Domenica 10 Novembre 2024 - Anno XXII

Meraviglie dallo Spazio

spazio

Il giro del mondo, il viaggio per antonomasia. Immaginato da tutti, progettato da molti e messo in pratica da pochi. Il giro del pianeta raccontato in ottanta giorni da Jules Verne e sorvolato in un’ora e mezza da una macchina quasi fantascientifica

La Terra vista dallo Space Shuttle
La Terra vista dallo Space Shuttle

La più veloce macchina mai costruita: lo Space Shuttle. Ad oltre ventisettemila chilometri orari, infatti, un’intera orbita terrestre si compie in novanta minuti a qualche centinaio di chilometri di altezza.

Il tempo di una partita di calcio, durante il quale gli astronauti a bordo assistono a un’alba e a un tramonto ogni quarantacinque minuti e hanno una percezione unica del globo.

L’astronauta bianco-rosso-verde
L'astronauta italiano Umberto Guidoni
L’astronauta italiano Umberto Guidoni

Umberto Guidoni

, il primo astronauta italiano in orbita, protagonista nel 1996 e nel 2001 di due missioni spaziali, accetta di raccontare il suo girare intorno al mondo e di riflettere con noi sul nostro pianeta, l’unico abitato che conosciamo, e l’unico che abbiamo la possibilità concreta di viaggiare. Guidoni, quanto è grande e quanto è piccola la Terra?

“Se vogliamo questo è un primo segnale di fragilità del nostro pianeta che dallo spazio appare evidente. Quando sei in orbita, non ti appare una cosa tanto enorme come quando stai con i piedi per terra, che ti sembra una cosa della quale non ne vedi i contorni. Lì li vedi nitidamente i confini e hai immediatamente il senso della finitezza. Se poi pensi che la Terra puoi girarla in novanta minuti, hai un’altra impressione di quanto sia relativamente piccola, o perlomeno non così grande. E questo rafforza l’idea che sia qualcosa da tutelare, specie se si pensa che l’umanità è concentrata tutta lì”.

Per piccina che tu sia …
Il tacco dello Stivale
Il tacco dello Stivale

Insomma, l’esatto contrario dell’adagio della casa e della badia. Per grande che ci possa sembrare, la Terra in fondo è un villaggio…

“Un’altra cosa che si coglie bene dallo spazio sono le relazioni tra le cose. Non a caso i primi studi ad ampio raggio che si sono fatti sulle polveri, sui moti delle correnti dell’aria, sull’inquinamento, sono stati fatti dallo spazio. Da quel punto di vista hai un’idea della dimensione globale dei fenomeni, e quindi del nostro essere un villaggio”.

E cosa si vede di noi abitanti di questo villaggio?

“Le luci di notte sono l’unica cosa che tradisce la presenza di vita su questo pineta. A occhio nudo non si vedono altre caratteristiche. Le macchie delle luci delle città di notte; e queste macchie che si uniscono nelle zone più densamente abitate. Ad esempio tra Roma e Milano c’è un unico alone di luci”.

Insomma, nessuna traccia di manufatti umani. Si dice che la Grande Muraglia è così imponente da poter essere vista ad occhio nudo dallo spazio. Non è vero?

“Io non l’ho vista né nella prima né nella seconda missione, ma altri dicono da averla vista. Forse tutto è legato al fatto che è sì molto lunga, ma anche molto sottile. Probabilmente in particolari condizioni di luce, in prossimità dei tramonti è visibile… ”.

Fuochi diurni e notturni. E lo smog …
Il Karakorum, la grande catena montuosa dell'Asia, a nord-ovest della catena himalayana
Il Karakorum, la grande catena montuosa dell’Asia, a nord-ovest della catena himalayana

Insomma, l’uomo non si nota dallo spazio…

“Purtroppo un altro segnale di delicatezza è la diffusione di segnali negativi che vengono proprio dal comportamento umano. Penso, ad esempio, agli incendi che sono molto diffusi e visibili; cosa che significa che sono molto estesi. Sono visibili di giorno con la cortina di fumo, ed ovviamente la notte per i bagliori. Altra immagine che tradisce la presenza umana è quella delle immense aree costantemente coperte dallo smog. Si tratta delle zone industrializzate della Cina, del Centro Africa, dell’Indonesia. Insomma, di tutti quei posti dove si fa pesante uso di combustibili fossili”.

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Questo suo evidenziare gli aspetti di delicatezza, denota affetto per il pianeta, forse proprio perché l’ha visto da così lontano. Ce lo descrive?

“I colori sono l’aspetto che colpisce più di ogni altra cosa e diventano una caratteristica peculiare di ogni area del pianeta. Dopo qualche sorvolo riesci a capire dove sei semplicemente guardando i colori. Il rosso campo da tennis dell’Australia, il verde scuro quasi nero dell’Amazzonia, il bianco delle grandi catene montuose”.

