Venerdì 22 Novembre 2024 - Anno XXII

Il Presepe “universale” di Napoli

San Gregorio Armeno è una stradina sull’antico cardo della città romana; congiunge via dei Tribunali e via San Biagio dei librai. Spaccanapoli è il regno delle statuette del presepe: dal Bambino ai personaggi attuali (ultimo arrivato, Barack Obama)

Via San Gregorio Armeno
Via San Gregorio Armeno

“Ma a te, te piace ‘o presepe?” – “No. Nun me piace. Voglio ‘a zuppa ‘e latte!”

. È il famosissimo tormentone tra Luca e il figlio Tommasino in “Natale in casa Cupiello” di Eduardo de Filippo. Lo specchio di un conflitto generazionale comune a tutte le latitudini, ma anche la rappresentazione dell’amore sconfinato che i napoletani hanno per il presepe. E che il presepe sia nel cuore di Napoli, lo mostra l’ubicazione stessa di via San Gregorio Armeno, il mercato dei pastori e dei presepi. Qui è Natale tutto l’anno, con un centinaio di laboratori artigiani intenti a confezionare rigorosamente a mano natività, pastori, grotte e case per il presepe. Nelle settimane che precedono l’Immacolata, data tradizionale dell’esposizione in casa della rappresentazione della natività, la via, stretta e in leggera salita, diventa una colorata calca nella quale migliaia di napoletani, di forestieri appassionati del presepe e di turisti curiosi, sgomitano tra pastori, luci intermittenti e il risuonare in sottofondo di zampogne e musichette natalizie.

A ciascuna statuetta la sua “misura”

Il lavoro dell'artigiano
Il lavoro dell’artigiano

L’impressione è quella di un mercato brulicante e vitale nel quale l’apparente confusione non sminuisce affatto, anzi sottolinea, quella che contemporaneamente è una forma di devozione religiosa e una scienza, non necessariamente esatta. Migliaia di pastori, irreggimentati sugli scaffali e sulle bancarelle a seconda delle misure e delle mansioni alle quali sono intenti, si lasciano passare in rassegna da occhi più o meno esperti, ma tutti accomunati da una luce quasi infantile di gioco e di creatività.
“I pastori di terracotta dipinti a mano hanno delle misure standard: 5, 7, 10, 12 e 15 centimetri” spiega Daniele Gambardella, artigiano di San Gregorio Armeno. “Esistono poi le ‘moschelle’, ossia dei pastori mignon da 3 centimetri. Solitamente il presepe viene allestito su una base di legno con grotte, case e paesaggio di sughero e cartone. A mio giudizio non esiste una regola rigida nella scelta delle dimensioni dei pastori. Diciamo che in rapporto alle dimensioni della base, i più grandi vanno messi nella parte anteriore, mentre quelli più piccoli in fondo, per dare un effetto prospettico. Ma, ripeto, più che regole rigide ci deve guidare l’occhio. L’importante è che il risultato finale sia armonico e gradevole alla vista”.

Presepe, un’arte che viene da lontano

Sacra Famiglia
Sacra Famiglia

L’arte presepiale presenta a Napoli esempi straordinari. Il museo della Certosa di San Martino ha un’importante collezione, il cui pezzo forte è il presepe Cuciniello, realizzato tra il 1887 e il 1889, unito a diversi gruppi presepiali più piccoli, relativi alle tre scene fondamentali della Natività, dell’Annunciazione ai pastori e dell’Osteria. Ma soprattutto, il presepe a Napoli è la manifestazione di un sentimento popolare. L’approssimarsi del Natale nelle famiglie napoletane è annunciato dalla rituale visita in garage o in ripostiglio per tirare fuori la base e i pastori degli anni precedenti e dall’allestimento del presepe che, come detto, di solito avviene il giorno dell’ Immacolata.
A questo punto, una visita a San Gregorio Armeno è obbligatoria per arricchire la collezione dei pastori con nuovi pezzi, per sostituire quelli eventualmente rotti o per regalarsi una cascata, un castello, un gioco di luci o una qualche altra novità per rendere più ricca e realistica la base.

