Questa porzione di Campania, oltre Santa Maria Capua Vetere, attrae i visitatori anche per altri più risonanti richiami: la Reggia di Caserta, alias la Versailles dei Borbone; il Medioevo ancora integro del borgo di Casertavecchia; oppure, le soste gastronomiche tra mozzarella e sorsi di Asprino, tanto apprezzate dai turisti del gusto. Qui, d’altronde, anche Annibale l’africano si concesse una pausa d’ozio, e se i risultati successivi per lui non furono brillanti non si può certo attribuirne colpa all’ospitalità locale, sempre buona. Ieri come oggi.
Antico e moderno, perfetto connubio
L’attuale Santa Maria Capua Vetere, dove la via Appia (lungo i cui margini sono emerse numerose sepolture) s’insinua in città e l’architettura ottocentesca si sposa coi resti archeologici che spuntano dal terreno e dove, in tante cantine, vini e salami sono invecchiati appesi a muri in opum. Che la terra nasconda ancora tesori è molto più che probabile, come dimostrano le recenti scoperte effettuate nei pressi dell’anfiteatro ed i siti che nei decenni il sottosuolo ha restituito. E’ degli anni Cinquanta, ad esempio, la scoperta della domus di Confuleio, dimora d’epoca imperiale integrata nelle fondamenta di un condominio di quello che oggi è il corso Aldo Moro. Si scendono due rampe di scale e si torna a duemila anni fa, negli ambienti rivestiti a mosaico di una casa patrizia conservata magnificamente. E non è la sola domus che il sottosuolo urbano serbi; in via Bonaparte e in via degli Orti, altre sorprese d’epoca. Per visitarle? Occorre attendere occasioni speciali e telefonare alla Soprintendenza archeologica di Napoli e Caserta per prenotare una visita.
Nel cuore della Campania Felix
Un giorno è poco, ma può bastare per farsi un’idea di questa cittadina dalle molte vite e dal passato affascinante. Un passato scritto nei tanti tesori archeologici che Santa Maria Capua Vetere custodisce sopra e sotto la terra. Sono le memorie dell’antica Capua preservate, non senza fatica, dalle ingiurie del tempo. Così come capita in quei luoghi dove il pulsare della vita contemporanea (che qui è anche alquanto problematica) si trova a fare i conti con i segni di un passato enorme. Capua ebbe nell’antichità un ruolo strategico. Era la città più importante della Campania Felix e, stando a Cicerone, “tra le città italiche solo a Roma seconda”. La storia di questo luogo, di grande importanza sia in età repubblicana, sia in età imperiale, si disgrega però con la caduta dell’Impero. Durante il Medioevo l’antica città si frammenta in una molteplicità di frazioni e anche gli abitanti finiscono per abbandonarla. La rifonderanno, conservandone il nome, a pochi chilometri di distanza, in un’ansa del fiume Volturno. Una Capua medievale che ancora esiste ed è ricca di apprezzabili monumenti, ma che non è più la città degli ozi di Annibale, né quella che fece da scenario alla rivolta di Spartaco. Sull’antica Capua, tra il Settecento e l’Ottocento, nascerà però una nuova città.
Santa Maria Capua Vetere, l’Anfiteatro, arena per gladiatori
Per la seconda città italica un’arena seconda solo al Colosseo. E infatti l’Anfiteatro Campano, costruito nel II secolo d.C. mostra ancora, nonostante le spoliazioni avvenute nei secoli e i numerosi incendi subiti, i tangibili segni di una maestosità che ne faceva teatro, davanti a un pubblico che poteva arrivare anche a sessantamila persone, delle cruente lotte dei gladiatori. In quel luogo, dove ancora prima sorgeva un’arena di più modeste dimensioni, Spartaco accese, nel 72 a.C. la rivolta che fece tremare l’invincibile Roma e che coinvolse, nel giro di un anno, oltre settantamila disperati. Per saperne di più, su vita e morte di questi schiavi combattenti, sulle loro abitudini e sulle armi che adoperavano, annesso all’Anfiteatro Campano sorge il Museo dei Gladiatori, ricavato pochi anni fa dalla ristrutturazione dell’ex Antiquarium. Innovative soluzioni espositive mostrano al pubblico gli elementi decorativi dell’Anfiteatro e numerosi reperti scavati in zona; poi il vasto armamentario dei gladiatori oltre a pannelli che ricostruiscono i giochi. Per rafforzare il mito, ecco ancora filmati del colossal “Spartacus”, pellicola del 1960 con Kirk Douglas nel ruolo di Spartaco.
