra ottobre e metà novembre. È possibile vedere il lavoro dei silvicoltori, così come gli essiccatoi in pietra, a due piani (il piano inferiore per il fuoco, quello superiore per le castagne). Poi è tempo di gustare e qui non c’è che l’imbarazzo della scelta tra castagnaccio, “polenda”, zuccotto, marrons glacées, e confettura, riproposti in feste e fiere.

I borghi intorno al monte

Laghetto di Abbadia San Salvatore
Laghetto di Abbadia San Salvatore

Abbadia San Salvatore

, è il “capoluogo” amiatino, di origine medievale cresciuto intorno all’abbazia benedettina dell’anno 750, con una magnifica cripta a croce greca e capitelli decorati. È una tappa obbligata, anche per visitare il Parco Museo Minerario dedicato alla miniera di mercurio, attività che ha condizionato lo sviluppo novecentesco della cittadina.
Castel del Piano, con la Piazza Tonda dove si disputa il Palio, la Loggia di piazzetta degli Ortaggi, le chiese con le tele dei Nasini. Santa Fiora, con la Pieve delle Sante Fiora e Lucilla, con terrecotte di Andrea della Robbia. Arcidosso, con la Rocca Aldobrandesca.

Daniel Spoerri Il giardino
Daniel Spoerri Il giardino

Roccalbegna, borgo medievale costruito ai piedi di uno sperone di roccia, famoso per la tradizionale festa della focarazza. Una competizione tra i giovani delle contrade del paese che si contendono il palo bruciacchiato di un covone di fieno incendiato durante una festa di fine novembre.
Seggiano, ha molto da offrire: dal borgo arroccato al Santuario Madonna della Carità alla Valle degli Ulivi al Giardino di Spoerri.
Spoerri è un artista svizzero conosciuto ed eclettico. Ballerino, mimo, regista di teatro surrealista, artista del New Dada e della Eat Art (che ha coltivato nel suo ristorante-galleria di Düsseldorf). Alla fine è approdato all’Amiata, in un poggio che fronteggia Seggiano, il luogo ideale per un “Giardino”. Giardino in senso compiuto, cioè un luogo dove si esalta la natura e la sua interpretazione e dove la creatività lascia i suoi segni. Visitarlo è come entrare in un antro delle meraviglie.

Un percorso di odori e di colori

Debolezze Umane, di Eva Aeppli
Giardino di Spoerri “Debolezze Umane” di Eva Aeppli

Ci sono le piante – le olivastre, i castagni, le ginestre, le aromatiche – che scandiscono un percorso cromatico e di odori. E poi i campi, le macchie, i boschi, i pendii, le acque, per definire un itinerario nel paesaggio. Infine le opere, integrate e non a suggerire un viaggio personale e onirico. Troviamo il Recinto degli Unicorni, che guarda l’antico borgo di Seggiano arrampicato sul poggio; il Penetrabile Sonoro, telaio con quattrocento tubi; la Serra dei Fiori Elettrici (alluminio, fiori e lampadine); il Guardone, piattaforma con oculare e colonne con statue; il Bibendum in bronzo, il Dies Irae, di Olivier Estoppey, centosessanta oche, un bambino e tre suonatori, tutti in cemento armato.

Si continua con Adamo ed Eva, di Dani Karavan, olivo dorato, le Debolezze Umane, di Eva Aeppli, sette vizi capitali in bronzo su base di marmo. Sono frammenti di un discorso artistico, un po’ da land art, che Spoerri&Friends hanno voluto condurre nella natura amiatina.

L’olivastra seggianese

Cascata di Vivo d'Orcia
La Cascata di Vivo d’Orcia

L’altra pianta dell’Amiata è l’olivo. In particolare l’olivastra seggianese, alberi grandi e frutto piccolo, tanto da meritarsi quel nome spregiativo. Rivalutata, da olii in purezza di grande personalità. Come quelli di Giorgio Franci, da Montenero, una frazione di Casteldelpiano che per i suoi olii e il suo frantoio è diventato il punto di riferimento in Toscana. Mettendo in piedi perfino un “oil bar” per degustazioni.
Risalendo verso le pendici dell’Amiata, insieme a faggeti e castagneti, si trovano due magnifici biotopi: quello di Scarceta, con il suo lecceto e quello dell’Abetina del Vivo, residuo della foresta primaria amiatina.

Vivo d’Orcia, poi, è una borgata antica con l’Eremo dei Camaldolesi e le sorgenti del Vivo, con l’acquedotto che porta l’acqua a Siena. Più lontano, Semproniano, nelle cui vicinanze c’è Saturnia, romana ed etrusca, con le sue acque sulfuree.
Pitigliano, la città degli Orsini, che sta su uno sperone di tufo. Ha una cittadella fortificata, un palazzo trecentesco in piazza, un duomo barocco, un grande acquedotto. Una curiosa chiesa a pianta trapezoidale, Santa Maria e un’antica sinagoga di quando era uno dei centri principali dell’ebraismo in Italia. Manciano, con il Museo della Preistoria. Sorano, magnifico borgo, con la Fortezza Orsini e il Palazzo Comitale.