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Credenti o meno, tutti in cerca di suggestioni

Pastori... famosi
Pastori… famosi

Il caleidoscopio di componenti e curiosità che offre il mercatino del cuore di Napoli lascia a bocca aperta dalla meraviglia: fontane, laghi e fiumi con l’acqua vera, forni e cucine con la luce vivida del fuoco e con tanto di pentola che sbuffa vapore, mulini e macine che girano per davvero e danno l’idea di un piccola comunità attiva che si stringe intorno alla nascita.
Proprio per questa sua caratteristica di evocare umanità, il presepe non è solo un fatto religioso. Tra i clienti delle botteghe non è raro trovare appassionati del presepe, magari non credenti, che vedono in questa rappresentazione non solo una tradizione, ma una celebrazione della vita. “Ho comprato un sistema di luci per creare il giorno e la notte”, spiega un presepista venuto da Torino. “Quest’anno metterò anche i lampioncini con la luce giallognola e flebile delle lampade ad olio. Mi piace creare un presepe dove l’alternanza della luce e del buio sia protagonista. Oggi la vita moderna non ci porta più a distinguere notte e giorno”.

Immancabile, a Napoli, il pastore dormiglione

La statuina che rappresenta Mariastella Gelmini
La statuina che rappresenta Mariastella Gelmini

“La tradizione del presepe ha creato numerosissimi personaggi che si affiancano alla Sacra famiglia, ai Magi e ai pastori” spiega Gambardella, la cui famiglia si occupa di presepi da tre generazioni. “In primo luogo Benino, il pastore dormiente che non si accorge dell’arrivo della stella cometa. È un pezzo immancabile nel presepe napoletano. Se nell’ambientazione c’è un castello, non può mancare Erode, affiancato da un soldato. L’oste è un altro personaggio ricorrente e simboleggia il vizio”.
Proprio per la sua valenza simbolica di rappresentazione di una comunità, il presepe si è arricchito anche di personaggi presi dal mondo della cronaca e dello spettacolo. Si è partiti con Totò e si è arrivati ad una sorta di satira popolare e di strada con personaggi pubblici e politici.
In questi giorni su alcuni banchi di San Gregorio Armeno si vedono il ministro della Funzione Pubblica Renato Brunetta che con un campanaccio, prova a svegliare i fannulloni o il ministro dell’Istruzione Mariastella Gelmini, vestita da scolaretta con grembiulino, coccarda e pallottoliere in mano. A crearli è stato l’artigiano Genny Di Virgilio, che a proposito di Brunetta a caccia di dormiglioni dice: “Sono secoli che Benino dorme e non credo che basti un campanaccio, anche se a suonarlo è un ministro, a svegliarlo”.

Lotta alla “monnezza”. Berlusconi immortalato

Roberto Saviano
Roberto Saviano

Come in tutte le satire popolari, ecco irrompere il gossip e lo sport con i pastori di Elisabetta Gregoraci e Flavio Briatore e del pluricampione del mondo Valentino Rossi. Un altro artigiano, Marco Ferrigno, ha realizzato la statuina di Roberto Saviano, l’autore di Gomorra. “Ho pensato di realizzare la statuina di Roberto Saviano perché in questo momento rappresenta uno dei personaggi più significativi del nostro Paese e in particolare della nostra regione”. E con i risultati delle elezioni americane ecco che a San Gregorio Armeno iniziano a pullulare le caricature di Barack Obama, magari con tanto di corona, di fronte allo sconfitto John McCain. “Personalmente non considero questi dei pastori, ma delle caricature non destinate al presepe” dice Gambardella. “Anche io mi ispiro all’attualità, ma cerco di restare legato a Napoli, con personaggi locali. Ho fatto una statuina di Berlusconi, ma perché era impegnato a Napoli sul fronte dell’immondizia”.

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Dal Seicento, personaggi vestiti di stoffa

La grotta della natività
La grotta della natività

A fianco dei pastori di terracotta dipinti a mano, la tradizione del presepe napoletano vede anche dei pastori con i vestiti di stoffa su un corpo di stoppa e fil di ferro, dove solo le mani, i piedi e la testa sono di terracotta. Questa soluzione, che crea un presepe certamente più ricco e raffinato, fu inventata nel 1640 dall’artigiano Michele Perrone e consentiva ai personaggi di assumere pose più plastiche. Era il preludio dell’epoca d’oro del presepe napoletano, che nel Settecento, con Carlo III di Borbone, lasciò i monasteri e le chiese per iniziare ad adornare i salotti delle case nobili. “Cucire a mano i vestiti per questi pastori era un passatempo per le donne dell’aristocrazia dell’epoca”, spiega Gambardella. “Il popolo, invece, non potendosi permettere pastori così elaborati si dedicò alla terracotta e in particolare alle ‘moschelle’. Per i pastori con i vestiti di stoffa le dimensioni standard sono di 14, 18, 20, 25, 30, 35 e 40 centimetri”.

