Amare Frida
Su Frida si è scritto moltissimo: tra le pagine più toccanti di Hayden Herrera nel Prologo di “Frida” si legge: “Nell’aprile 1953, un anno prima di morire all’età di quarantasette anni, Frida Kahlo ebbe la prima importante retrospettiva messicana delle sue opere pittoriche della sua breve carriera (personali si erano svolte a New York nel 1938 e a Parigi nel 1939). La sua salute si era ormai talmente deteriorata che nessuno si aspettava di vederla all’inaugurazione. Ma alle otto di sera, un attimo dopo che le porte della Galleria d’arte contemporanea di Città del Messico si furono aperte al pubblico, arrivò un’ambulanza. L’artista, vestita del suo prediletto costume messicano, venne portata in barella fino al grande letto che già nel pomeriggio era stato installato nella galleria. Il letto era decorato come piaceva a lei, con fotografie del marito, il grande muralista Diego Rivera, e dei suoi eroi politici… Scheletri di cartapesta pendevano dal baldacchino alla cui volta era stato fissato uno specchio che rifletteva il suo volto devastato eppure splendente di gioia. A uno a uno, duecento tra amici e ammiratori andarono a congratularsi con Frida, quindi formarono un circolo intorno al suo letto e si misero a intonare con lei ballate messicane che durarono fino a notte inoltrata”.
* tutte le citazioni di Hayden Herrera (H. Herrera) provengono dal volume “Frida. Vita di Frida Kahlo”
Un libro per avvicinarsi a Frida
“Con l’immagine allo specchio. L’autoritratto letterario di Frida Kahlo” di Maria Cristina Secci (Aracne, 2007-08)
“Emblema assoluto del doppio nella Kahlo è il quadro “Le due Fride”, realizzato ad olio su tela nel 1939 e dalle grandi dimensioni. L’interpretazione della genesi di tale pittura viene offerta, da parte della stessa autrice, nelle tavole 82-85 del Diario che nomina “Origine delle due Fride”. E in nota: “ … Ricordo…Dovevo avere sei anni quando vissi intensamente un’amicizia immaginaria con una bambina più o meno della mia stessa età. Alitavo sulla vetrata di quella che allora era la mia stanza, e che dava su Calle Allende, su uno dei primi vetri della finestra. E con un dito disegnavo una “porta”.
Da questa “porta” uscivo nella mia immaginazione, con grande gioia e fretta. Attraversavo tutto lo spazio che si vedeva fino a raggiungere una latteria di nome PINZON…Attraverso la O di PINZON entravo e scendevo INTEMPESTIVAMENTE ‘all’interno della terra’ dove la mia amica immaginaria mi aspettava sempre. Non ricordo il suo aspetto né il suo colore. Però so certamente che era allegra…rideva molto. Per quanto tempo ero stata con lei? Non lo so. Forse un secondo o migliaia d’anni. Ero felice. Cancellavo la “porta” con la mano e “spariva”.
Ecco, a pagina 89 di “Con l’immagine allo specchio” di Maria Cristina Secci, uno squarcio di grande interesse sull’artista messicana e su quello straordinario percorso per avvicinarla che è il “Diario”, scritto e illustrato da Frida Kahlo e composto da 171 tavole, custodito nella Casa Azul a Coyoacàn.
Eloquente il sottotitolo, “L’autoritratto letterario di Frida Kahlo”, che ne evidenzia la chiave interpretativa. “Il ‘Diario’ di Frida Kahlo più volte darà esempio della singolarità della rappresentazione di sé di cui l’autrice è capace”, scrive la Secci. E ancora: con “poesia e versi” Frida “molto parla di sé ma ancora di più di Diego, della politica e della cultura messicana”. “Il tempo del Diario è un tempo cosmico e magico” si legge a pagina 79. “Sappiamo che tutto è possibile per l’autrice: saltare da un anno all’altro, inventare le date e giocare con il tempo dentro la propria storia. Viaggiare dentro una O.”
Il saggio è illustrato dalle bellissime fotografie di Lola Alvarez Bravo, che esaltano l’intima maestosità dell’artista messicana oltre che da tavole dello stesso “Diario”, minuziosamente analizzato dall’autrice che risiede da un decennio a Città del Messico e ha già all’attivo diverse pubblicazioni sulla pittrice messicana al centro della sua ricerca artistico-letteraria.