Ucraina – Per i rossoneri (del Milan, non quelli della Lucchese o del Foggia) Ucraina vuol dire Shevchenko; per chi ha a cuore la salute vuol dire Chernobyl e infine per chi vede molto la televisione e ama notare acconciature bizzarre, l’Ucraina altro non è che la vistosa non meno che paglierina crocchia esibita al mondo dalla Primo Ministro Yulia Tymoshenko (o Prima Ministra?). Quel che è certo è che questa carica va e viene, stante una sorta di Lotta Continua – se abbiamo ben capito – non solo tra la sullodata e il filorusso Yanukovitch, ma pure col presidente del suo partito Viktor Yushenko, da cui la situazione politica in Ucraina è proprio un bel casino. Shevchenko, Chernobyl e Tymoshenko a parte, l’Ucraina è il doppio del Belpaese con un po’ (dieci milioni) di abitanti in meno e appunto (vedi sopra) è in bilico tra voglie d’Europa e proseguimento di una sorta di dipendenza dalla Grande (e forse anche Santa) Madre Russia.
Altri dati: sul Mar Nero ci sono Odessa (quella della Corazzata Potemkin) e la Crimea (Sebastopoli, Simferopoli e soprattutto Yalta) abitata però da tanti Russi (troppi secondo gli Ucraini).
Tanto carbone nella regione con capitale Donetsk, talché la locale squadra di Calcio (Shakhtar) è molto forte grazie a buoni footballeurs brasiliani (pregasi non chiedere come potranno mai tirar sera, a Donetsk, degli “abbronzati” giovinotti sudamericani se non con la Playstation e …censura). Post scriptum: Chi ama gli scioglilingua si diverta tentando di pronunciare il nome di una abbastanza importante città ucraina (tra la sullodata Donetsk e la capitale Kiev) chiamata Dnipropetrovs’k (se c’è riuscito nella prima mezz’ora, complimenti).
Turismo dall’Italia in Ucraina: in attesa che qualche Milan Club organizzi charter per andare in pellegrinaggio alla Casa Natale di Shevchenko (con escursione facoltativa alla crocchia di Yulia Tymoshenko) di turismo dal Belpaese ce n’è poco (anche perché il Pollo alla Kiev, inventato per Napoleone, non è che sia un gran che).
Uganda – Tanto per rinfrescare la memoria e aiutare la localizzazione geografica, subito un nome: Idi Amin Dada. E a ‘sto punto la descrizione dell’Uganda potrebbe risultare più facile perché non pochi ricorderanno la feroce non meno che allucinante dittatura che il citato gentiluomo esercitò dal 1971 al 1979 su questo sfigato Paese.
Dopodiché aggiungasi che: trattasi di un ex british colonia del trio Kenya Uganda Tanganika che antan si studiava a scuola; è grande poco meno del Belpaese e sfoggia meno di trenta milioni di abitanti di così tante etnie che la metà basterebbe (eccone un primo plotoncino): Baganda, Banyankore, Bakiga, Basoka, Turkana, Langi, Bagiso, Acholi. Seguono altre genti (anch’esse più o meno parlanti lo Swahili).
Più che la capitale Kampala, l’Uganda è anche noto perché all’aeroporto di Entebbe, tra Mossad e Parà, gli Israeliani fecero un Blitz passato alla storia (anche cinematografica). Turisticamente l’Uganda non è male (se non ci fossero eccessivi casini politici): “ci sono” i laghi Victoria, Edoardo, Alberto e Kyoga, il Nilo Bianco e l’alto (5109 slm) Ruwenzori (scalato, se chi scrive ricorda ancora quanto studiato, “sotto i Savoia”, alle elementari, dal Duca degli Abruzzi).
Ungheria – Nella Mitteleuropa, contornata da (in senso orario) Austria (a ovest), Slovacchia, Ucraina, Romania, Serbia, Croazia, Slovenia, grande meno di un terzo dell’Italia con poco più di dieci milioni di abitanti, compresi i suonatori di Violino Tzigano; non compresi i cavalli del Lago Balaton, gente che nulla ha a che vedere con gli Slavi e i Tognini (leggi austriaci di lingua Kartoffeln) che la circondano (trattasi infatti di una strana migrazione medioevale verificatasi dall’Asia da balde tribù che parlavano e tuttora parlano una lingua impossibile, del ceppo cosiddetto Ugro Finnico, del tutto differente dagli idiomi circostanti, tant’è che per dire Italia gli Ungheresi dicono Olaszorszag o giù di lì, figurarsi il resto).
Oltre al loro “dio” che sarebbe Santo Stefano (là dicono Istvan, e così si chiamava Nyers, grande ala dell’Inter negli anni Cinquanta) venerato sia a Buda che a Pest (quanto sono differenti colà le due sponde del Danubio) per Ungheria (e ridacci con la lingua, per loro è la Magyarorszag) gli Italiani (e non solo) intendono i Ragazzi della Via Pal, Puskas e la mitica Honved simbolo del football dei tempi staliniani (poi dissoltasi nel ’56 quando gli Ungheresi capirono tutto dei Tovarich moscoviti), il Gulasch (che non è un secondo alquanto asciutto ma trattasi invece di una minestra con carne e paprika) e i cani di razza Puli (ottimi pastori nella Pustza, grigio lunghissimo pelo quindi sempre inzaccherato), la Czarda e il Tokaji (che in base a recenti “decisioni europee” resta solo Copyright ungherese, talché i Furlàn d’ora in avanti devono chiamarlo Friulano).
Turismo: andare in Ungheria? Certamente, vale davvero la pena anche perché con quei Terùn della Mitteleuropa ci si diverte davvero (e giù lacrime coi Violini Tzigani). Una prova? La celeberrima non meno che sbarazzina Imperatrice Sissi (sposa di S.M.I. Francesco Giuseppe I e molto somigliante alla Romy Schneider, vedi melenso non meno che “rumantìc” film) un bel dì mollò la noiosa, parruccona e codina Corte Asburgica e fece un salto a Budapest a vedere cosa succedeva. Orbene, tra ciucche di biondo vinello e Valzer con gli aitanti rampolli della orgogliosa nobiltà campagnola, mica ci sarebbe più tornata a Vienna (se non che il Cecco Beppe cominciò a sentire odore di bruciato e …). (30/4/09)
(Puntata n. 28 – segue)