Venerdì 22 Novembre 2024 - Anno XXII

Bertinoro, capitale dell’ospitalità di Romagna

Balcone panoramico sulla Riviera Adriatica, la cittadina si sviluppa sulla prima collina che si incontra arrivando da Rimini o da Forlì. La rinomata ospitalità romagnola trae probabilmente le sue origini proprio da questo luogo

Dalle religioni monoteiste, invito al dialogo

Il museo è ospitato al piano terra della Rocca medievale
Il museo è ospitato al piano terra della Rocca medievale

Il secondo simbolo è il Museo interreligioso, ospitato al piano terra della imponente Rocca medievale. Il museo diventa realtà nel 2005 grazie alla diocesi di Forlì-Bertinoro che fa proprio il progetto voluto dal senatore Leonardo Melandri.

A partire dal portale d’ingresso, questo museo rappresenta uno scrigno di manufatti preziosi che offre la possibilità di compiere un viaggio lungo i secoli. Vi si trovano manoscritti ed edizioni a stampa del Corano, tappeti per la preghiera, riproduzioni di manoscritti della Bibbia, commentari e oggetti rituali del culto ebraico, paramenti sacri cattolici, icone russe. Anche i luoghi stessi di culto sono riprodotti con assoluta fedeltà, come per esempio la vasca per le abluzioni prevista dal rito islamico.

Cristianesimo, Ebraismo e Islam comunicano, attraverso questi oggetti, principi e dogmi su cui fondano la stessa origine. Il museo è dunque uno spaccato di elevato valore artistico ma anche culturale, che offre un contributo alla conoscenza e all’integrazione tra i popoli. Attraverso questa istituzione, Bertinoro può proporsi al mondo non solo come luogo dell’Ospitalità, ma anche come luogo del dialogo, del confronto e della convivenza pacifica.

L’antica Rocca, visitata anche dal Barbarossa

Veduta di Bertinoro
Veduta di Bertinoro

Vale a questo proposito ricordare che a Bertinoro nacque, all’inizio del XV secolo, Ovadyah Yare, detto il Gran Bertinoro, fine letterato ebreo, commentatore di testi giuridici e religiosi. La presenza di una comunità ebraica, dedita in particolare alle attività finanziarie, è attestata sin dal 1300, e occupava il quartiere corrispondente alla odierna Via Mainardi.

Un’altra realtà di assoluta eccellenza nel campo dell’alta formazione in Italia è presente, dal 1994, nella Rocca di Bertinoro: si tratta del Centro residenziale universitario, struttura dell’Università di Bologna, che fa registrare a Bertinoro quasi trentamila presenze l’anno.

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Il Centro ospita convegni, incontri di lavoro, seminari, corsi residenziali. L’imponente struttura, restaurata grazie a uno sforzo congiunto di istituzioni pubbliche e private, dispone oggi di centoquaranta posti letto, aule didattiche, sale affrescate, un servizio di mensa. Appartenuta anche a Caterina Sforza e Cesare Borgia e sede vescovile dal XVI secolo, tra gli ospiti illustri di un tempo la Rocca può annoverare Federico Barbarossa, che vi soggiornò nel 1177.

Dalla collina, la pianura e il mare

La Torre civica che fungeva da
La Torre civica che fungeva da “faro” per naviganti e viandanti

Ritornando verso l’elegante piazza della Libertà, cuore della cittadina, oltre alla Colonna delle Anella, di interesse è la Cattedrale seicentesca, che conserva la pala d’altare (scuola bolognese del secolo XVIII) delle nozze mistiche di Santa Caterina d’Alessandria, vissuta, pare, nel IV secolo, nonché patrona della città. Altra testimonianza di rilievo è il pregevole crocifisso in legno di fico ricavato da un unico pezzo di legno. La tradizione vuole che il crocifisso sia opera di un pellegrino che con il manufatto volle ringraziare la comunità per l’ospitalità ricevuta.

Accanto alla cattedrale, il Palazzo Comunale con la Torre Civica che, preesistente al palazzo e un tempo molto più alta, fungeva da faro per naviganti e viandanti. Da questa piazza ci si può affacciare sulla magnifica terrazza ottenuta all’inizio del secolo, abbattendo alcuni palazzi che ne chiudevano la vista.

Il panorama da qui è splendido: nelle giornate limpide si vede oltre la pianura, in lontananza, il mare Adriatico: da Ravenna a Rimini. Distogliendo lo sguardo dall’orizzonte e guardando proprio sotto la terrazza, ci si affaccia sulla Campana dell’Albana che arricchisce il locale “Ca’ de Be” (casa per bere, osteria) che ospita il Museo Enoteca. Oltre all’esposizione di antichi utensili per la vinificazione, qui è possibile degustare il dorato Albana (già noto ai romani col nome di “albis”) primo bianco a ottenere il riconoscimento DOCG, oppure un calice di sanguigno Sangiovese.

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