Dal Duemila, pastori mossi elettricamente

Shopping in via San Gregorio
Shopping in via San Gregorio

Nel corso dell’ultimo decennio si sono largamente diffusi i pastori animati da un piccolo meccanismo elettrico, in passato piuttosto rari e solitamente costruiti dagli artigiani per diletto personale, per rifornire i grandi presepi delle chiese o per creare un’attrattiva per il proprio laboratorio. Curiosando tra i banchi si trova di tutto: dal pizzaiolo che inforna alla donna che lava, dal pescatore che agita la canna ai boscaioli che fanno scorrere la sega. Un mondo in miniatura che lascia affascinati per la fantasia, per la precisione della pittura a mano e per i particolari minuziosi.
Una delle viste più affascinanti sono i banchi con le componenti per realizzare le case e gli altri dettagli degli scenari. Migliaia di inferriate, lampioni, cancelli, mattoni, portali e, ancora, sedie, tavoli, suppellettili, cesti di frutta, gabbie di animali domestici e i più incredibili dettagli che permettono di costruire ambienti realistici.
Se vogliamo, è una sorta di modellismo popolare che, a differenza di quello vero, non si sofferma sul particolare tecnico, ma evoca l’aspetto poetico di ogni cosa. Così i colori diventano più vivi, i gesti e i dettagli più umani e l’impressione finale non è quella di visitare un mercato di pupazzi, quanto uno specchio della vita.

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Un lavoro accurato, lungo un anno

La coppia vip Briatore - Gregoraci
La coppia vip Briatore – Gregoraci

La visita in questi giorni affollati del periodo natalizio senza dubbio affascina proprio per questo aspetto evocativo. La strada, con l’odore delle mandorle tostate e delle caldarroste che si mescola al brusio della folla, ha un’atmosfera unica, magari amplificata la sera con l’effetto delle luci colorate. Tutt’altri i colori e i suoni della via negli altri mesi, dove l’assenza della folla è riempita dai rumori e dai gesti metodici degli artigiani che preparano il materiale per il prossimo Natale.
In questa calma è possibile soffermarsi maggiormente sull’aspetto artigianale dei pezzi in vendita e sul lavoro che c’è alle spalle. L’impressione un po’ esotica di trovarsi di fronte una grotta con la Natività, mentre si indossano le maniche corte e si cerca un posto all’ombra per sfuggire alla calura, è una delle emozioni che regala questo posto lontano dalle festività di fine anno, unito magari alla possibilità di acquistare i pezzi per il presepe con più calma. Pezzi che, se non proprio opere d’arte, raccontano la passione degli artigiani che li hanno costruiti, con un calore che non si può trovare nelle produzioni industriali.
Da qualche anno la pressione delle produzioni asiatiche, solitamente in resina, si fa sentire soprattutto tra gli acquirenti meno esigenti. “Meglio un presepe con pochi pezzi di qualità che una collezione di pezzi di plastica” rispondono a più voci alcuni artigiani. E a ben guardare hanno ragione. Un pezzo ben fatto si distingue ad occhio, con le sue particolarità e piccole imperfezioni, col suo materiale antico che lo fa sembrare tutto tranne che un giocattolo.

Presepe, un rito dolcissimo che accompagna il Natale

Presepe tradizionale
Presepe tradizionale

Una strada, San Gregorio Armeno, che nella folla delle feste si percorre a passi lentissimi, quasi come se fosse un viatico per il Natale, scandito con i suoi tradizionali tempi. Il presepe pronto per l’Immacolata senza, ovviamente, il Bambino nella mangiatoia. I tre Magi a cavallo dei cammelli nell’angolo più lontano dello scenario, da avvicinare mano a mano alla grotta, magari sostituendoli con pezzi di misura sempre maggiore. L’aggiunta nei giorni che precedono il Natale di altri pastori richiamati dalla stella cometa. La deposizione di Gesù nella grotta a mezzanotte in punto con l’immancabile brindisi con i familiari. I Magi inchinati ad offrire i propri doni messi la mattina dell’Epifania per sole poche ore.
La tradizione vuole che il 6 gennaio il presepe venga smontato. Case, pastori, Magi e Sacra famiglia ritorneranno nella loro scatola, avvolti dall’immancabile carta di giornale. La malinconia della fine delle feste verrà, magari, addolcita da un ultimo sguardo ai pastori, tutti col volto sereno di chi ha partecipato ad una nascita.
Un’espressione festosa e vitale come la strada dove sono stati costruiti.

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