Sabato 20 Aprile 2024 - Anno XXII

“Rooting” inglese per un Salento greco

Castello di Corigliano d'Otranto

Tour nel Tacco d’Italia alla scoperta delle radici etniche e linguistiche della penisola Salentina, a due passi dalle splendide architetture barocche di Lecce. Mondointasca in questo viaggio accompagnerà il lettore attraverso un territorio ricco di arte, architettura, sapori

Rooting Il massiccio Castello di Corigliano d'Otranto
Il massiccio Castello di Corigliano d’Otranto

Datosi che mi accingo a descrivere la sua terra, dedico queste mie goffe note (comunque redatte con diligenza pari all’incapacità) al mè gran amìs Mimì (Ricapito), uno degli uomini più buoni da me conosciuti al mondo, terùn di Lecce (per quelli della nordica Bari dove si trasferì a operare nel turismo) nonché tifoso della locale squadra di football, fede però abiurata – per essermi viepiù amico – divenendo fratello nerazzurro (ricordi Mimì: Lecce 0 – Inter 3; Diaz, Brehme, Berti; 31/12/1988 … un trionfo!) Gli giunga un bel basìn…

Prima di addentrarmi nelle descrizioni di una gita di estremo interesse è d’uopo procedere ad alcune spiegazioni, segnatamente in cosa consiste il Rooting e chi l’ha ideato (nonché  presentato alla pattuglia di scribi turistici in cui sono stato arruolato).

Il Rooting altro non è (e riporto papale papale quanto scritto nella email di arruolamento) che “Un nuovo modo di approcciare il territorio e la scoperta dei luoghi, per coglierne le radici, le tradizioni e le emozioni, mantenendo alti standard di qualità”. E affinché il citato Rooting fosse noto al mondo eccomi partecipare al “Viaggio esperienziale, una narrazione dei luoghi alla ricerca delle vere radici” (come noto agli anglofoni, Root vuol dire radice). Non senza precisare che il turista (in questo caso lo scrivente) sarebbe diventato rootista, si è inoltre aggiunto che “Il territorio sarà raccontato in tutte le sue declinazioni: dall’arte, l’architettura e i simboli del potere, ai sapori e racconti tradizionali; dalla narrazione della tradizione in musica all’immersione nella natura, attraverso escursioni e laboratori a tema”.

Rooting nella “Ellade” pugliese

Rooting La Chiesa di San Vito a Calimera
La Chiesa di San Vito a Calimera

Un ‘programma ambizioso’, avrebbe commentato il gèneral De Gaulle, sempre un filino dubbioso sulle novità e i progetti di grandeur non suoi. Ulteriori dettagli: similmente a uno spettacolo teatrale il Rooting era diviso in tre atti, uno al giorno, e da palcoscenico fungeva un territorio tanto minuscolo quanto interessante, la Grecìa (me racumandi, accento sulla I) Salentina; ebbene lo ammetto, ben poco, o niente, sapevo di questo fazzoletto di terra a sud di Lecce, tutt’al più l’avrei confuso con le colonie albanesi presenti in Puglia e in altre regioni del sud. Per la precisione le località che avrei visitato durante il tour nella mini (antica) Grecia sarebbero state Soleto, Corigliano, Galatina, Marina di Stigliano, Zollino e Calimera (e ancorché non elencata dai nostri ospiti nella suesposta Ellade pugliese si sarebbe visitato anche la bella, monumentale Martano). Ideatori e trasformatori del Rooting in realtà, infine, i due demiurghi (o se si preferisce arconti, visto che di Grecìa ex Grecia si parla) della barese Agrifeudi (tour operator con “Servizi per lo sviluppo territoriale”) l’affascinante Letizia Sinisi & (non saprei catalogarlo, di uomini mi intendo meno) Rosario Turrisi. E Rosario, sulle ali di un giustificato entusiasmo, mi informa che sta progettando un Rooting nel nordest della sua Sicilia, segnatamente nella zona (ah rieccoci con l’Ellade, derivando il nome dalla parola greca cerbiatto) dei monti Nebrodi (un posto che mi attira in quanto residenza di un maiale autoctono assai simile all’iberico pata negra).

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Una parlata che viene dalla Storia

Rooting Memorie greche anche sulle insegne dei negozi
Memorie greche anche sulle insegne dei negozi

Ma torniamo in Puglia, anzi nel Salento, anzi nella Grecìa (accentare la I, a me fa un certo effetto). Laddove lo sbandierato Genius Loci ellenico, le vantate origini e tradizioni mutuate dall’altra sponda del Canale d’Otranto non sono una bufala (capita sovente di visitare una terra che dovrebbe contenere vestigia e ricordi del passato e invece poco offre, è il caso, nella Spagna del Sefarad, delle rare huellas, tracce degli ebrei espulsi nel 1492). E a dimostrarlo non sono tanto le scritte in greco di segnalazioni turistiche e persino di insegne di locali pubblici, quanto la parlata locale, il Griko, un dialetto discendente dalla antica lingua di saggi, filosofi, politici che da secoli insegnano al mondo (tanto indietro nel tempo da risultare quasi incomprensibile a chi parla il greco moderno). Una curiosa chicca, quella dell’idioma, che può costituire un divertente plus etimologico per il visitatore nella Grecìa salentina che ha studiato al liceo classico (nel mio piccolo, e avendo oltretutto frequentato soltanto la 4a ginnasio – sembra folle ma emigrai al liceo scientifico per stare insieme a una morosina – durante la gita nella Grecìa che passo a raccontare, mi sono dilettato a leggere, ricordare, comparare parole dell’antico greco studiato tra i banchi di scuola. Ciò premesso, con un sentito parakalò, grazie, per l’attenzione.

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