Il grande “salto”, fra Zambia e Zimbabwe
Dalla loro scoperta in poi, le Cascate Vittoria sono diventate uno dei luoghi più visitati del mondo; oltre che uno dei simboli più riconoscibili del continente africano. Per chiarire la loro posizione geografica, è inequivocabilmente sul territorio dello Zambia e non su quello dello Zimbabwe, né a cavallo tra i due paesi. È infatti sul suolo zambiano che ad un certo punto lo Zambesi termina la sua corsa e si getta in una ripidissima gola, generando le cascate.
La sponda opposta della gola è invece territorio dello Zimbabwe, luogo ideale in cui recarsi per ammirarle in tutta la loro magnificenza. Bisogna poi precisare che le cascate non sono più di una, ma una sola lunga cascata. È probabilmente il nome inglese, al plurale, e la traduzione italiana che ne deriva, a generare confusione; in particolare in alcuni turisti poco documentati che, giunti qui, si aspettano di trovarne un’intera catena.
Cascate Vittoria, la scoperta di David Livingstone
Nel 1855 David Livingstone risaliva la foce del fiume Zambesi, alla ricerca di nuove opportunità commerciali nel cuore dell’Africa. Fu durante questo viaggio, durato ben quattro anni, dal 1852 al 1856, che le scoprì. Livingstone si trovò inaspettatamente di fronte a una cascata di acqua di portata e dimensioni impressionanti. Una cascata che vomita un milione di litri di acqua al secondo (variabile a seconda della stagione); era lunga un chilometro e mezzo e alta centoventotto metri.
Sebbene le cascate fossero già note agli indigeni con il nome di “Mosi-oa-Tunya” (il fumo che tuona, con riferimento al rumore e agli spruzzi d’acqua percepibili anche a distanza di chilometri) Livingstone le ribattezzò cascate Vittoria in onore della sua mecenate, la regina inglese di allora.
Fra le meraviglie dell’Okavango
Partire per le cascate Vittoria non è solo una vacanza, ma un’avventura alla scoperta di luoghi incantevoli e di tradizioni e culture tipiche dell’Africa australe. A meno che non vogliate comportarvi da perfetti turisti volando direttamente all’aeroporto di Livingstone (in Zambia) o a quello di Victoria Falls (in Zimbabwe); e poi soggiornare in uno dei lussuosi alberghi della zona e ripartire dopo un paio di giorni, il viaggio può diventare avventura. Diventare gli eredi di David Livingstone è possibile seguendo gli itinerari più diversi, ritagliati su misura per voi.
Un percorso interessante è quello che parte da Windhoek (la capitale della Namibia), raggiungibile da diversi aeroporti europei, e risale in macchina verso le cascate. Passando attraversando il Botswana e il nord della Namibia.
Il nostro viaggio “on the road”
Si parte dopo essersi muniti di un 4×4 e dell’equipaggiamento necessario per un viaggio “on the road” di almeno quindici giorni. Da Windhoek si va in direzione est verso il deserto del Kalahari, nel cuore del Botswana. Giunti da queste parti, una sosta di un paio di giorni in un campeggio sul delta del fiume Okavango è un “must”. Poi ci si addentrarsi nei meandri del fiume ammirando la splendida fauna nascosta tra le fitte piante di papiro e fior di loto. Ci si può servire di un “makoro”, la tipica canoa di legno utilizzata dalla popolazione locale per traghettare da una sponda all’altra del fiume.
Il makoro, agile e sottile, è l’unico mezzo che permette di attraversare gli stretti e paludosi canali del delta e arrivare il più vicino possibile alle lagune, dove ammirare coccodrilli e ippopotami, oltre che un’amplissima varietà di uccelli, compresa la rara aquila pescatrice.
Fra le meraviglie dell’Okavango
Partire per le cascate Vittoria non è solo una vacanza, ma un’avventura alla scoperta di luoghi incantevoli e di tradizioni e culture tipiche dell’Africa australe. A meno che non vogliate comportarvi da perfetti turisti volando direttamente all’aeroporto di Livingstone (in Zambia) o a quello di Victoria Falls (in Zimbabwe); soggiornare in uno dei lussuosi alberghi della zona e ripartire dopo un paio di giorni, il viaggio può seguire gli itinerari più diversi, ritagliati su misura per gli eredi di David Livingstone.
Un percorso interessante è quello che parte da Windhoek (la capitale della Namibia) raggiungibile da diversi aeroporti europei e risale in macchina verso le cascate attraversando il Botswana e il nord della Namibia.
Caprivi, dove l’Africa è più “vera”
Dal delta dell’Okavango, proseguendo verso nord-ovest per cinquecento chilometri, si torna in Namibia. Questa volta nella striscia del Caprivi, una delle aree più povere e rurali del paese. Viaggiando in questa regione si può assaporare l’aroma della vera Africa: quella fatta di piccoli villaggi di capanne di fango e paglia; di bambini scalzi che corrono sul ciglio delle strade sterrate; di giraffe ed elefanti liberi in spazi deserti e sconfinati. La regione non offre molto in termini di ospitalità, ma è il luogo migliore per trascorrere qualche giorno a contatto con la comunità locale.
Sono infatti numerosi i campeggi a base comunitaria, sorti per sostenere la popolazione dei villaggi; uno di questi è il Mahangu, all’interno dell’omonima riserva naturale. Per visitare uno dei villaggi tradizionali di quest’area, l’ideale sarebbe farsi accompagnare da una guida locale capace di illustrare al meglio le condizioni di vita e le tradizioni delle tribù, oltre che per far fronte a barriere linguistiche altrimenti insormontabili (si deve tenere presente che in questa zona l’inglese è parlato pochissimo).
