Stoccolma 1650, durante l’inverno più gelido che la storia ricordi un uomo sta morendo nel cuore della notte. Ha cinquantaquattro anni. L’evento era grave, ma l’uomo che giaceva nel letto era attivo in modo preoccupante. Al capezzale siede l’ambasciatore di Francia, da corte arriva il medico personale della regina Cristina. L’ora però è ormai giunta, e gli occhi di Cartesio si chiudono per sempre.
“Alla febbre era subentrata la polmonite; il paziente aveva il respiro irregolare, gli occhi erratici. Chanut avrebbe voluto mandare a chiamare il medico di corte, ma Cartesio si era infuriato all’idea. Alla fine Cristina, la ventitreenne regina di Svezia, dal suo palazzo fiabesco al capo opposto dell’isola che formava il centro di Stoccolma, mandò il proprio medico ad assisterlo. Era stata Cristina, insieme a Chanut, che aveva convinto il celebre pensatore a venire al Nord. Il dottore, un olandese di nome Wullen, si avvicinò al letto con riluttanza. Ci fu un alterco feroce in cui il filosofo chiarì con asprezza che riteneva il medico uno stupido. Il culmine si raggiunse quando Wulien propose un salasso, al che il paziente reagì con veemenza esplosiva: «Signori, non sprecate sangue francese!» e ordinò che l’uomo fosse condotto fuori. Wullen se ne andò, disinteressandosi della faccenda e borbottando un verso consolatorio di Orazio piuttosto fatuo: «Chi salva uno contro la sua volontà, fa lo stesso di chi lo uccide.»”
Per il corpo di Cartesio non c’è pace: dopo una frettolosa sepoltura in un piccolo cimitero cattolico a nord della città, i resti saranno riesumati nel 1666 per essere traslati in patria, a Parigi. Qui, nella chiesa di Sainte-Geneviève-du-Mont, le spoglie trovano una seconda tumulazione, tra grandi festeggiamenti.
Nel 1819, però, presenti i luminari dell’Accademia delle scienze, la salma viene riesumata per una terza cerimonia. Ma all’apertura della bara qualcosa non va. Manca un «pezzo», precisamente il cranio, separato dal resto delle membra per una beffarda ironia delle vanità mondane, visto che a Cartesio la tradizione ascriverà il dualismo mente-corpo.
Nasce così l’enigma delle sue ossa, qui ricostruito e svelato da Russell Shorto, che prende spunto da questa vicenda per delineare un intenso affresco storico, ricco di colpi di scena, popolato di grandi personaggi e delle loro idee destinate a segnare il nostro presente. E resta ancora l’ultima curiosità o domanda: a Stoccolma Cartesio morì di polmonite o fu avvelenato? La Francia, dopo tre secoli, riapre l’istruttoria.