È come camminare su un carta geografica
La Sicilia... capovolta
La Sicilia… capovolta

E poi ci sarà il profilo delle terre emerse, dei continenti. È un po’ come camminare su un’immensa carta geografica…

“Guardando da lassù, la fisionomia dei continenti ti appare evidente e familiare, anche se per una questione di inclinazione e di prospettiva, oltre che di proiezione delle carte, non sempre le proporzioni sono uguali. L’Italia, ad esempio, a volte appariva più allungata, deformata rispetto alla classica immagine di una cartina. E anche qui i colori giocano un ruolo importantissimo. Col contributo delle immagini dei satelliti, le carte più aggiornate hanno colori molto reali; immagini, ad esempio, analoghe a quelle delle previsioni del tempo. Si, l’impressione di sorvolare un’immensa carta geografica c’è”.

Lo Space Shuttle, casa sospesa nel nulla
Un'altra immagine di Guidoni, questa volta in orbita
Un’altra immagine di Guidoni, questa volta in orbita

Insomma, il panorama c’è senz’altro. Ma ci dia un’idea del posto, del balcone dal quale osservate la Terra. Che possibilità di osservazione offre lo Space Shuttle?

“Tanto per intenderci lo spazio abitabile a bordo è l’equivalente di una stanza. I finestrini più importanti sono due e situati su quello che sulla Terra sarebbe il soffitto. Sono quelli più importanti per osservare la Terra perché la maggior parte del tempo lo Shuttle orbita in volo rovescio, per quanto abbia senso parlare di volo rovescio nello spazio. Ci sono poi le vetrate frontali e un oblò posto in basso. Io ho avuto modo anche di vivere nella Stazione Spaziale Internazionale (SSI – Base scientifica orbitante a quattrocento chilometri dalla superficie terrestre, n.d.r.).

Lì la cosa più bella è l’oblò vicino ad ogni posto delle cuccette dell’equipaggio. Poi c’è un po’ più di spazio e quando verrà assemblato il modulo con la cupola, la vista sarà ancora più straordinaria. Diciamo che come alberghi sono un po’ spartani, ma in quanto a panorama, non hanno pari”.

A ciascuno la “sua” parte di Terra
Il disegno vorticoso di un ciclone tropicale
Il disegno vorticoso di un ciclone tropicale

Ovviamente, non è che andate nello spazio per guardare la Terra. Ogni missione impone all’equipaggio numerosi esperimenti e compiti. Ma stando lassù, che cosa viene da guardare del pianeta che avete lasciato?

“Ogni equipaggio ha delle sue zone d’elezione, alcune legate ad esigenze specifiche; ad esempio è in corso un’eruzione o un ciclone o semplicemente per la nazionalità di origine degli astronauti. Nel mio equipaggio io guardavo l’Italia e il Mediterraneo, il russo guardava la sua terra, l’americano guadava il Colorado, qualcun altro il Canada. C’è la curiosità e la possibilità di guardare con un colpo d’occhio – e nel giro di pochi minuti – zone lontanissime del pianeta. Poi, dopo ogni orbita la vista è leggermente diversa. L’orbita dello Shuttle è sempre la stessa, ma la Terra nel frattempo gira e quindi si possono vedere aree diverse o le stesse aree dell’orbita precedente, ma da un punto di vista sostanzialmente diverso”.

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Spazio, le stelle sopra di noi
Il bagliore del tramonto sulla Terra
Il bagliore del tramonto sulla Terra

Le orbite avvengono in direzione ovest-est, andando incontro al moto apparente del sole a alla notte. Una sorta di macchina del tempo che viaggia tra il giorno e la notte…

Noi vediamo l’ombra della notte che avanza sulla superficie e il bagliore del sole che illumina il nuovo giorno. Al tramonto, il buio conquista lentamente la Terra e, come dicevo, si vedono le luci delle aree abitate che si illuminano. Quando c’è la Luna, poi, si vede la sua luce riflessa sulla superficie terrestre, che permette anche di intravedere le nubi e quello che c’ è sotto”.

Stiamo parlando della Terra, ma voi vi trovate nello spazio e la vedete “galleggiare” nello spazio. Cosa si vede del cielo, delle stelle?

“L’interno dell’abitacolo dello Space Shuttle, come anche la SSI, è molto luminoso; succede un po’ come nell’aeroplano, con le stelle che si vedono offuscate dalla luce intorno. Bisogna, quindi, attrezzarsi facendo un po’ di buio, magari coprendosi con un panno come gli operatori delle prime macchine fotografiche. E allora si ha uno spettacolo assolutamente unico. Le stelle sono particolarmente luminose, molto più di quanto ci appaiono sulla Terra, perché non sono velate dall’atmosfera. Allo stesso modo, però, proprio perché manca l’alone dell’atmosfera, le stelle non brillano. Sono dei puntini luminosi fissi. Poi, quello che colpisce è lo spazio nero tra una stella e l’altra. Un’immagine che dà l’ idea della profondità dello spazio, ma anche del suo immenso vuoto”.

