Quanti dei turisti che affollano quotidianamente Venezia, sono stati sull’isola della Giudecca? Pochi e soprattutto molto meno di quelli che un luogo così potrebbe attirare. In effetti, dove è possibile a pochi minuti di vaporetto da Piazza San Marco, camminare di domenica, tranquillamente, senza essere travolti dalle masse?
Certo, gli intellettuali conoscono la Pensione Florio, i raffinati l’Harry’s Dolci con il baccalà mantecato e l’elegante boiserie anni Cinquanta; il fotografo e pittore Robert Rauschenberg, da poco scomparso, come molti artisti americani, soggiornava all’hotel Cipriani. Ma l’isola per i non veneziani finisce qui, non c’è altro. Per questo, l’Hotel Hilton Molino Stucky rappresenta una tappa importante nella “nuova storia” della città, oltre che uno dei progetti architettonici più interessanti e audaci d’Europa.
Anche se gli alberghi ricavati da vecchi edifici con altri usi (scuole, prigioni, depositi navali, fari, fabbriche, uffici postali, stazioni di polizia) in giro per il mondo sono sempre più numerosi, l’aver utilizzato questo storico mulino ha dell’incredibile. Per vari motivi. Dalle dimensioni ai vincoli che si sono dovuti superare, dalle condizioni di degrado dell’edificio alle difficoltà di impiantare un cantiere di lavoro di quell’entità su un’isola. Il progetto, non a caso, è stato violentemente contrastato e molto discusso.
Lusso e archeologia industriale
Il Molino non è particolarmente vecchio, soprattutto considerando che è in una città “antica” come Venezia. E’ stato costruito nel 1895 da Giovanni Stucky, un brillante imprenditore che voleva un mulino sul mare per distribuire più agevolmente, via acqua, i suoi prodotti in Italia e all’estero. Dopo un avvio fortunato, il mulino incomincia un declino lento che porta nel 1955 alla sua chiusura definitiva. Da quel momento, l’edificio viene lasciato alla fatiscenza, rendendo degradato e rifugio per drogati l’intera area. Fino agli anni Novanta, quando viene fatto un progetto quadriennale di restauro. Questo prevede il mantenimento inalterato della facciate, con le torrette a punta e le finestre dal taglio particolare e il rifacimento dei tredici edifici collegati. I lavori sono impegnativi, complicati dal trasporto di tonnellate di materiali in laguna. Oltre all’hotel, aperto nel giugno del 2007, vengono progettati numerosi appartamenti, di cui molti già realizzati e abitati, altri in fase di costruzione.
Se l’esterno è affascinante, oltre che per la posizione anche per quella struttura monumentale in mattoni rossi così lontana dall’immagine dell’hotel cinque stelle, l’interno colpisce per quell’incredibile mix di archeologia industriale e confortevole lusso. Nelle cinquecentodieci camere di cui quarantaquattro suites (molto spaziose, con soggiorno, pranzo e doppi servizi) e ottantotto executive (con check in al piano e bar aperto a tutte le ore) i soffitti sono in legno con le vecchie travi e le colonne metalliche di sostegno. Quasi a contrasto, l’arredamento, sobrio e di pregio, è fatto di mobili dai legni preziosi, tendaggi raffinati, lampadari di Murano. Il tutto completato dal meglio della tecnologia per quel che riguarda televisore e connessione internet.
Accoglienza sofisticata
Lo stesso mix si ritrova nei vari spazi comuni. A cominciare dal Rialto Lobby Bar a fianco della hall. Con comode poltrone, tavolini, un pianoforte e un rifornito bar. Proseguendo con il Campiello Lounge, che si dilata nel cortile esterno, eccellente indirizzo per un tè, un caffè, un veloce aperitivo. Due i ristoranti, il primo, il Molino, si sviluppa con diversi ambienti in vari edifici e propone un succulento buffet per il breakfast. L’altro, l’Aromi, con la cucina sofisticata e mediterranea dello chef Franco Luise, ha già ottenuto, nonostante la recente apertura, settantasette punti dalla Guida del Gambero Rosso e quattordici e mezzo da “I Ristoranti d’Italia del 2009” dell’Espresso. Ha un interno soft e accogliente e un piacevolissimo dehors sulla riva dell’acqua, da cui si gode una strepitosa quanto inconsueta (per l’angolazione) vista sulla laguna. Anche se la visione “top” è quella che si ha dallo Skyline Bar, come promette il nome. Questo locale, con molti tavoli all’aperto, è infatti ricavato a fianco del torrione dell’edificio, che fa da ottima quinta per la piscina accanto. Non solo mostra Venezia dall’alto, ma è probabilmente l’unico “osservatorio” per la Giudecca. Completano il tutto una spa di seicento metri quadri e quattordici sale Meeting che rendono l’hotel il più grosso centro congressi alberghiero della città. Last but not least, il pontile dell’hotel permette l’attracco a barche di grandi dimensioni e comunque un servizio navetta, tutti i giorni dalle sette alle venti, assicura la connessione con Piazza San Marco e le Zattere.