Sostenere la comunità locale acquistando prodotti
Se si decide di andare senza una guida, non servono comunque precauzioni particolari: la gente è in genere accogliente e tranquilla, ma anche piena di aspettative nei confronti dei visitatori. Portare con sé cibo o denaro da lasciare come segno di gratitudine per l’ospitalità ricevuta è di certo un gesto generoso ma che può generare un ciclo di dipendenza dalla dubbia sostenibilità, nuocendo alla crescita della comunità stessa.
Un modo semplice ma intelligente per supportare le iniziative di sviluppo dei locali può essere invece quello di acquistare oggetti di artigianato del luogo nei mercatini presenti in alcuni villaggi; e poco importa se la qualità dei prodotti non è sempre delle migliori.
Una “piscina” davvero pericolosa!
Una volta giunti alle cascate sarebbe un peccato limitarsi ad osservarle da lontano. Soprattutto se si capita da queste parti durante la stagione secca (da luglio a novembre) quando l’acqua dello Zambesi non è troppo alta, le attività – estreme e non – cui dedicarsi sono infinite. Oltre al comune banji jamping, al kayak, al safari a dorso di elefante e ai voli panoramici in elicottero, l’attività più emozionante che permette non solo di vedere le cascate da vicino ma di viverle, è di sicuro l’escursione a nuoto fino alla piscina del diavolo, una vasca naturale scavata nella roccia a strapiombo sulle cascate e il cui nome la dice lunga sul tipo di esperienza che ci si può aspettare! Come per tutte le attività offerte, è però necessario prenotare in anticipo tramite gli uffici del turismo presenti in qualsiasi campeggio o albergo.
Una severissima guida vi condurrà poi in barca fino all’isolotto di Livingstone, un grosso scoglio situato tra la parte delle cascate detta “raimbow falls” (cascata dell’arcobaleno, per via dello splendido arco colorato spesso visibile in questo tratto) e quella detta “main falls” (cascata principale) e da qui a nuoto attraverso il fiume fino alla piscina, strategicamente affacciata sulla main falls, la parte con la maggiore portata di acqua. La piscina è l’unico punto dal quale si può vedere dove finisce l’acqua che cade giù nella gola, ma è anche un posto estremamente pericoloso: i suoi bordi sono infatti completamente ricoperti dall’acqua, cosa che rende impossibile capire come muoversi senza correre il rischio di essere travolti dalla corrente precipitando nella voragine.
Dal Parco Chobe alle Cascate, una “passeggiata”
Lasciata la riserva del Mahangu, si procede ancora lungo la striscia del Caprivi fino a raggiungere di nuovo il confine con il Botswana, dove stavolta ci si ferma presso il Chobe National Park. Caratteristica di questo parco è quella di sorgere sulla riva del fiume Chobe, affluente dell’Okavango e di essere quindi habitat ideale per numerosissimi mammiferi. Il parco è anche famoso per avere la più alta concentrazione di elefanti al mondo; a differenza di altre riserve, offre la possibilità di fare escursioni in barca tra le isolette sparse lungo il fiume, per osservare gli animali da questa particolare prospettiva.
Dal Chobe National Park arrivare alle cascate Vittoria, Victoria Falls, è quasi una passeggiata: da qui infatti, la frontiera con lo Zambia dista solo un paio d’ore in macchina. Sebbene la visuale più bella sulle cascate si abbia dalla parte dello Zimbabwe, l’attuale situazione politica e sanitaria rende l’ingresso nel paese problematico e poco sicuro. Al momento è meglio quindi optare per il lato dello Zambia. Livingstone, città intitolata al famoso esploratore, è il luogo ideale in cui soggiornare, sia per la vicinanza alle cascate, sia per il numero di alloggi che offre sistemazioni adatte per tutte le tasche.
Victoria Falls, maestosità africana
Alle cascate Vittoria si potrebbero spendere intere settimane, sia per misurare la propria temerarietà, dedicandosi a tutte le attività estreme possibili, sia per godersi i meravigliosi tramonti sullo Zambesi; magari comodamente seduti sulla terrazza del Royal Livingstone Hotel, elegante lodge sulla riva del fiume. Non dimenticate però che il safari intrapreso non è ancora finito: per il ritorno a Windhoek mancano ben mille e cinquecento chilometri; ma forse, dopo essere arrivati fin qui attraversando tre meravigliosi paesi e campeggiando per due settimane, è il momento di comportarsi da perfetti turisti… riprendendo un volo diretto per l’Europa!
Zimbabwe, emergenza continua
Lo scorso 29 marzo 2008 i cittadini dello Zimbabwe sono stati chiamati alle urne per eleggere il nuovo presidente e il nuovo parlamento. Il primo turno delle elezioni non ha avuto il risultato sperato e l’evidente vittoria del candidato del Movimento per il Cambiamento Democratico, Morgan Tsvangirai, è stata soffocata con la forza dai sostenitori del presidente-dittatore in carica Robert Mugabe che ha arbitrariamente ripreso il potere, generando un’aspra crisi politica, tensioni e disordini. Alla crisi politica, tuttora non risolta, nel mese di agosto si sono registrati alcuni casi di colera, nelle zone rurali del paese.
La mancanza di interventi tempestivi e il collasso del sistema sanitario locale, hanno provocato l’espandersi dell’epidemia che ai primi di dicembre ha raggiunto proporzioni allarmanti, tanto da convincere il governo a dichiarare lo stato di emergenza umanitaria. Da settembre a dicembre, i casi di colera ufficialmente registrati dalle organizzazioni internazionali presenti nel paese sono ben dodicimila, di cui seicento mortali.
Qualsiasi viaggio nel paese, in questo momento, è per conseguenza vivamente sconsigliato.