Volo con una compagnia Low Cost da Bergamo, decollo alle 6.20 eppertanto, stando a Milano, non posso che sollevare le natiche alle 3 o giù di lì e dopo sommaria toilette procedere in auto per lasciarla infine vicino all’aeroporto, in un posteggio con navetta (costo onesto, mica i furti degli aeroporti milanesi, e servizio efficiente). Eccomi pertanto, contestualmente al godimento della gita, a meditare ed esternare pensieri su questi benedetti voli Low Cost così tanto di moda.
Levatacce notturne. Ne vale la pena?
Nelle cene tra “sciurette” milanesi – ovviamente ricchissime – il discorso su quanto speso per andare con ‘sti voli a Parigi o Londra ha infatti sostituito gli intriganti dibattiti sul costo della colf filippina e delle arance all’Esselunga, beninteso scontate, sennò come lo compri il Suv? Ma se si parla del rapporto tra “Ricchi-Low Cost” non c’è migliore argomento dell’alzataccia testé patita per chiedermi meditando: ma tu, fossi ricco, per risparmiare 2 lire (o Euro) ti alzeresti nel cuore della notte come ti obbligavano a fare al Car (Centro addestramento reclute) oppure “per qualche dollaro o euro in più” non ti sceglieresti orari di andata e ritorno più umani?
Anche perché, a parte la sveglia a orari da Forze Armate (e sempre a proposito del “ma perché i Ricchi volano Low Cost?) in viaggio e a terra ricevi ovviamente qualcosina in meno, vedi la rottura di balle del bagaglio, la riduzione all’osso del servizio, l’assenza di assistenza e di riprotezioni (e se mai ti lamentassi ti sarebbe automaticamente non meno che giustamente rinfacciato: prima fai il barbone e vuoi spendere poco, dopodiché cosa pretendi, le aragoste?). E se si parla di soldi, laddove è previsto un solo volo al dì della durata di massimo 2 ore o poco più, il vantaggio (guadagni un giorno pieno di viaggio) dell’antelucana partenza all’andata è eliminato da un inutile pernottamento al ritorno (datosi che a riportarti a casa è quello stesso aereo che all’andata era decollato al levar del sole).
Tariffe (e servizi) all’osso
Ricchi e Poveri, Low Cost e Voli di linea, dunque. Ma in quale percentuale chi ha i “danée” vola Low Cost? Mah, proviamo a dire un 30% di abbienti e un 70% di pover crist. E se così fosse, parta subito un “Evviva” alle Low Cost, perché se è verissimo che il citato 30% di sciuri avrebbe comunque volato anche sui più costosi (ma ormai non tanto, ormai stracciano anche loro le tariffe) Voli di linea, è ancor più vero che senza le tariffe all’osso una gran bella fetta della cosiddetta gente, col cavolo che oggidì potrebbe dire di aver visto e conosciuto Parigi piuttosto che Berlino, Londra, Madrid. E ditemi se è poco.
Ma veniamo agli avvenimenti, a quanto accaduto e visto: prima, durante e infine al termine del volo. Si comincia con lo schieramento degli aerei della compagnia che mi trasporta, pronti sull’”apron” bergamasco a far volare la gente; mamma mia quanti sono, roba che nemmeno l’Alitalia ante Cai sciorinava alla Malpensa. Dopodiché da vecchio trasvolatore, abituato a consegnare la mia bella carta di imbarco, né bisunta né con pieghe, inorridisco nel veder la fine della carta di imbarco di questi inquietanti tempi moderni, laddove mi riferisco al foglio del booking elettronico eruttato dalla stampante del mio computer e strappato con virulenta malagrazia dalla addetta all’imbarco.