Sabato 23 Novembre 2024 - Anno XXII

Il turismo la prima voce del commercio elettronico

Gli ultimi dati delle vendite on line confermano la tendenza già emersa negli anni scorsi: viaggi e vacanze sono il primo motivo di interesse per chi acquista in rete. Gli esperti: Italia ancora indietro rispetto all’Europa

Il turismo la prima voce del commercio elettronico

Il turismo resta la prima voce di spesa per chi acquista tramite Internet. L’ultimo rapporto di Netcomm, consorzio del commercio elettronico italiano e School of Management del Politecnico di Milano, conferma una tendenza già in atto negli anni scorsi: le vendite on line di biglietti aerei, soggiorni e pacchetti di viaggio trainano il mercato dell’e-commerce e, anche se a un ritmo più lento rispetto al passato, sono attestati in crescita. Il consuntivo 2007 e i primi dati di quest’anno, annunciati martedì 4 novembre, parlano di un volume d’affari di 6090 milioni di euro per tutto il comparto delle vendite on line e di 3999 per il turismo. Per i viaggi gli italiani continuano a spendere e in modo particolare via Internet: il segmento vale, quindi, più della metà della torta, cioè il 56 per cento di quello che in gergo si chiama ecommerce btoc, la vendita da parte delle aziende ai consumatori finali. 

Pure player e marchi tradizionali

Le vendite on line dal 2004 ad oggi. Fonte: Netcomm e Politecnico di Milano
Le vendite on line dal 2004 ad oggi. Fonte: Netcomm e Politecnico di Milano

La vendita di biglietti di trasporto è aumentata del 27 per cento, mentre le prenotazioni alberghiere sono in crescita per il 26 per cento. La curva di sviluppo più decisa si registra nei pacchetti di viaggio, che mostrano un incremento del 41 per cento. Il commercio elettronico interessa poi informatica ed elettronica di consumo – anche questa una dinamica già rilevata negli anni scorsi – e vede un ottimo risultato anche per l’abbigliamento. Resta la tendenza a trattare on line più servizi e meno prodotti “materiali” e il settore si conferma guidato soprattutto dagli operatori che nascono e vivono con la rete. I cosiddetti “pure player”, le imprese che lavorano solo con Internet, costituiscono la metà del comparto con nomi come eBay, Expedia, IBS.it, Venere, lastminute.com, Volagratis, Yoox. Secondo gli esperti sarebbero però in crescita anche alcuni operatori tradizionali, aziende o marchi che hanno punti vendita sul territorio e che hanno cominciato a saggiare anche le potenzialità del web come Esselunga, Mediaworld, Monclick.

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In ritardo rispetto all’Europa

Roberto Liscia
Roberto Liscia

Se pure il commercio elettronico italiano gode della salute dei fenomeni emergenti – con un tasso di crescita del 20 per cento – la strada da fare per raggiungere le medie europee è lunga. Il nostro mercato dell’e-commerce, che conta per l’1 per cento delle vendite al dettaglio, quasi non si vede rispetto al corrispettivo inglese, che vale dieci volte tanto e a quello francese, tre volte più importante.
“L’e-commerce in Italia conferma la sua crescita a due cifre, nonostante la congiuntura negativa, ma non è ancora abbastanza. Il problema è che questa crescita non sufficiente fa perdere competitività al sistema Paese”, ha dichiarato Roberto Liscia, Presidente di Netcomm. “Lo dimostra il fatto che, per esempio, nei siti di turismo, che sono tra i più performanti in termini di commercio elettronico, gli acquisti digitali rappresentino in Europa mediamente oltre il 25 per cento, mentre in Italia siamo poco oltre il 10 per cento”. Le opportunità, non tutte sfruttate, del web ci sono anche per chi vende su altri canali: “Credo si sia trattato di un grave errore di valutazione delle imprese italiane che solo oggi, quindi in ritardo rispetto alle imprese omologhe internazionali, stanno scoprendo le potenzialità del commercio elettronico come canale da affiancare a quelli tradizionali in una logica di multicanalità”.

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