L’Arco e il Mitreo
Se l’Anfiteatro è il monumento più significativo dell’antica capitale della Campania Felix, almeno altri due siti meritano un’attenta sosta del visitatore: il Mitreo e l’Arco di Adriano. Quest’ultimo, che sorge proprio nei pressi dell’Anfiteatro, è quanto resta di un acquedotto costruito sotto l’imperatore Adriano e può considerarsi la porta d’ingresso in città per chi proviene dall’attuale Capua. Ben altre suggestioni ispira invece il Mitreo, tempio sotterraneo ubicato nel centro di Santa Maria Capua Vetere e dedicato al misterioso culto orientale del dio Mitra. Rinvenuto casualmente negli anni Venti del secolo scorso, il Mitreo conserva gli ambienti dedicati al culto sotto un soffitto che imita il cielo. Sul fondo, l’altare, sormontato da un affresco che rappresenta il dio che uccide un toro, assistito dal sole, dalla luna, dall’oceano e dalla terra. Sacrificio simbolico da cui nacque la vita.
Il Museo dell’antica Capua
Nelle adiacenze del Mitreo, nel borgo di Sant’Erasmo, nel 1995 fu inaugurato il Museo dell’antica Capua. E’ in questo luogo, realizzato secondo i moderni criteri della museologia, che è possibile comprendere l’evoluzione dell’antichissimo abitato di Capua. La città fondata dagli Etruschi, conquistata dai Sanniti e quindi dai Romani, viene raccontata attraverso una ricca collezione di reperti portati alla luce nel corso degli scavi effettuati nella seconda metà del XX secolo. Vasellame bronzeo, corredi funerari, terrecotte dipinte e una moltitudine di oggetti d’uso quotidiano presentati secondo i contesti di scavo e un rigoroso ordine cronologico. Le sale sono corredate da pannelli esplicativi e didascalie per facilitare l’approccio dell’osservatore moderno a oggetti che spesso possono apparire insoliti.
Le antiche Madri della Terra di Lavoro
Singolare, preziosa, affascinante; molte le definizioni spese per raccontare la raccolta delle numerose sculture in tufo raffiguranti donne che reggono tra le braccia uno o più bambini. Se non fossero datate tra il IV ed il I secolo a.C., potrebbero chiamarsi madonne. E invece sono ex voto venuti alla luce alla fine del XIX secolo nel corso di uno scavo in prossimità dell’antica Capua. Quando il terreno svelò la scultura di una donna in trono, che reggeva una colomba e un melograno, si appurò che nell’area sorgeva un tempio dedicato alla “Mater Matuta“, antica divinità dell’aurora e della nascita, e le “Madri” rappresentavano offerte propiziatorie ed espressioni di ringraziamento di queste popolazioni che celebravano la vita.
Il Museo Campano
Nella zona un Museo archeologico esisteva tuttavia sin dal 1874: è il Museo Provinciale Campano, ospitato nella moderna Capua (circa quattro chilometri da Santa Maria Capua Vetere) nelle sale del Palazzo Antignano. Un museo concepito come esposizione, secondo metodi che privilegiavano le classi di materiale e non la cronologia, così com’era tipico della cultura ottocentesca. Eppure, nonostante questi limiti, per la sua ricchezza e particolarità, il luogo una visita la merita tutta. Custodisce innumerevoli reperti archeologici, ma anche sculture e dipinti del Medioevo e del Rinascimento; ma davvero uniche sono le sale che vanno dalla V alla IX, dov’è conservata la celebre collezione delle Madri.
Come arrivare e cosa vedere nei dintorni
Santa Maria Capua Vetere si trova a una decina di chilometri dalla città di Caserta e a trentasette dall’aeroporto di Napoli-Capodichino. In automobile, l’uscita dall’autostrada A1 è quella di Caserta nord, distante sei chilometri dal centro. La cittadina è anche servita da linee di trasporto pubblico ACMS mentre la stazione delle Ferrovie dello Stato dista poco meno di un chilometro dall’Anfiteatro.
Le località che circondano Santa Maria Capua Vetere, meritevoli di essere visitate, tutte situate nell’arco di una ventina di chilometri, sono:
– la basilica medievale di Sant’Angelo in Formis
– il centro storico di Capua (la nuova)
– il sito archeologico dell’antica Cales (Calvi Risorta)
– la Reggia di Caserta
– Caserta vecchia
– il Borgo di San Leucio
– l’Acquedotto vanvitelliano a Valle di Maddaloni
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