Niccolò, tredici anni, con i suoi “attacchi di nientite” e “fancazzismo”, e le emozioni sequestrate da uno schermo, e una madre molesta che “strippa” e “sclera”, e un padre fantasma senza parole e senza sguardo.
“Mi chiamo Caterina, ho cinquantatré anni e un figlio scompigliato dall’adolescenza, Niccolò.” Caterina, madre matura, che convive col silenzio, con un figlio improvvisamente alieno, strafottente, ostile, di cui non sa più nulla; e intanto, strattonata tra il lavoro e la famiglia, fa i conti con i suoi bilanci e con il tempo che corre troppo in fretta, tagliandole la strada. Genitori che litigano e poi “s’impallano” come un pc, professori che guardano ipnotizzati le finestre, il rito obbligato dello sballo, e Giulia che la dà per soldi, e il codice dei bulli e delle bulle per essere vincenti, e l’amore segreto di Camilla, piccola emo che si graffia le braccia e pensa al suicidio perché la vita “non serve, senza le istruzioni”.
“Il fatto è che questi qui c’hanno i neuroni che gli viaggiano tipo nella direzione opposta a quella in cui gli dovevano viaggiare. Praticamente gli vanno contromano.”
Tra indagine e romanzo, con un’intensa capacità narrativa e introspettiva, un nuovo viaggio di Marida Lombardo Pijola nel mondo dei ragazzi, per documentare una deriva che si allarga inarrestabilmente, e raccontare ciò che trasforma le famiglie in “non-luoghi nei quali si convive senza condividere”. Attraverso la narrazione incrociata di una madre e di un figlio, l’autrice rivela i percorsi che separano i ragazzi dai loro genitori, nei momenti segreti di vendette e sorprese insperate, alla ricerca di ciò che gli uni degli altri non sanno o non vogliono sapere, cercando uno sbocco che li porti a ritrovarsi.
“L’ho segregato per punizione dentro la sua stanza, e lui ha segregato fuori me. Immoto, ultraterreno, a smanettare sulla tastiera del PC, rapito da un’ipnosi compulsiva. Lo sguardo spento, le orecchie occluse da un Ipod, la bocca non veicola alcun suono. Traslocato altrove. A mani vuote. Persino il suo corpo è ancora qui.”