Antico paesaggio lavico, la Val d’Orcia

Parco Naturale Artistico Val d’Orcia
Parco Naturale Artistico Val d’Orcia

All’Amiata, un tempo, si diceva: “Ma va in Orcia”, per mandare qualcuno a quel paese. “Quel paese” era una valle nebbiosa in inverno, afosa e piena di zanzare d’estate. Certo non comparabile con l’Amiata, con i suoi castagni e i suoi venti. Poi l’Orcia è diventata di moda. È una delle icone italiane celebrate, con le crete morbide, le fughe di cipressi, l’argento degli ulivi.
Un paesaggio di bellezza surreale, che nemmeno l’esagerato traffico della Cassia riesce a far disprezzare. Fa parte del Parco Naturale Artistico Val d’Orcia, sotto il marchio Unesco.

La valle è un paesaggio di colline, con il fiume Orcia che le taglia. Cinque milioni di anni fa si depositarono le sabbie e le argille per il ritiro del mare. Poi i vulcani Amiata e Radicofani coprono tutto di lava che, raffreddandosi, creò le rocce che si chiamano trachiti. L’erosione ha fatto il resto, il risultato sono calanchi e biancane, con i mammelloni che le riguardano come si  cedono lungo la strada tra Contignano e Radicofani.

La coltivazione dello zafferano

ZafferanoSan Quirico

conserva gran parte dell’antica cerchia muraria, con quattordici torrette e la porta orientale. I punti più interessanti sono: la collegiata del XII secolo con portali e tarsie e un bel polittico; il Palazzo Chigi, dagli interni affrescati; gli Horti Leonini, giardini cinquecenteschi.
Una curiosità: il ritorno dello zafferano. Secondo Plinio “…stimola Venere”, per dire che è afrodisiaco. Galeno dice che “…fa maturare” e Avicenna che “…rafforza il cuore”. Lo zafferano è ricavato dagli stigmi del Crocus sativus, coltivato e selezionato nei secoli per accrescerne le dimensioni e arricchirli di sostanze aromatiche e coloranti.
Le prove della sua esistenza in Toscana sono nelle biblioteca dell’Abbazia di Monte Oliveto, libri che testimoniano la coltivazione dei preziosi bulbi, il loro uso nella “Spezieria” e il loro commercio a livello europeo.

Egisto Brandi ha ripreso queste antiche tradizioni, coltiva crochi sulle crete e produce uno zafferano sopraffino. Tra l’altro i fiori si colgono  proprio a novembre e si può visitare l’azienda dove viene spiegato come si produce lo zafferano. Poi ci sono ancora Bagni San Filippo e le sue acque termali, conosciute da etruschi, romani e nel medioevo e il suo stabilimento novecentesco. Nelle vicinanze, il Fosso Bianco offre le rocce biancastre calcaree formate dalle acque termali. Bagno Vignoni, antico borgo romano, ha acque di 52°C, raccolte in una vasca di quarantanove per ventinove metri, circondata da un loggiato dedicato a Santa Caterina, che qui si curò.

Nelle terre di Ghino di Tacco

Ghino di Tacco
Ghino di Tacco

Tutti ricordiamo Ghino di Tacco il brigante gentiluomo. Una specie di Robin Hood toscano, vissuto nel ‘200. Nella storia recente è stato lo pseudonimo di un famoso uomo politico e perché, di quello vero, ne parlarono Dante e Boccaccio.
Ghino di Tacco visse a Radicofani. Il paese è costruito su una massiccia roccia di basalto, il vulcano gemello dell’Amiata, con la vista che spazia su Bolsena e Trasimeno. Ha il centro storico medievale ben conservato, la Fortezza dei Medici è stata per secoli una sentinella nel passaggio tra Lazio e Toscana. Oggi è sito Unesco e Bandiera Arancione del TCI. Una frazione del paese è Contignano, antico borgo murato.
Info: www.amiataturismo.itwww.terresiena.it

Notizie utili

Alberghi e Ristoranti
Albergo General Cantore,

Monte Amiata, Abbadia San Salvatore (SI). Tel. 0577 789704. Ideale per raggiungere qualsiasi meta intorno al monte, cucina rustica amiatina – www.ilcantore.it
Locanda La Pietra, Roccalbegna (GR). Tel. 0564 989019. Deliziosa locanda con vista ai piedi della roccia. Ci ha alloggiato anche la regina d’Olanda. Ristorante tipico.
Le Casacce, Seggiano (GR). Tel. 0564 950895. Ristorante di personalità e cucina creativa, con ottimi prodotti del territorio.
Il Castagno, Vivo d’Orcia (SI). Tel. 0577 873508. Cucina stagionale dell’Amiata, con formaggio pecorino e salumi.

Acquisti
Azienda Agricola Antonio Brandi, San Quirico d’Orcia (SI). Tel. 0577 897726. Produce lo  zafferano. www.crocusbrandi.it.
Frantoio Franci, Montenero d’Orcia (SI). Tel. 0564 954000. Plurivincitore di concorsi nazionali e internazionali. www.frantoiofranci.it
Enoteca Toscana-Oleificio Sociale Val d’Orcia, Castiglione d’Orcia (SI). Tel. 0577 887184. Olio extravergine Val d’Orcia, vendono anche vino, formaggi, salumi e miele: www.enotecatoscana.com.
Corsini Biscotti, Castel del Piano (GR). Tel. 0564 956787. Dolci tradizionali a base di castagne come la polendina, e il biscottaccio.
Pasticceria Luisella Feri, Arcidosso (GR). Tel. 0564 966925. Torta di castagne e ricotta.
Simonelli Santi, Villa Malintoppo, San Quirico d’Orcia (SI). Tel. 0577 899920, vini Orcia doc, olio extravergine

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