Futuri matrimoni in orbita? Perché no!
Il decollo dello Space Shuttle
Il decollo dello Space Shuttle

Lei sta descrivendo un panorama che ogni turista vorrebbe immortalare con la propria macchina fotografica. “Mondointasca” si è già occupato di turismo spaziale. Ma al di là dei viaggi per nababbi sulla SSI a venti milioni di dollari e i prossimi voli a cento chilometri d’altezza, anch’essi a prezzi certo non popolari, quando si potrà vedere la Terra come l’ha vista lei a prezzi accessibili? Mia figlia, che ha quattro anni, potrà farlo il viaggio di nozze in orbita, o perlomeno festeggiare lì la prima comunione di suo figlio?

“Io credo che per i giovani che crescono oggi sia una prospettiva concreta. Difficile azzardare previsioni temporali, parliamo almeno di un paio di decenni; bisognerà costruire un veicolo apposito, ma la tecnologia è alla nostra portata in tempi relativamente brevi”.

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Stiamo parlando di viaggio intorno al mondo una volta in orbita, ma in un certo senso gli astronauti viaggiano anche prima di partire. Ambiente ed equipaggio internazionale, trasferirsi all’estero per l’addestramento. Insomma, a chi piace fare le valigie, il mestiere dell’ astronauta è particolarmente indicato…

Ti deve piacere viaggiare e trovarti sempre in situazioni diverse. Il viaggio incomincia molto prima di andare nello spazio. Prima di tutto ti devi spostare e andare o negli Strati Uniti o in Russia. Anche dal punto di vista culturale, devi incominciare ad avere a che fare con persone di vari paesi. È un’esperienza umana che ti permette di entrare in contatto con culture e mondi molto diversi da quelli tuoi di origine”.

Astronauti “lunari”. Che fanno oggi?
Manhattan e New York
Manhattan e New York

Sempre a proposito di viaggio, quello più lungo mai fatto dall’uomo è quello sulla Luna e quest’anno ricorre il quarantesimo anniversario del primo sbarco. Lei ha avuto modo di incontrare qualcuno dei dodici astronauti che hanno toccato il nostro satellite. Che cosa raccontano?

Io ne ho conosciuti quattro. Quello col quale ho scambiato più parole è stato proprio Armstrong (il primo uomo a mettere piede sulla Luna, n.d.r.) che è venuto alla NASA per farci una lezione. Con noi parlava soprattutto di aspetti tecnici. Ma io credo che per loro sarà stata un’emozione davvero grande: andare così lontano, vedere la Terra così piccola…”.

Il suo mestiere è estremo, nel senso che la mette in contatto con aspetti estremi del nostro essere uomini. Sia l’aspetto tecnologico che quello psicologico sembrano essere vissuti a mille, in maniera quasi esagerata: tecnologie estreme ed esperienze estreme. La macchina ha il sopravvento sull’emozione o è il contrario?

“In realtà è una specie di sintesi tra i due estremi e la personalità dell’astronauta conta molto. Ad esempio, i dodici che sono andati sulla Luna hanno avuto destini molto diversi. Armstrong fa una vita molto ritirata; Aldrin, il suo compagno di viaggio, fa il contrario: è sempre in giro e in TV. E in mezzo c’è di tutto: chi si è dato alla new-age e chi fa il capitano d’impresa. Il mestiere di astronauta è una sintesi di questi aspetti e ognuno cerca di farlo a modo suo, magari dando prevalenza più ad uno che all’ altro”.

Emozioni spaziali
L'alone ceruleo dell'atmosfera sulla Terra
L’alone ceruleo dell’atmosfera sulla Terra

Di un viaggio ognuno si porta dentro qualcosa. Lei cosa si porta come ricordo della sua esperienza?

“C’è un’immagine che io porto sempre nelle mie conferenze. Mostra la Terra e in controluce il sottile velo dell’atmosfera, quello che in fondo consente la vita sul nostro pianeta. È un’immagine di grande delicatezza e vulnerabilità. Poi, dello spazio, ricordo la grande sensazione di libertà che offre l’assenza di peso. Il potersi muovere in tre dimensioni senza alcuna difficoltà. Ecco, nello spazio è difficile stare fermi e questo ti da un grande senso di libertà e di vitalità, cose che se vogliamo sono la quinta essenza del viaggiatore”. (15/4/09)

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